Sin dal suo debutto al Festival del Cinema di Venezia non si è parlato d’altro: M – Il figlio del secolo, vero mostro della Mostra, ha rubato completamente la scena facendo impallidire persino il Leone d’Oro. La produzione targata Fremantle e The Apartment, in onda su Sky e NOW dal 10 gennaio e tratta dall’opera Premio Strega di Antonio Scurati, rappresenta un unicum per la serialità italiana e (probabilmente) un caso per l’intera scena mondiale. Lo show di Joe Wright, artista che sugli adattamenti ha costruito una carriera, si abbatte sul piccolo schermo con l’ambizione di un kolossal, costituendosi come un meraviglioso riflesso distorto de L’ora più buia.
A separare i suoi Churchill e Mussolini c’è un abisso: permangono la ricercatezza storiografica e il curioso spasmo aneddotico del regista, ma per la prima volta lo spettatore può avvicinarsi alla mente più oscura del ‘900 italiano dall’unico punto di vista possibile – il suo. M non ha eguali perché nasce fantasioso e sublime: lo è dal punto di vista tecnico, lo è dal punto di vista artistico, ma lo diventa soprattutto dal punto di vista comunicativo. Il Duce di Marinelli si muove senza difficoltà in un microcosmo alieno e al contempo inquietantemente verosimile, tracciando una rotta decisa per guidare chi osserva fra i meandri più oscuri della contemporaneità.
Una rara occasione, tanto utile quanto necessaria, per scrutare l’orrore direttamente alla sua origine. L’opportunista e la bestia bramosa di potere, il politico e l’animale: i due volti del LVI che fu, posti al centro di un paese sfinito dalla guerra e dalla paura.
Genere: Thriller, Drammatico
Durata: 8 episodi/60 minuti ca.
Uscita: 10 Gennaio 2025 (Sky, NOW)
Cast: Luca Marinelli, Cesare Rossi, Margherita Sarfatti
Il culto della personalità
Avvicinarsi a un Mussolini lontano dalla propria icona sarebbe un’impresa per chiunque – ancor più quando è l’uomo a dover emergere. Con M, Wright sapeva che la vicinanza tra interprete e personaggio avrebbe fatto la differenza. Ancor prima della deformazione fisica, è infatti il magnetismo a rivelarsi fondamentale per avvinghiarsi allo spettatore senza tormentarlo. Come in una versione alternativa di House of Cards, il dialogo tra Benito e lo spettatore si fa talmente diretto da abbattere la quarta parete.
Irriconoscibile in tutto e per tutto, il Mussolini di Marinelli instaura un rapporto anomalo con la contemporaneità: pur consapevole di non appartenervi, ne parla come se ne fosse parte integrante, convinto che sarebbe amato come allora e consapevole che il fascismo (quello vero) è destinato a mutare in eterno senza morire mai. Stefano Bises e Davide Serino sulle pagine, Wright sullo schermo, sbattono il mostro in prima pagina rendendolo una star tutt’altro che macchiettistica: il grottesco, a tratti comico e delirante, diviene soltanto l’ennesimo sprone a un’ineluttabile caduta verso l’oblio.
L’ascesa del Duce si trasforma in una danza decadente e dannata a cui tutti, volenti o nolenti, sono costretti a partecipare. In una raggelante e reiterata dichiarazione d’intenti, M, figlio del suo tempo, esce al di fuori del tempo per raccontare l’ossessione universale e imprevedibile dell’uomo. Una personalità diabolica e stravagante che emerge oltre il suo folle rigore formale.
Fuori Portata
La serie Sky è un trionfo tutto italiano di tecnica e maestranze, un’opera magna di portata cinematografica vista dagli occhi “esterni” di chi non intende risparmiarsi – e per questo destinata a un apprezzamento soprattutto internazionale. Wright, britannico che dal suo Churchill si è spostato verso il fronte opposto, restituisce una percezione del conflitto senza confini: uno sguardo libero, eppure pienamente consapevole nonostante le distanze storiche e geografiche. Eccessivo, sfacciato e a tratti rivoluzionario, il Mussolini di Marinelli manifesta una coscienza reale che riverbera negli slanci del regista. Intorno al protagonista si alternano personaggi complessi, intriganti, che condividono con lo spettatore ogni sequenza in cui il carisma e l’impresa di M dominano la scena.
Piccoli barlumi per la fragile coscienza di Benito Amilcare Andrea, testimoni di un sentire che si fa sempre più frammentato man mano che la narrazione prosegue. All’aumentare del potere, diminuiscono il dialogo e il contatto con la realtà. Il Figlio del Secolo è un’opera che non idealizza e non idolatra, ma che attraverso l’arte parla degli uomini e della loro fallibilità di fronte al desiderio: la disumanizzazione per eccellenza. Una doppia anima che dal cinema (in senso ampio) libera il personaggio costruito dal regime e restituisce molto più di una semplice lezione sulle dittature.
Il Vuoto e il Tempo
A chi crede di aver visto di tutto, M – Il figlio del Secolo risponde con fermezza che c’è ancora molto da scoprire. Wright è autore di un’arte che vuole farsi figlia del mondo e che al mondo vuole parlare attraverso le persone, raccontando le sfumature di un uomo diviso tra due anime: la politica e l’orrore. Mussolini è terribilmente vicino, reale, familiare persino: non è soltanto la bestia che sente il tempo che viene, è soprattutto un’anima complessa che ha riempito il vuoto con l’adorazione. Non una figura del passato da osservare con distacco, ma il riflesso di prospettive eternamente attuali.
Il regista e Marinelli costruiscono insieme questo ritratto, affascinante e al contempo macabro, invitando lo spettatore a riflettere sullo stato dell’umanità. Oltre l’uomo emerge l’agente del caos che ha scommesso tutto sulla paura, colui che percepiva la storia in movimento e desiderava prenderne le redini a qualsiasi costo. Quella di Wright è un’opera sulla deriva umana, universale a pieno titolo e per questo contemporanea. Una parabola nera sulla natura del potere davvero per tutti – quanto mai necessaria per un paese che fatica (ancora) a fare i conti con la propria storia.
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Conclusioni
La miniserie diretta da Joe Wright e con Luca Marinelli nei panni di Benito Mussolini è una perla rara che abbraccia la complessità e supera i confini dello schermo. Un vero unicum per la serialità italiana, destinato a lasciare il segno in tutto il mondo con il suo messaggio incredibilmente attuale.