Un uomo avvolto da un ampio impermeabile si affaccia da una terrazza, con fare malinconico. Sotto il sguardo si agita una città tentacolare, fatta di cemento, metallo e vetro, in cui vivono milioni di persone, distribuite nei diversi livelli di questo labirinto verticale. È questa la megalopoli in cui vive Nathan Never, l’Agente Speciale Alfa che in casa Bonelli è l’araldo della sci-fi a fumetti.
Prima dell’arrivo di Nathan Never, l’editore milanese aveva sperimentato con la fantascienza in modo delicato, introducendo alcuni elementi all’interno di serie come Zagor o Martin Mystére. Mancava, tuttavia, un titolo che fosse specchio della sci-fi contemporanea, ispirata non solo dalla letteratura ma anche dalle nuove suggestioni dei comics e del cinema.
Una mancanza colmata nel 1991 dall’esordio dell’Agente Speciale Alfa.
Il futuro è oggi

Ripensando a quei primi anni 90, l’arrivo di Nathan Never nel catalogo bonelliano è da considerarsi una grande scommessa. La Banda dei Sardi (Antonio Serra, Michele Medda e Bepi Vigna) presenta a Bonelli un personaggio lontano dalla tradizione della casa editrice, che in precedenza si era già concessa una certa apertura prima con la fanta-archeologia di Martin Mystère e in seguito con l’orrore romantico di Dylan Dog.
Helligen e Altrove erano solo un lieve tocco nelle possibilità della sci-fi, ma in un mondo in cui stavano emergendo nuovi modi di intendere la fantascienza serviva una maggior definizione. Blade Runner e Alien avevano imposto un nuovo dogma cinematografico, Star Trek: The Next Generation stava insegnando come la fantascienza fosse nuovamente funzionale allegoria del nostro quotidiano.
La rivoluzione della fantascienza di fine anni ’70 ha ispirato nuove interpretazioni nel panorama letterario e cinematografico. La rappresentazione di mondi futuri serve da metafora per l’epoca contemporanea, seguendo l’esempio di autori come Dick e il movimento cyberpunk degli anni ’80, con figure emblematiche come William Gibson.
Ma sarebbe ingiusto non vedere nelle passioni dei tre padri di Nathan Never l’essenza del suo mondo.
La nuova fantascienza bonelliana

L’arrivo della Banda dei Sardi in Bonelli diventa un momento di rottura. Contrariamente a gran parte degli autori all’epoca attivi presso l’editore milanese, il terzetto sardo ha matura la propria passione per la sci-fi con nuovi stimoli, come la lettura dei manga e la fantascienza della New Hollywood. Più Star Trek e Star Wars che L’invasione degli Ultracorpi, se vogliamo, ma anche una grande passione per il fumetto supereroico americano, che troverà spesso modo di venire integrato in alcune storie (come in L’ora della Vendetta).
Questa freschezza dei tre autori fa sì che Nathan Never diventi un vero e proprio laboratorio narrativo. Se da un lato sono ovvie le influenze del cyberpunk e di un cinema autoriale, dall’altro è la prima serie della casa editrice a fare del world building e della continuity due punti fermi. I precedenti personaggi bonelliani avevano una blanda continuità, mentre in Nathan Never si crea una maggior attinenza ad eventi e conseguenze degli stessi.
Politici in ascesa, rivolte sociali e casi le cui conseguenze tornano a tormentare l’Agente Speciale sono all’ordine del giorno. Non solo, si crea anche un primo accenno a un universo bonelliano sin dai primi numeri (Zona Proibita), menzionando nomi amati della casa editrice. Potrebbe sembrare un semplice omaggio, ma sentire nominare Jerry Drake oggi che abbiamo assistito alla consacrazione del multiverso bonelliano, non può che rendere questo dettaglio ancora più intrigante.
Un nuovo mondo

Forse perché, nuovamente, Nathan Never acquisisce una consuetudine bonelliana, il citazionismo, e lo rende raffinato strumento narrativo. Se in Dylan Dog il citazionismo, specie cinematografico, era un divertissement, con Nathan Never assistiamo a un uso più concreto e funzionale, finalizzato alla creazione di un background comune tra autori e lettori. Entriamo nel mondo futuro di Nathan Never riconoscendone epidermicamente l’essenza, lo capiamo perché parla la nostra lingua.
Dalle Tre Leggi della Robotica di Asimov ai Fantastici Quattro, passando per Alien. Le citazioni alla sci-fi popolare sono uno dei pilastri narrativi di Nathan Never, senza che diventino mai becero citazionismo. Diventa, anzi, parte integrante della creazione di questo mondo futuro, vengono assimilati e riadattati alle esigenze narrative, dando vita a capitoli della lunga saga di Nathan Never particolarmente appassionati, come Io, Robot o Agente Speciale Alfa.
Non si può negare come, al netto di questo uso ragionati delle citazioni, negli albi dell’Agente Speciale Alfa ci si conceda anche lo spazio per evidenti omaggi. Già al termine del primo albo, Agente Speciale Alfa, gli autori citano uno dei personaggi meno noti del mondo marveliano, Machine Man e fondano addirittura una religione sul monolite di 2001: Odissea nello Spazio pochi numeri dopo. Senza contare come in L’orrore sopra di noi riescono ad omaggiare, con grande attenzione alla continuity della saga, in un colpo solo Godzilla e Star Trek: The Next Generation.
Il potere del passato

Questo legame con la pop culture consente anche di valorizzare un aspetto unico del personaggio: la nostalgia. Segnato da un passato tragico, Nathan Never spesso, soprattutto nei primi numeri, vive la nostalgia e il rimorso per il passato come un rifugio. In più occasioni i suoi colleghi ironizzano sul fatto che Never sia nato nel secolo sbagliato, ma la sua passione per i libri cartacei nell’età del digitale o la ricerca di vecchi film e oggetti è un tratto fondamentale.
Non è collezionismo, ma una sorta di preservazione del passato. Never lega a questi oggetti un’emozione, basa l’amicizia con un robot su questa sua passione per i tempi andati. Quasi una contraddizione in termini, se pensiamo a questo mondo hi-tech, ma questa apparente contraddizione diventa parte integrante della personalità di Nathan, in primis, ma anche del suo mondo.
Più di un mondo, un universo

Ricordiamo sempre che il mondo di Nathan Never è stato il primo scenario bonelliano ad assumere una forma dal taglio moderno. L’Agente Speciale Alfa è stato l’eroe bonelliano che ha introdotto elementi moderni della narrativa fumettistica, come spin-off universi espansi. In alcuni momenti, Nathan Never, come protagonista o come mentore, figurava in edicola con ben più di un albo mensile, grazie al suo Universo Alfa.
Che si trattasse della serie dedicata a Legs, o che fosse una delle numerose serie parallele (Dipartimento 51, Sezione Eurasia, Generazione Futuro, Asteroide Argo), l’Universo Alfa è stato uno degli ambiti narrativi più articolati del panorama fumettistico nostrano.
Un’evoluzione costante che ha consentito a Nathan Never di non rimanere ancorato alla sua dimensione iniziale, ma di mutare nel tempo. Tramite una serie grandi eventi, come la Saga di Atlantide o la Saga Alfa, il mondo in cui si muove il Musone è cambiato, dando vita a una dinamico ambiente socio-politico che ha influito non poco sulla caratterizzazione dinamico dello stesso protagonista.
L’importanza di Nathan Never

Si può discutere su quanto questa evoluzione sia stata vincente, su quanto un autore può aver dato una connotazione stridente nel corso di questo processo, ma è innegabile come all’interno di questo meccanismo narrativo si sia sperimentato e dato a questa serie da edicola un respiro più ampio. Una rilettura continua, che ha spinto l’Agente Alfa anche verso eccellenti collaborazioni, come con ASI ed ESA, tributandogli un ruolo divulgativo di grande rilevanza.
Dopo trent’anni di vita editoriale, di grandi imprese e di vicende personali straordinarie, Nathan Never è divenuto uno dei pilastri di Sergio Bonelli Editore. Senza il suo vissuto, tanto fumettistico quanto editoriale, probabilmente non avremmo avuto un fumetto sci-fi destinato al grande pubblico, che educasse ed avvicinasse i lettori al genere. Da questa esperienza sono arrivati in seguito dalla Fabbrica dei Sogni milanesi progetti arditi come Gregory Hunter o Orfani, oltre ad aver dato ad autori bonelliani banchi di prova per maturare concetti narrativi poi impiegati in altre serie.
E se ancora oggi ci chiediamo cosa ha in serbo il futuro per l’Agente Alfa, ci basterà ricordare il motto con cui Nathan ci venne presentato al suo esordio:
Nathan Never lo sa