Dalla città che non dorme mai alla città che non muore mai. Sembra essere questa la nuova natura di New York secondo Brian K. Vaughan, che trasforma la Grande Mela in un non luogo senza tempo con il suo Spectators. Senza tempo, eppure ben legato al nostro presente, che nelle mani di Vaughan assume la sostanza di un momento cristallizzato, visto da prospettive differenti grazie alla cara vecchia sci-fi, tramite cui denudare (letteralmente!) le ipocrisie del presente in un più sicuro futuro.

Forse perché Vaughan sembra avere deciso di non lasciarsi condizionare da eventuali censure, dato che ha proposto Spectators in un primo formato totalmente proprietario. Attraverso la newsletter Exploding Giraffe, condivisa con il disegnatore Niko Henrichon, Vaughan ha rilasciato due pagine alla settimana di Spectators ai sottoscrittori, scelta che non ha solamente consentito di scendere in dettagli sessualmente espliciti, ma anche di trovare una chiave espressiva estremamente personale.

Bella, ma ci vivrei in eterno

Spectators
Spectators – © BAO Publishing

Val ha nuovamente un caso umano, capace di darle nuovamente buca al secondo appuntamento, in un cinema. Dopo un’iniziale rabbia, la donna decide di dimenticare il fattaccio con del porno, da vivere nel buio del fondo della sala, ma questo suo atto di ribelle libidine viene interrotto dalla folle azione di un assassino, che trucida tutti i presenti in sala in nome di una delirante competizione online.

Passa a miglior vita, Val scopre che New York è popolata da una folta schiera di anime che, come spettatori, restano in un limbo tra la vita e la morte, intenti a spirare la vita degli umani. Un destino che condivide anche lei, che sviluppa un particolare vizio: guardare coppie in atteggiamenti intimi. Abitudine che viene interrotta dall’arrivo di Sam, spirito di un uomo di fine ‘800, con cui Val condivide una missione: trovare un menage a trois prima dell’imminente fine del mondo.

Il sesso come specchio della società

Spectators - © BAO Publishing
Spectators – © BAO Publishing

Non si può nascondere che Spectators abbia un approccio decisamente adulto, ma non lasciamoci trarre in inganno dalla presenza di nudità e di riferimenti espliciti. Vuaghan non è il primo autore a mettere in gioco il rapporto della mentalità americana con il sesso, come potrebbe testimoniare Chaykin, ma lo rende in realtà una parte integrante della narrazione, una forza trainante.

Val e Sam sono due anime di diversi periodi storici, che identificano una diversa morale, specie relazionata alla sfera sessuale. La ricerca di una testimonianza di ribellione alla morale sociale assume i toni di un viaggio che mostra questa New York future nelle sue ipocrisie, figlia di una società che in 100 anni ha saputo estremizzare e rendere ancora più folle le fragilità già marcate oggi.

Una costruzione che viene, nome omen, vissuta come spettatori. Val e Sam esplorano la vita di persone comuni, tramite il loro modo di reagire alla sempre più sicura fine del mondo, raccontata tramite schermi televisivi che lo documentano in tempo reale e devastanti armi che si avvicinano sempre più al loro impiego. La scoperta delle vite degli altri, contrapposta alla dimensione più intima dei due protagonisti, consente di percepire una densità narrativa marcata, che rende ancora più vitale e, volendo, più aderente all’intento di Vaughan la predominanza di folli, concitate scene di sesso.

Non come aspetto pruriginoso, bensì come idealizzazione di una contraddizione della società americana, perfettamente incarnata dal ricordo di Val in cui il padre le concede di vedere le scene più violente di Terminator, ma le copre gli occhi al momento dell’unica scena di sesso, nemmeno troppo spinta ed espressione di un amore.

“Mio padre aveva zero problemi a lasciarmi vedere decine di persone innocenti che venivano macellate. Ma una sola scena di buon gusto di due adulti consenzienti che facevano l’amore – un atto che, spoiler alert, è il catalizzatore di tutta la storia – ere, non so, proibita? Non pensi ci sia qualcosa di perverso, in questo?”

La violenza alla fine del mondo

Spectators - © BAO Publishing
Spectators – © BAO Publishing

Una domanda che trova risposta nella #leaderborad, culto che tormenta Val. Caduta vittima di uno questi folli giocatori in cerca del più altro kill rate, la donna vede come in cento anni questa mania omicida sia divenuta una sorta di culto, un elemento sociale nascosto ma serpeggiante, che arriva a minare la stessa esistenza della razza umana.

Da un lato la vitalità della carnalità, dall’altro la follia della violenza al suo apice. Vaughan costruisce su questi due estremi la sua storia, con ironia e dialoghi dissacranti, rendendoci testimoni di una fine del mondo che, nel finale subisce, un’inversione cromatica. Dopo aver visto i fantasmi come unico accenno di colore, di vita, in un mondo grigio, solo alla fine, a un attimo dalla fine, il mondo torna a essere pieno di colore, testimone di un ultimo sussulto di passione prima del grande buio.

Nessun limite

Spectators - © BAO Publishing
Spectators – © BAO Publishing

La scelta di presentare inizialmente Spectators tramite la loro newsletter ha consentito a Vaughan e Henrichon di godere di una totale libertà, narrativa e visiva. Un modo nuovo di intendere il racconto che ha permesso al disegnatore di creare delle tavole in cui il dover tenere il lettore con la curiosità per il successivo ‘capitolo’ ha portato alla nascita di una sequenza di cliffhanger ragionati, oltre alla possibilità di creare splashpage in quantità.

Henrinchon delizia con un’impressionante ricchezza di dettagli, dando vita a una Grande Mela futura dal sapore cyberpunk, con qualche richiamo all’iconografica della sci-fi stile Metàl Hurlant, ma con forti richiami al design contemporaneo. Eccellente il suo tratto nel dare vitalità alle espressioni, nel ritrarre la libertà con cui corpi si cercando, passando dalla pura lussuria a momenti di sincera passione.

Fine del mondo in mondovisione

Spectators - © BAO Publishing
Spectators – © BAO Publishing

Spectators non è una lettura facilmente comprensibile, rischia, nel panorama attuale, di passare inosservato per la sua apertura totale verso temi tutt’altro che facilmente gestibili. Ironicamente, sono proprio i momenti in cui esplode questa visione ribelle, questo atto di critica all’anti-conformismo di moda che la trama di Vaughan trova la sua essenza.

Val e Sam sono i perfetti punti di vista per questo atto di critica, le due voci di una libertà repressa che giudica il mondo per com’è, chiedendosi se scelga di essere condannato per le sua contraddizioni e non possa cercare, al contrario, di fermare alcune pericolose derive prima della grande orgia finale.

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Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva