Le regole dello Shangai, ultimo libro di Erri De Luca, è un romanzo sull’incontro di due visioni del mondo e della vita, quello di una giovane ragazza gitana in fuga da un matrimonio combinato e quella di un orologiaio campeggiatore che interpreta l’esistenza secondo le regole dello Shangai. Un incontro che si costruisce sull’intesa complementare dei due protagonisti, e che si schiude e fiorisce attraverso sguardi, parole e frasi dense di rimandi e significati, dialoghi serrati che sono un affaccio sul vissuto interiore di entrambi.
Ecco di seguito alcune delle frasi più belle del libro di Erri De Luca, le più evocative, iniziando con una frase tratta dalla premessa che lo scrittore ha inserito all’inizio del romanzo in cui spiega la scelta di non dare alcun nome ai suoi personaggi:
“I loro nomi non contano per me. I nomi non aggiungono niente alle persone. Anzi tolgono: se chiamo Federico il personaggio, ecco che chi legge lo associa involontariamente a una persona che ha lo stesso nome. Questo abbinamento non aggiunge, toglie.”
“Ci sono cose che si possono dire solo in una lettera. Hanno bisogno di lontananza.”
“Uno vede la vita come un fiume, uno come un deserto, un altro come una partita a scacchi con la morte. Io la vedo sotto forma di un gioco di Shanghai fatto da solo.”
“C’è un’antica lotta tra la polvere e gli orologi, a chi misura meglio il tempo. Vince la polvere, che è più antica.”
“La polvere inceppa gli orologi perché vuole essere lei a misurare il tempo.”
“Succede nella vita delle persone un breve periodo staccato dallo scorrere, in cui un avvenimento si conficca come un chiodo nel legno. Quel punto orienta poi lo spazio intorno. È un centro che mentre accade non avvisa che sarà immutabile.”
“Chissà perché tra tante, proprio l’ultima stella del Carro dell’Orsa Minore deve rappresentare il nord? È strano, ma quando la scorgi, quella è l’ombelico del nostro cielo boreale.”
“Che fai tutto il tempo? Pensi alla morte?” “I giovani ci pensano. I vecchi ci hanno già pensato.”
“Passo il tempo giocando. So diversi giochi. Hai sentito dire che i vecchi somigliano ai bambini?”
“La voce mi serve a scoraggiare gli uomini.”
“Sono già scoraggiati, la generazione maschile più scoraggiata della storia umana.”
“Non hai paura di darmi le spalle?” […]
“Non importa chi sei. Se sei la morte accomodati, morte mezza morta di freddo.”
“Potevi scappare da altre parti, perché l’Italia?”
“Non si scappa da qualunque parte, c’è poca scelta. Si vede che non sai come si scappa. Noi siamo abituati. I nostri accampamenti si svuotano in un’ora e non li trovi più. Ci sappiamo nascondere, saltare le frontiere. Ci ferma solo il mare.”
“Le parole che stiamo dicendo si possono scrivere, rimanere raccolte. Un proverbio dice che le parole volano e quelle scritte restano.”
“Non c’è questa cosa da noi. Le parole restano dopo che si dicono.”