Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità
Esiste una frase più emblematica della vista supereroica di casa Marvel? Che si tratti di videogiochi o film, ogni trasposizione dell’Arrampicamuri marveliano cita questo mantra, il cuore della vita di Peter Parker, la forza interiore che da più sessant’anni lo spinge a volteggiare tra i palazzi newyorkesi, senza mai dimenticare quell’insegnamento appresso tra lacrime e sensi di colpa.
Sarà forse per questo che Spider-Man è diventato il simbolo dell’eroe marveliano, quella crasi senza tempo tra uomo e maschera, tra eroe e vittima di una vita spietata. Da adolescente ad adulto, Peter e Spidey sono cresciuti assieme ai lettori, creando una connessione emotiva fatta di sfide quotidiane e di grandi avventure.
Da spalla a protagonista
Negli anni in cui l’America riscopriva i fumetti supereoici dopo la crisi post-Golden Age, Spider-Man riuscì a catturare l’immaginario collettivo grazie all’intuizione di Stan Lee di puntare a un pubblico diverso: i teen ager. Se i Fantastici Quattro, usciti nel 1961, si rivolgevano maggiormente a un pubblico adulto, sia per temi che per caratterizzazione familiare, Spidey mirava a trovare un punto di contatto con i lettori più giovani.
Per farlo, in Marvel ci si concentrò su uno degli aspetti meno esplorati durante la Silver Age: i sidekicks,le spalle degli eroi. In quel periodo, la Casa delle Idee non aveva personaggi che continuassero questa tradizione tipica della Golden Age, privando i lettori più giovani di un alter ego narrativo a cui potersi identificare.
Durante la Golden Age, anche Marvel Comics, allora Timely Comics, utilizzava frequentemente giovani sidekicks per alleggerire le narrazioni e connettersi emotivamente con i lettori. Tra questi, spiccava James Buchanan Barnes, noto come Bucky, spalla di Captain America, che divenne un personaggio centrale nella continuity marveliana.
Tuttavia, dopo la fine di quest’era, la crescente critica sull’impatto negativo sugli adolescenti di queste figure spinse gli editori a cercare altrove un gancio emotivo con i lettori più giovani, escludendo ulteriormente i sidekicks dalle loro storie.
L’eroe per una nuova generazione
Eppure, ignorare la connessione emotiva delle sidekick sarebbe stato un grande errore. Con il rinascimento dei supereroi all’inizio della Silver Age, sotto la guida di Stan Lee la nuovissima Marvel Comics cominciò ad avere successo con i Fantastici Quattro, ma Lee comprendeva l’importanza di creare un personaggio in grado di esprimere le emozioni e i pensieri tipici degli adolescenti americani dell’epoca.
I Fantastici Quattro, sebbene avventurosi e ben sviluppati, presentavano una narrativa più adulta e scientifica. Lee desiderava invece creare una figura con caratteristiche più quotidiane e realistiche, allontanandosi da tematiche cosmiche. Per raggiungere questo scopo, era necessario trovare un alter ego credibile per i lettori e sfidare l’idea prevalente dell’epoca secondo cui i supereroi dovessero essere adulti.
Prima dell’arrivo di Spider-Man, gli adolescenti nei comics erano confinati a ruoli di spalle, ma questa visione cominciava a cambiare, ispirando alcuni autori a rielaborare queste figure. Stan Lee si rese protagonista di questa innovazione, trasformando l’adolescenza da semplice osservatrice delle gesta dei supereroi a elemento centrale dei loro racconti.
Idea che si consolidò nella mente di Lee, tanto che nella fase iniziale di Marvel Comics decise di rischiare, assegnando a questo concetto rivoluzionario il compito di guidare la narrazione nella seconda testata della Casa delle Idee.
Simbolo di una nuova era
Come ha fatto Spider-Man a diventare un’icona non solo della pop culture, ma anche dell’immaginario socio-culturale globale? La figura dell’Arrampicamuri è così diffusa che è riconosciuta anche da chi ha poca familiarità con i supereroi. Tuttavia, ciò che sorprende è il suo successo immediato al momento della sua apparizione nelle edicole americane.
Inizialmente osteggiato in seno alla stessa Marvel, tanto da esordire in una storia breve in una testata prossima alla chiusura, Spider-Man divenne un cult istantaneo, già dal 1965, quando un sondaggio di Esquire lo designò come il personaggio dei fumetti più popolare nei college americani.
Gli studenti non solo conoscevano Spider-Man, ma si identificavano anche in Peter Parker. Nella sua prima incarnazione, Parker rappresentava il prototipo dell’adolescente proletario americano, cresciuto nella periferia di New York e intento ad affrontare come tutti le sfide della vita quotidiana, dalle difficoltà nelle relazioni sociali a problemi economici tipici di una famiglia comune.
Al pari di Bob Dylan, menestrello di un’America sincera e proletaria, Parker rappresentava il punto di vista degli adolescenti con meno prospettive per il futuro, era la voce di coloro che trovavano difficoltà nel trovare il proprio posto nel mondo.
La sua doppia identità diventava per i lettori la sublimazione di una possibilità di riscatto, un’avventurosa speranza di un futuro differente, al contempo rivelandosi anche la scintilla di quello che divenne il mantra non solo del Ragno, ma di gran parte degli eroi marveliani: supereroi con superproblemi.
L’uomo e la maschera
Il contrasto tra l’avventurosa vita di Spider-Man e le difficoltà economiche di Peter Parker rappresentava un dualismo straordinario per l’epoca. Notoriamente, Parker cerca all’inizio di sfruttare i suoi nuovi poteri per migliorare la propria vita, persino chiedendo di unirsi ai Fantastici Quattro. Tuttavia, dopo un brusco confronto con la realtà, comprende che i suoi poteri non sono un modo per dominare la vita, ma una responsabilità da assumere.
Questo realismo, prima raro nei fumetti supereroici, diventa la base del famoso dogma di Spider-Man. Le moralità ed etica di Spider-Man non si fondano sull’idea di essere perfettamente buoni, come evidenziato dai suoi frequenti momenti di crisi esistenziale.
Piuttosto, si radicano nella concretezza e umanità di Peter Parker, il cui “superpotere” non è il senso di ragno, ma la capacità di essere un uomo autentico e quotidiano, seguendo quell’idea di supereroi con superproblemi che divenne un pilastro del Marvel Universe.
Spider-Man, l’amichevole eroe di una nazione
Questo carattere distintivo di Spider-Man lo ha reso il primo eroe a sfidare i rigidi dettami del Comics Code Authority, vigenti dopo la Golden Age. Grazie alla sua posizione di fumetto supereroico più venduto, Spider-Man è stato identificato nel 1970 come un efficace strumento di comunicazione con i giovani americani. In quel periodo, il Dipartimento della Salute e dell’Istruzione dell’amministrazione Nixon avviò una campagna di sensibilizzazione sui pericoli delle droghe, coinvolgendo i fumetti come mezzo di comunicazione ideale.
Stan Lee, come rappresentante della Marvel Comics, fu invitato a inserire un messaggio contro l’uso delle droghe in una delle sue testate più popolari, Spider-Man. Questa scelta era comprensibile, considerando il legame anagrafico tra il protagonista e gli adolescenti a cui era destinato il messaggio di avvertimento.
Fu creato l’arco narrativo Green Goblin Rinato!, pubblicato su The Amazing Spider-Man #96-98 tra maggio e luglio del 1971. In questa storia, Harry Osborn, amico di Peter Parker e figlio di Norman “Green Goblin” Osborn, cede alla tentazione delle droghe per sfuggire alle pressioni del padre.
La narrazione affronta la dipendenza in modo delicato, evidenziando la sua pericolosità, ma la Comics Code Authority rimproverò la storia e impose un veto sulla sua pubblicazione. Stan Lee non accettò la decisione della Comics Code Authority e portò comunque in edicola la storia. Questo rappresentò un momento epocale per il fumetto americano, poiché il grande successo di “Green Goblin Rinato!” divenne un catalizzatore per le spinte revisioniste riguardo al ruolo della Comics Code Authority.
Il peso della responsabilità
Ripensando all’evoluzione di Spider-Man nel Marvel Universe, è evidente che Peter Parker incarna perfettamente il concetto di eroe umano. Secondo le idee di Lee e dei suoi collaboratori, i supereroi sono essenzialmente umani, costretti ad affrontare problemi reali, che diventano ancor più complessi a causa delle enormi responsabilità che devono sostenere.
Peter Parker diventa il simbolo di una concezione profondamente umana del metaumano. A differenza di altri personaggi Marvel, è colui che, insieme a Daredevil, gestisce il carico emotivo più intenso legato alla sua identità segreta. Tuttavia, a differenza del Diavolo Custode, Parker presenta una dimensione intima e magnetica; riesce a mantenere una vena positiva nella sua vita, affrontando momenti di oscurità interiore ma trovando sempre il lato buono e proteggendo la propria anima.
Il senso di colpa di Peter Parker, derivante dall’incapacità di fermare il criminale che ucciderà suo zio Ben, rimane una ferita aperta. Questa costante pressione emotiva è logorante e si intreccia con le sue difficoltà nelle relazioni, la salute fragile di Zia May e il mediocre rendimento universitario, culminando in Spider-Man No More! (Amazing Spider-Man #50).
L’abbandono del costume da parte di Peter Parker, reso celebre da una toccante tavola di Romita, è un gesto comprensibile. È difficile immaginare un supereroe che si spoglia della sua identità, ma questo atto ribelle e liberatorio riafferma il lato umano di Spider-Man, infrangendo l’idealizzazione dell’eroe invulnerabile e mettendo in luce la complessità dell’animo umano.
Ironia vuole che la vera scelta di Parker sia quella di tornare a essere Spidey, riconoscendo la sua responsabilità di aiutare gli altri. Quando riprende il suo ruolo di Arrampicamuri, afferma la sua essenza autentica: Parker è e sarà sempre Spider-Man, non solo per il costume che indossa, ma per lo spirito che rappresenta.
La rivoluzione del Ragno
La natura complessa di Spider-Man è uno dei suoi aspetti più affascinanti, suscitando l’interesse di numerosi esperti di fumetti che si interrogano sulla sua essenza.
La profonda caratterizzazione emotiva di Peter Parker, incentrata sulle sfide reali delle relazioni adolescenziali, ha permesso a Marvel di sviluppare una narrazione più completa e quasi melodrammatica, come osservato dallo storico dei fumetti Peter Sanderson.
Viene detto spesso con leggerezza che la Marvel ebbe successo mescolando le avventure dei supereroi con la soap opera. Quello che Lee e Ditko fecero con The Amazing Spider-Man fu di rendere la serie un continuo racconto della vita del protagonista. La maggior parte dei supereroi affrontavano problemi che non erano mai i complessi problemi affrontati dai lettori nella vita reale, quanto l’affrontare il cattivo del mese. Parker, invece, era impegnato su problemi più immediati: gestire l’elaborazione del lutto per la morte di una persona cara, lottare per sbarcare il lunario e affrontare crisi di coscienza
Questa visione chiara del personaggio mette in luce una problematica significativa: l’opinione pubblica. Mentre i supereroi sono generalmente considerati eroi, Spider-Man deve affrontare una società divisa sul suo ruolo, che lo percepisce alternativamente come una presenza positiva o come una minaccia
La figura di J. Jonah Jameson, direttore del Daily Bugle, è fondamentale nella vita di Spider-Man e Peter Parker. Da un lato, conduce una campagna denigratoria contro l’Arrampicamuri, dall’altro, tratta Parker con burbera aggressività, nonostante il giovane guadagni vendendo foto di Spider-Man.
Crescere sotto la maschera
Il complesso rapporto tra Spider-Man e l’opinione pubblica è rafforzato dalla crescita di Peter Parker come uomo, come osservato da Sanderson. Durante gli anni ’60, un periodo caratterizzato dalla Guerra Fredda, dalla paura del comunismo e dai movimenti studenteschi, Spider-Man evolve dall’adolescenza all’età adulta.
Parker diventa così uno strumento per analizzare queste dinamiche sociali attraverso gli occhi di un adolescente coinvolto nelle tensioni culturali del suo tempo. Questo ruolo è approfondito con precisione da Bradford W. Wright nel suo libro Comic Book Nation: The Transformation of Youth Culture in America.
Dai suoi primi anni al liceo sino all’ingresso all’università, Spider-Man rimane il supereroe più attinente al mondo dei giovani. Di conseguenza, i suoi fumetti contengono anche alcuni dei primi riferimenti alle percezioni politiche del mondo giovanile. Nel 1968, sull’onda del risveglio militante delle dimostrazioni studentesche della Columbia University, Peter Parker si trova coinvolto in una situazione simile in quanto studente della Empire State University. Parker deve trovare il modo di conciliare la sua comprensione per gli studenti con il suo ruolo di combattente del crimine come Spider-Man. Si trova in bilico tra la militanza di sinistra e il conservatorismo più feroce
Queste definizioni contribuiscono a definire Spider-Man come l’incarnazione umana del supereroe per eccellenza nella Silver Age del fumetto. Spidey emerge nei primi anni della rinascita degli eroi, in un periodo in cui si tenta di presentare una visione più umana del supereroe, interpretando una realtà dura ma comunque intrisa di ottimismo legato all’adolescenza, diventando il volto identificativo di questo cambiamento.
La fine della Silver Age è associata al momento più oscuro nella vita di Peter Parker, quando la sua identità supereroica e quella civile collidono, costringendolo a rivivere il doloroso ciclo della sua storia d’origine: il lutto.
La perdita dell’innocenza
La notte in cui morì Gwen Stacy è, a cinquant’anni dalla sua pubblicazione, uno dei momenti più intensi nella vita di Spider-Man e nell’intero Marvel Universe. Nell’estate del 1973, Gerry Conway, Gil Kane e John Romita crearono una tragedia a fumetti in cui, durante uno scontro con Green Goblin, Spidey cerca di salvare Gwen da una caduta mortale dal ponte di Brooklyn. Nonostante riesca a catturarla con una ragnatela prima che tocchi le acque dell’Hudson, il brusco arresto provoca la rottura del collo della giovane, culminando in una terribile tragedia.
Questo evento rappresenta un momento epocale nel mondo del fumetto: l’eroe non riesce a salvare l’amata. Sebbene spesso ci si concentri su questa tragedia, si trascura come nelle pagine successive emerga uno dei momenti più umani nella storia di Peter Parker. Qui, il giovane deve affrontare il dolore per la perdita della donna che ama, affrontando la situazione con una disperazione autentica e realistica.
La perdita di Gwen Stacy è così devastante che Peter Parker non riesce nemmeno a riconoscere la vicinanza di un’altra donna, Mary Jane Watson, lasciando trasparire un’acidità disperata che si abbatte sulla povera Mary Jane. L’importanza di questa vicenda drammatica è tale da essere riletta in Spider-Man: Blu, dove un Parker più maturo riflette sul suo rapporto con Gwen e celebra il loro eterno amore.
Questo momento della vita di Spider-Man è definito come la perdita dell’innocenza, il punto in cui il supereroe simbolo della Silver Age affronta la sua dolorosa umanità, segnando la fine di quest’epoca. Mentre la morte di zio Ben rappresentava un elemento fondante delle origini di Parker come supereroe, la morte di Gwen segna un momento cruciale in cui Spider-Man deve accettare la sua innegabile umanità.
Spider-Man siamo noi
Chiediamo nuovamente, allora, perché Spider-Man sia divenuto così popolare. Generazioni di lettori si sono riviste in Parker, sia come uomo che come maschera, o, forse, soprattutto per quella maschera, che lo rende anonimo. Contrariamente ad altri eroi del periodo che appaiono a volto scoperto, il viso misterioso di Spidey ci consente di immaginare chi lì sotto ci sia chiunque.
Magari, perché no?, siamo noi Spider-Man mentre lotta con Venom o ferma un camion fuori controllo nel mezzo della Quinta Strada. Il potere del Tessiragnatele non è il senso di ragno, ma la sua incredibile normalità fatta di pranzi domenicali da zia May, grandi cadute e la forza di rialzarsi sempre.
Ed ecco dunque la chiave del successo di un ragazzino che è divenuto uomo, in un delicato equilibrio tra ‘grandi responsabilità’ e vita personale, rinunce e speranze, plasmate da grandi autori (e altri un po’ meno).
Ma sempre e comunque con quella delicata sensibilità che ci ha fatto credere che un ragno possa essere uno di noi.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!