Di tutti i luoghi in cui abbiamo visto i vampiri condurre le loro esistenze, difficilmente avremmo immaginato di seguire queste creature in una Bologna misteriosa, fatta di segreti e di dedali sotterranei. Eppure, Viaggio Notturno di Vanna Vinci ci ha condotti per mano in questi insospettabili meandri, con mano sicura come ci si può aspettare da un’autrice che ha profonda conoscenza del mito dei vampiri.
Nelle sue precedenti storie di vampiri, L’altra parte e Una casa a Venezia, Vanna Vinci aveva messo al centro della scena un reticente succhiasangue, un essere romantico e decadente che si discosta dall’immaginario classico del sanguinario Signore della Notte. D’altronde, Dracula ha dominato la scena per decenni, arrivando al cinema come ci ha ricordato Universal Monsters: Dracula, e i suoi epigoni non sono certo mancati, anche in questo caso omaggiati dal fumetto come il recente Shin Nosferatu.
Nella sua visione, Vanna Vinci ha preferito non seguire strade battute, cercando sempre una nuova interpretazione, un punto di vista differente. Anche con se stessa, visto che Viaggio Notturno si discosta nell’essenza dai suoi precedenti personaggi, concentrandoci su una figura più distaccata e cinica, che offre una prospettiva differente rispetto alla tradizione.
Casa nuova, vita nuova

Tutto inizia con una casa, eredità inattesa che la giovane antropologa Jana riceve alla morte dell’artista Vera Mayer, amica di famiglia. Dalla Sardegna a Bologna, un viaggio per prendere possesso di questo lascito, che arriva in un momento particolare della vita di Jana. Forse proprio per questo sin dal primo momento la donna percepisce un qualcosa di strano nell’appartamento, come una presenza.
Attorno a questo appartamento e alla produzione artistica di Vera si aggirano figure atipiche, collezionisti in cerca di pezzi rari e altri strani individui che spingono pian piano Jana in un viaggio alla scoperta di una verità nascosta. Reticente all’inizio, la donna si lascia sempre più coinvolgere da queste oscure conoscenze, legandosi al misterioso Lupo, personaggio che le apre le porte di un mondo fino a quel momento ignoto.
Dal loro primo incontro, avvenuto per circostanze apparentemente fortuite, inizia una frequentazione che attira Jana in una relazione in cui la sete di saperee l’inquietante ritualismo legato al sangue stravolgono la sua esistenza. Un viaggio allucinato alla ricerca di una conoscenza che si rivela pericoloso per Jana, tanto da venirne stravolta sino al momento in cui, seppure sedotta da prospettive di diabolica tentazione, decide di compiere un atto risolutore.
Il vampirismo oltre il vampiro

Con Viaggio Notturno, Vanna Vinci affronta il tema del vampiro liberandosi dalla tradizione, per darne una rivisitazione personale. Dai tempi di Dracula, il mito di queste creature è stato adattato a diverse riscritture e più volte piegato ad esigenze spesso forzose, ma l’intuizione della Vinci di affidarsi alla leggenda dei Neuri consente di affrontare da una prospettiva differente l’eterno incedere del vampio.
Nella prima parte di Viaggio Notturno, i Neuri attirano l’interesse professionale di Jana per un testo che ne presenta la natura immortale, ottenuta tramite rituali legati al sangue. Nella sua ricerca e sotto la guida di Lupo, Jana entra in contatto maggiormente con queste pratiche, che ripresentano una dinamica erotica associata talvolta al vampirismo.
Laddove l’eros sembra alimentare il rapporto con Lupo, non si può fare a meno di notare come la caratterizzazione di questo oscuro personaggio sia duplice. Da un lato, stanco osservatore di un’umanità che oramai ha già offerto tutto alla sua esistenza, tanto da sostenere che:
In effetti, gli oggetti mi interessano più degli esseri umani. Spesso sono più longevi dei loro proprietari. A volte hanno anche la capacità di mantenere, in qualche forma, il ricordo, l’odore e i segreti di gente che non conosco o di cui non mi frega un granché
Traspare dalle parole di Lupo la condanna all’eterno, il vivere tanto a lungo da essere insofferente al quotidiano, distaccato da tutto. Eppure, la presenza di Jana, il suo sangue risvegliano la vitalità dell’uomo. Non solo, ma di una ristretta cerchia di persone che vedono in Jana una fonte di vita, una possibilità di trovare nuova linfa per un’esistenza decadente e infinitamente entropica.
Contrapposta alla visione di altri Neuri che hanno invece scelto di rinunciare alla loro longevità, per ritrovare un’umanità perduta. Invecchiare nuovamente, ammalarsi e, magari, morire, diventano traguardi di una ritrovata essenza umana, una rinuncia fatta per rivendicare una propria scelta: vita breve e intensa, anziché eterna apatia.
Bologna, protagonista silenziosa

Una sensazione palpabile, che viene resa ancora più intensa e concreta dalla bravura con cui Vanna Vinci crea una quotidianità dell’eterno, dando ai Neuri un dualismo tra umanità desiderata e doni dell’umanità perduta. In questo senso, il sangue non è più puro alimento fisico, ma diventa sostentamento trascendete, in quanto alimenta anche la sensualità, creando una dipendenza più viscerale.
Una ricchezza narrativa che consente all’autrice di creare un intreccio che, come un thriller psicologico, si muove in una Bologna misteriosa, ignota. Luoghi familiari guidano verso anfratti e profondità inusuali, perfette per dare ancora più enfasi a una sensazione di opprimente presenza che aleggia su Jana, ritratta dalla Vinci con una particolare sensibilità in questo suo viaggio inquieto.
Giova a questa visione la capacità di Vanna Vinci di dare il giusto valore al tempo narrativo. Niente asincronia, la storia si sviluppa subito con una propria metrica temporale, si ritaglia gli spazi per raccontare gli ambienti e per alimentare il mistero con dialoghi che mostrano elementi quotidiani, sempre all’insegna di una costruzione empatica che attiri il lettore.
L’essenza di Viaggio Notturno

Complice un impianto grafico che vibra con l’emotività dei lettori soprattutto per la sua cromia, fatta di precise scelte che echeggiano situazioni e sensazioni, spezzata dalla presenza del rosso del sangue. I disegni con cui la Vinci ci guida in questo viaggio sono vividi, ritraggono non solo il reale di Bologna ma risultano ancora più ammalianti quanto toccano l’onirico, dando vita a scenari particolarmente suggestivi.
Ridurre Viaggio Notturno a ennesima variazione sul tema dei vampiri sarebbe ingiusto. L’opera di Vanna Vinci indaga in modo più profondo, scava nei personaggi e nella mitologia per ridarci una visione umana emozionante e riflessiva. Non una storia semplice, non adatta a chi cerca letture d’evasione, ma che stuzzica la curiosità di chi cerca una qualcosa di più complesso, mistico, non temendo di esplorare le misteriose profondità di Bologna