Se nella vostra libreria avete uno spazio dedicato all’opera di Manu Larcenet – e se non lo avete, che state aspettando? – probabilmente vi siete più volte chiesti quante anime possa avere l’autore francese. Nello stesso spazio convivono Blast, La Strada e Terapia di gruppo, visioni del mondo apparentemente lontane tra loro , ma questa varietà grafica non deve confonderci: Larcenet non perde mai la sua lucidità.
Non potrebbe essere diversamente per chi ha sempre visto nel disegno la propria voce, quello strumento che trasforma le emozioni dell’anima in un manifesto dell’umanità. Una dedizione continua che ha consentito a Larcenet di imporsi come uno dei maestri del fumetto contemporaneo. Ma ogni viaggio, è fatto di tappe, e anche la carriera di Lacernet è stata caratterizzata da sperimentazioni continue, sorprendendo i lettori che hanno comunque sempre ritrovato nelle sue opere la sua inconfondibile cifra emotiva.
Artista e uomo in evoluzione continua

Un autore come Larcenet andrebbe vissuto dagli esordi, per assistere al plasmarsi della sua grammatica narrativa. Sfortunatamente i suoi primi lavori sono inediti in Italia, una perdita che si spera venga colmata da un editore – come Coconico che sta valorizzando Larcenet sul mercato nostrano – per potere ritrovare le radici della narrativa di Larcenet.
La solidità delle trame e la poliedricità degli approcci visivi dell’autore francese sono frutto evidente di una crescita costante, fatta di sperimentazione e di voglia di non rimanere vincolato a un canovaccio monolitico. La costante della produzione di Larcenet non è nei toni o nella visione grafica, quanto nel suo legame viscerale con la quotidianità.
Una sensazione che appare evidente già in Faremo Senza (On fera avec, 2000). Non inganni la presenza di un personaggio stilizzato, la complessità dietro le vicende di questo curioso essere è trasmessa dal flusso di coscienza racchiuso dalle didascalie, un eco dei pensieri del Larcenet del periodo.
Da questo suo primo gioco con l’autocoscienza, Larcent sviluppa una poetica in cui trasmigra parte del proprio vissuto, delle proprie ansie e disillusioni rispetto alla contemporaneità, affrontandole in chiavi di lettura differenti. Differenti, ma fedeli al suo credo, al suo interesse autentico e passionale per quell’umanità sconfitta e affranta che risulta così vitale e affascinante.
Le due facce dell’autore

Sotto questa luce, Lo Scontro Quotidiano rimane probabilmente la sua opera più riuscita. Ancor più del visionario Blast, per quanto le due storie andrebbero considerate come le due facce della medesima moneta, catturata da infinito spin in cui la visione di Larcenet sembra imprigionata.
Da un lato, Lo scontro quotidiano sembra il passo definitivo per attestare la raffinata maturazione di Larcent, non solo come cartoonist ma come impietoso analista della società. Non a caso è tramite l’esperienza di Marco, fotografo di guerra, che viene mostrata la Francia contemporanea, lontana dalla grandeur e ritratta nelle sue contraddizioni, nelle sue ombre. Un racconto disilluso e cinico, a tratti, in cui emerge quel male di vivere che allontana dal mondo, il momento di rottura che separa definitivamente dal mondo.
In Lo scontro quotidiano assistiamo alla fragilità dell’individuo schiacciato da quell’imprevedibilità che accompagna la voce di Larcenet. La stessa che in Blast spinge lo scrittore Polza Mancini ad abbandonare la sicurezza di una vita già consolidata per esplorare sé stesso, in una ricerca di identità che assume i torni di un viaggio anarchico, reso quasi onirico da un sontuoso utilizzo dei torni del grigio.
La profondità con cui Larcenet affronta quella che pare a tutti gli effetti un’arte-terapia è travolgente, onnicomprensiva. Al suo interno confluiscono sensazioni personali e ritratto del mondo, intenso non solo come evento sociale ma come elemento di pressione emotiva, capace di modellare l’interiorità dell’individuo.
Terapia per autore o lettore?

Una voglia di condivisione che esplode in Terapia di Gruppo. Il passaggio dalla tradizionale carta alla sperimentazione in digitale coincide con una manifestazione ancora più vivida e intima dei dubbi e difficoltà dell’autore. La mezza età diventa un ulteriore tassello della sua poetica, cambia prospettiva e lo rende più spregiudicato nell’uso dell’ironia, con scene di delirante genialità e satira del quotidiano.
Se Lo scontro quotidiano e Blast sono rappresentazioni di due momenti consolidati nella sensibilità dell’autore, Terapia di Gruppo risulta ancora più sincero per la sua completa rottura di argini, quasi una manifestazione di libertà totale in cui dare libero sfogo alla sua genialità. Psichedelia pura, in taluni passaggi, che assume i toni di un allegorico addio alla necessità di moderarsi, mostrandosi forse per la prima volta nella sua totalità.
E forse per questo, Terapia di Gruppo resta la sua opera più articolate e profilata, espressamente rivolta ai suoi lettori. Quel ‘gruppo’ a cui rivolgersi sapendo di parlare a chi capisce le tue ironie, le tue espressioni specifiche, un riacquisire la propria voce, il proprio linguaggio.
La produzione di Larcenet è indice di una costante evoluzione, tematica e stilistica. Un percorso emozionale che si unisce autore e lettore, dove il primo sperimenta e muta affinché chi si addentra nel suo mondo rimanga sempre affascinato e stimolato da nuove suggestioni. La varietà di temi trattati da Larcenet, capace di passare dalla comicità alla trasposizione de La Strada, ha comunque preservato lo spirito autentico di un autore mai banale, ma sempre e comunque fedele a se stesso.
Larcenet, le mille facce di un’anima

La sua firma è evidente nella caratterizzazione dei personaggi, non solo nel loro linguaggio ma nel modo in cui si muovono nei suoi mondi, nel suo particolare punto di vista. Una soggettività mai dimenticata, che si trova sempre al termine di un percorso narrativo che scava dalla coralità sino all’individuo, trovando l’identità di ogni storia.
Le opere di Larcenet si distinguono per la loro originalità, ognuna caratterizzata da un’identità specifica, scaturita dall’incredibile occhio indagatore dell’autore francese, che analizza il mondo, compreso quello artistico e autoriale, aprendolo anche ai lettori. Non solo autore ma anche compagno di viaggio, garbato e mai invasivo, che non cede alla facile tentazione del puro racconto autobiografico, ma preferisce un linguaggio più lieve, con cui condividere la propria percezione dell’arte e del suo ruolo di cantore della realtà.
Una realtà che muta costantemente, offrendo a Larcenet non solo nuove sfide narrative ma offrendo anche possibilità differenti, mettendolo al confronto con nuove metodologie che lo spingessero a dare ulteriore forma alla sua vena di narratore.
“Da quando avevo 12 anni, ogni giorno ho disegnato con gli stessi strumenti: penna, pennello, pennarello e pennino… Ero stufo. Ho scoperto la tecnologia digitale e una nuova maniera di pensare al disegno, alla tavola e persino al gesto stesso del disegnare. È una rinascita per me. A volte, c’era un elemento nella vignetta che mi piaceva, ma era sommerso. Ora, se dovesse capitare un incidente che per me è superiore a quello che potrei fare in maniera cosciente, posso tenerlo e costruirci intorno. È dall’errore che nel disegno si crea uno stile, un’atmosfera. Quando mi sono accorto che avevo pieno controllo dei pennelli, li ho gettati […]. È necessario aver voglia di ritornare sulla pagina e ultimamente non ne avevo più voglia, non avevo più sorprese”
E in questa sua dichiarazione, probabilmente, si racchiude l’essenza della sua arte: non staticità, ma ricerca dell’inatteso e delle sue sfide. Quell’imprevisto della vita che tocca Larcenet, ma che nella sua visione diventa il ritratto delle nostre esistenze, che si tramite una risata o tramite il racconto intimo della propria avventura di essere umano.