“Oh, my love, my darling, I’ve hungered for your touch…”

La voce struggente dei Righteous Brothers, con Unchained Melody, si intreccia con l’immagine di Jerry Drake, conosciuto universalmente come Mister No. Una ballata nata nel 1955, scritta da Alex North e Hy Zaret per il film Unchained, ambientato in un carcere, e rapidamente divenuta simbolo di libertà e amore eterno. Nel corso degli anni, la canzone ha attraversato generazioni, reinterpretata e amata come la perfetta colonna sonora per amori struggenti e ribellioni interiori. Mister No e Unchained Melody raccontano entrambi storie di libertà, solitudine e ribellione, simboli di un’epoca capaci di attraversare decenni senza perdere il loro fascino nostalgico e ribelle.

Fumetti e canzoni sotto la luna, che dopo tanti anni ritorno a far parlare di sé, come colonne sonore per tanti fan che da sempre aspettano un proseguo, un ritorno, un sequel; un racconto che sappia scavare nei ricordi degli anni ’50 o in un fumoso bar alla periferia di New York.

Mister No e Unchained Melody sono – quasi – la stessa creatura: un film in un drive-in, proiettato un po’ a colori e un po’ in bianco e nero.

Jerry Drake, l’antieroe per eccellenza

Mister No nella giungla
Una scena da Mister No – ©Sergio Bonelli Editore

Jerry Drake, creatura nata dalla penna di Guido Nolitta nel 1975, è un ex pilota americano che fugge dalla rigidità dell’America postbellica per rifugiarsi in Amazzonia. Il soprannome Mister No, pronunciato per la prima volta dal colonnello giapponese Saiko durante un brutale interrogatorio, diventa presto emblema della sua ostilità verso qualsiasi imposizione e autorità. Mister No anticipa personaggi come Dylan Dog e Nathan Never, offrendo un volto reale, segnato da debolezze e passioni autentiche.

C’è una malinconia particolare in chi ha scelto di vivere ai margini. Un sussurro costante, come quello della Unchained Melody dei Righteous Brothers, che accompagna chi non riesce a dimenticare il passato ma nemmeno a restare ancorato al presente. E se c’è un personaggio del fumetto italiano che incarna perfettamente questo spirito, questo struggimento romantico e avventuroso insieme, è proprio lui: Mister No.

Jerry Drake è la voce fuori dal coro dell’universo Bonelli. È l’uomo che ha detto “no” alla guerra, “no” all’autorità, “no” alla società del dopoguerra e si è rifugiato dove la giungla è ancora libera e le anime, se vogliono, possono ritrovare se stesse.

Eppure, Mister No non fugge davvero. Come nella canzone simbolo degli amanti perduti, resta in attesa di qualcosa che non può avere. Un sogno, forse. O una redenzione che non arriverà mai. E in quella sua vita fatta di voli, rum e malinconie tropicali, ogni tanto si affaccia un’eco. Una voce lontana che canta:

Time goes by so slowly, and time can do so much…

Mister Nolitta e la nascita del mito

Copertina-di-Mister-No
Nella giungla dei ricordi – ©Sergio Bonelli Editore

È Sergio Bonelli stesso a confessare che in Mister No ha riversato molto di sé. Guido Nolitta non è altro che lo pseudonimo con cui Bonelli firmava le sue sceneggiature, e Mister No è forse il personaggio più vicino alla sua personalità e ai suoi ideali.

Dichiarazione

“Scrivendo Zagor, ho attinto alla fantasia alimentata dai libri e dai film. Con Mister No, invece, ho dato spazio alla mia esperienza di viaggiatore, al jazz, ai miti degli anni Cinquanta, alle atmosfere reali delle mie esplorazioni.” – Sergio Bonelli

Bonelli visitò per la prima volta Manaus nel 1968, quando la città era un luogo sonnolento, isolato e affascinante. Proprio come Mister No, rimase intrappolato dalla sua atmosfera pigra e seducente, passando giorni tra un bar e l’altro, frequentando luoghi simili all’Hotel Amazonas, scenario tipico del fumetto.

Dichiarazione

“Non riuscii a procurarmi una canoa, ma quell’esperienza fu essenziale per la nascita del personaggio. Manaus, con la sua lenta decadenza e l’inquieta attesa della foresta, diventò così il cuore pulsante delle avventure di Jerry Drake.” – Sergio Bonelli

Appunti di Viaggio

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Rumble in the Jungle – ©Sergio Bonelli Editore

Bonelli non si definiva certo un esploratore coraggioso. Tuttavia, dai lunghi e monotoni spostamenti in canoa trasse ispirazione per le avventure estreme di Mister No.

Dichiarazione

“I miei diari amazzonici non sono noiosi: incidenti, emozioni, imprevisti. Alcuni sono raccontati nel libretto “Ciao Amazzonia”” – Sergio Bonelli

Bonelli alternava esperienze reali con viaggi immaginari, creando un perfetto equilibrio tra verità e fantasia, appunti di un viaggio alla deriva, che proprio come la colonna sonora di “Ghost” attraversava il mondo per essere raccontata e descritta e cantata in diverse lingue, in diversi viaggi, in una nostalgica alternanza di significati.

Come il suo personaggio, Bonelli viaggiò molto oltre l’Amazzonia, attraversando anche l’Africa, un continente che divenne teatro di due anni di avventure di Mister No. Fu particolarmente affascinato dal Sahara, dove ambientò storie intense tra gli “uomini blu” Tuareg.

Dichiarazione

“Il deserto è improvvisazione pura, permette di perdersi, diversamente dalla giungla che ha sentieri obbligati.” – Sergio Bonelli

Capitan Vega o Antologia degli anni ’50

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Nel Verde – ©Sergio Bonelli Editore

La scintilla per Mister No fu un incontro casuale a Palenque, in Messico, con un pilota sudamericano di nome Capitan Vega, che trasportava merci su un piccolo aereo. Era un uomo affascinante che diede subito a Bonelli l’idea di un personaggio che si guadagna da vivere con un Piper. Così nacque Mister No, trasferito però nella misteriosa Amazzonia degli anni Cinquanta.

La giungla degli anni Cinquanta era uno degli ultimi luoghi inesplorati, ricco di avventure possibili: tribù sconosciute, guerre tribali, tesori nascosti. Gli anni Cinquanta erano il momento perfetto, simile al West alla fine della Conquista, con conflitti tra civiltà e natura. Una scelta che permise anche di introdurre nelle storie elementi culturali come il jazz, il cinema, e soprattutto personaggi femminili ben caratterizzati.

Proprio per questa resa esotica e nostalgica, Mister No resta irripetibile. Proprio per la sua capacità di coniugare l’avventura con una malinconia sottile, mai patetica, sempre vera. Come un vecchio giradischi che suona in sottofondo mentre fuori piove.

E come Unchained Melody, anche le sue storie parlano di attese e distanze. Della difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo. Eppure, in quella sua inadeguatezza, Mister No è forse l’eroe più umano di tutti. Non combatte per gloria o vendetta. Combatte per vivere, per proteggere chi non ha voce. Combatte per amore, a volte. Anche se poi lo perde, sempre… proprio come dieci anni più tardi toccherà al Dylan di Sclavi. Il più umano e nostalgico degli autori di fumetti.

Giorni di un futuro passato

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Fuggire dai Ricordi – ©Sergio Bonelli Editore

Bonelli, diversamente dal padre Gian Luigi, creatore di Tex, vedeva nelle donne non un passaggio ma una risorsa narrativa fondamentale. In Mister No, infatti, compaiono figure femminili ricche di complessità, donne indipendenti che accompagnano Jerry Drake nel viaggio senza catene che ha deciso di compiere, nella melodia delle sue emozioni.

Dichiarazione

“Ho voluto rappresentare aspetti del femminile poco esplorati nel fumetto seriale.” – Sergio Bonelli

“Wait for me, wait for me…”

Nel finale della sua lunga avventura, Mister No decide di andarsene da Manaus, una città che non è più quella di un tempo. Si trasferisce a Rurrenabaque, in Bolivia. Ancora una volta fugge, ma non per paura. Lo fa per non vedere crollare i suoi ricordi.

E mentre decolla per un altro viaggio, con l’amico Esse-Esse al suo fianco, chissà se nella radio del Piper, tra un fruscio e l’altro, non risuoni proprio quella voce:

“Oh, my love, my darling…”

Perché anche un ex soldato stanco, anche un ribelle in camicia blu, ha bisogno della sua melodia. Quella che ti accompagna per tutta la vita.

Anche se non la canti più.

Così, Mister No e Unchained Melody si scoprono speculari: entrambi narrano la fuga dalle prigioni personali e dalle aspettative sociali. Jerry Drake e la struggente melodia continuano a vivere nella memoria, evocando un’eterna fuga dalle imposizioni, verso luoghi e sentimenti sempre da riscoprire, in un viaggio senza fine tra realtà e sogno. Appunti di un viaggio infinito.

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