La ciclica distruzione del mondo come rinascita perenne, un eterno cerchio che si muove infintamente. Questa è l’essenza de La Ruota del Tempo, la saga fantasy con cui Robert Jordan ha presentato al mondo un fantasy diverso dal canone tolkeniano. Non solo avventura, ma anche un complesso arazzo di intrighi politici e giochi di potere. Ironicamente, proprio La Ruota del Tempo e il Signore degli Anelli sono diventati i due pilastri della serialità fantasy su Prime Video, nuovamente a confronto.
La poesia e la sottile critica di Tolkien sono tratti che il fantasy ha immediatamente assimilato, al punto di renderli centrali nella rivoluzione del genere avviata negli anni ’80. L’opera tolkeniana si basava su un attento lavoro di world building, su cui era stato sviluppato un folklore facilmente assimilabile dai lettori. Gli stessi che sarebbero divenuti, a loro volta, la nuova generazione di scrittori. Diverse opere successive, infatti, hanno reinterpretato e rielaborato i principi di world building e tematiche tipiche di Tolkien, creando universi originali che, pur riconoscendo le radici tolkeniane, offrono nuove prospettive e storie.
Da Conan a La Ruota del Tempo

Inizialmente, Robert Jordan collaborò con Tor Books scrivendo racconti su Conan il barbaro, inclusa la trasposizione di Conan il Distruttore. Dopo un discreto successo, propose una propria idea per una serie fantasy moderna, che attirò l’attenzione dell’editore Tom Doherty. Tuttavia, Doherty notò un difetto nei lavori di Jordan: i tempi di lavorazione eccessivamente lunghi. Pertanto, accettando l’idea, impose come condizione un limite di sei volumi per evitare ritardi.
Nelle idee iniziali di Robert Jordan, il suo ciclo fantasy rifletteva tematiche a lui care, con un forte impegno nella creazione di un world building ispirato a elementi folkloristici del nord Europa e del Medio Oriente, assorbendone anche tratti culturali e filosofici. Tra le influenze significative, vi erano le tradizioni orientali, in particolare il buddismo e l’induismo, da cui trasse il concetto di tempo ciclico e reincarnazione, centrali ne La Ruota del Tempo.
Seguendo questi principi, la prima idea di Robert Jordan prevedeva un protagonista maturo che, in tarda età, scopriva di essere l’eletto destinato a salvare il mondo. Ma questo approccio, per quanto innovativo, venne accantonato poiché notò che i successi fantasy precedenti avevano come protagonisti adolescenti o giovani uomini, scelta che simboleggiava il passaggio all’età adulta e creava empatia con i lettori teenager, all’epoca il target principale del genere.
Ispirandosi alla scuola tolkeniana, Robert Jordan scelse un giovane di un piccolo villaggio in una terra lontana come protagonista per il suo viaggio dell’eroe. Questa chiave di lettura facilitò notevolmente la scrittura de L’Occhio del Mondo (The Eye of the World), il primo romanzo del suo ciclo fantasy, pubblicato nelle librerie americane nel gennaio del 1990.
Come nasce una saga cult

Dopo aver letto il manoscritto di Robert Jordan, Tom Doherty fu così colpito dal mondo creato dall’autore che decise di investire nella promozione del libro, considerandolo il nuovo Il Signore degli Anelli. Tor Books inviò copie omaggio a centinaia di librerie per generare interesse, e questa strategia si rivelò vincente, con L’Occhio del Mondo che andò a ruba. Il successo aumentò ulteriormente con l’uscita del secondo libro, La Grande Caccia (The Great Hunt), otto mesi dopo il primo, consacrando La Ruota del Tempo come una delle grandi saghe fantasy letterarie.
Robert Jordan si impose un ritmo di scrittura intenso, programmando di pubblicare un capitolo all’anno fino a La Corona di Spade, dopo di che adottò un ritmo più agevole di un volume ogni due anni. Il piano di Tom Doherty di concludere la saga con sei capitoli fu abbandonato, poiché la visione di Jordan si espanse, portando La Ruota del Tempo a ontare quattordici volumi.
Questa dilatazione dell’iniziale idea di sei volumi, ha consentito a Jordan di ordire un’intensa trama in cui tutti gli elementi si amalgamo al meglio. Magie e intrighi di palazzo sono affiancati da piani politici e scontri tra culture, il tutto raccontato prendendosi il giusto spazio per costruire un mondo che assorbe il lettore con la sua ricchezza.
La costruzione di un mondo nuovo

Con La Ruota del Tempo, Robert Jordan ha realizzato una delle più titaniche imprese di di world building nella letteratura fantasy. La sua intenzione non era solo di narrare una grande avventura, ma anche di situarla in un contesto sociale variegato e realistico, in cui le pulsioni umane trovassero espressione.
Il protagonista, Rand, non è l’eroe tradizionale, ma un Drago Rinato, la cui connessione con saidin, la fonte della magia, diventa una potenziale minaccia, poiché gli uomini sono incapaci di controllare la magia, contrariamente alle donne. Da questo spunto, Jordan sviluppa il ruolo cruciale delle Aes Sedai, le detentrici del Vero Potere, con ribaltamento dei ruoli tradizionali, conferendo all’elemento femminile una superiorità convincente sul dominio della magia.
A differenza di altre opere fantasy moderne, in La Ruota del Tempo il nome del mondo non viene mai specificato, mentre i vari imperi sono ben definiti. Robert Jordan sembra ispirarsi all’Europa medievale, dando a ciascun stato caratteristiche simili a quelle di importanti nazioni europee del periodo, dall’Inghilterra elisabettiana alla cultura ottomana, con l’aggiunta di elementi orientali. Questi regni condividono la stessa lingua, ma sono segnati da antichi rancori radicati nei contrasti dell’Era precedente, di cui esistono diverse interpretazioni, differenti da nazione a nazione.
Filosofia, storia e altre ispirazioni

Nonostante il suo approccio personale e coinvolgente nel fantasy, Robert Jordan mostra influenze evidenti in alcune delle sue idee. La sua passione per la storia si riflette nella creazione di un mondo incredibilmente accurato, con un continente che ricorda l’Europa feudale, caratterizzato da regni in un equilibrio instabile di alleanze, ispirati a storici imperi europei come l’Inghilterra elisabettiana o lontani ed esotici paesi che mostrano tratti in comune con l’area sahariana o il lontano oriente. .
La cultura degli Aiel presenta un debito creativo verso Frank Herbert, poiché la loro accoglienza del protagonista Rand è simile a quella dei Fremen di Dune nei confronti di Paul, entrambi diventando un’élite con un ruolo centrale nel mondo. Filosoficamente, i concetti di dualismo e ciclicità della storia richiamano dottrine orientali come il buddismo e il taoismo, e il concetto di Ji’e’toh degli Aiel ricorda il karma, evidenziando l’equilibrio tra azioni giuste e torti da sanare nella loro cultura tribale.
Questa presenza di influenze e ispirazioni geograficamente e culturalmente differenti ha contribuito a rendere La Ruota del Tempo una saga fantasy di grande impatto. Il rammarico dei lettori è che la scomparsa prematura di Jordan abbia trovato solo parzialmente nel prolifico Brandon Sanderson un degno erede, considerato che l’idea del creatore di raccontare il periodo precedente alla comparsa di Rand si sia arrestato con il solo volume Nuova Primavera.