Il rumore degli pneumatici che stridono è inconfondibile: arriva la recensione di Initial D, il manga automobilistico più atteso e chiacchierato del momento, dalla vetta del Monte Akina, a bordo di una Trueno AE86.
Era il novembre 1995 quando sulla rivista seinen Weekly Young Magazine di Kodansha faceva il suo esordio un manga dal carattere spokon molto originale, ma anche rischioso, ovvero Initial D.
Initial D
Genere: seinen manga / spokon
Pagine: 440 pagine (piano dell’opera: 24 volumi bimestrali)
Uscita: 28 marzo 2023
Editore : J-Pop Manga (Edit. originale: Kodansha)
Come ti creo una leggenda
Già perché il tema trattato non era esattamente tra i più popolari di sempre: il mondo delle corse clandestine tra auto sportive nei circuiti urbani del Giappone. Molto pericoloso, molto illegale, ma destinato a diventare un fenomeno dilagante.
Shuichi Shigeno, dopo essersi appassionato al fenomeno aggregativo che proprio in quegli anni vedeva sempre più giovani a bordo delle loro auto elaborate raggrupparsi per sfidare le tortuose strade montane del Sol Levante, si convinse di produrre un fumetto che raccontasse in maniera dettagliata quel mondo notturno, adrenalinico, affascinante come solo le cose proibite possono esserlo.
Nacque Initial D, non senza qualche pensierino visto che il nascente fenomeno delle corse clandestine poteva rappresentare un azzardo più che una scommessa.
Chi non risica non rosica: ad oggi il manga di Initial D ha venduto oltre 55 milioni di copie, è stato tradotto e portato in tantissimi paesi (tra cui gli USA), ha generato 5 serie anime dal 1998 in poi, 5 OAV più altre 3 serie reboot, un film animato e uno live action prodotto ad Hong Kong e arrivato poi anche in Italia, un elevato numero di videogiochi (arcade, per console, pc, ecc) e molto altro ancora. Insomma una vera e propria leggenda.
Ci si chiede in effetti come mai l’Italia, avida divoratrice di manga, abbia dovuto aspettare la versione “collection” in shinsōban (edita in Giappone nel 2020) per accogliere questo pezzo di storia del manga moderno.
L’importante è che ora sia arrivata, grazie a J-Pop Manga e che ci terrà compagnia per 4 anni di pubblicazione (24 volumi con cadenza bimestrale, soluzione ideale visto anche il prezzo di copertina e l’affollamento generale nel settore).
Ma perché Initial D è diventato così leggendario?
Il manga di Shuichi Shigeno racconta di Takumi Fujiwara, ragazzo appena diciottenne e non particolarmente espansivo, che viene addestrato letteralmente dal padre Bunta a guidare in maniera quasi sovrumana tra le strade tortuose del Monte Akina (prefettura di Gunma, regione del Kanto), a bordo della sua storica Toyota Corolla Sprinter AE86 Trueno. Il ragazzo viene spedito di notte, ancora minorenne, a consegnare il tofu prodotto dal padre ad un albergo della zona, ma con una particolarità; Bunta solleciterà lo spirito competitivo del giovane sfidandolo a non rovinare il carico prezioso, ponendo come indicatore un bicchiere d’acqua sul cruscotto della sua auto e chiedendo a Takumi di non versarne neanche una goccia.
In 5 anni Takumi diventa il Super Saiyan dei tornanti, alimentando e continuando la leggenda del padre, l’uomo più veloce dell’Akina.
Ma nel ragazzo lo spirito di competizione è decisamente poco sviluppato e sarà necessario il suo coinvolgimento nei primi gruppi di street racer della regione per accendere la scintilla che farà rombare il suo motore.
Gli Akina Speed Stars (il gruppo locale di corse, i cui membri sono tutti amici del giovane Takumi) vengono sfidati apertamente dai Red Suns dei fratelli Takahashi, a bordo delle loro splendide e moderne autovetture.
La differenza di capacità è abissale e il gruppo si perde d’animo, finché in un sottile gioco di provocazioni e “coincidenze” create ad hoc, Takumi verrà convinto a gareggiare, scoprendo il brivido della sfida e desiderando di mettersi sempre più alla prova.
Il cuore del manga sta tutto nella competizione, nelle gare al limite dell’umano, nei drift pazzeschi e nella ricchezza di dettagli ed informazioni davvero unica nel suo genere, frutto della passione e della competenza di Shigeno che ha vissuto in prima persona questa esperienza prima di raccontarla.
Le corse, adrenaliniche, sono costruite con maestria, dosando l’hype crescente in pieno mood battle/spokon, e cogliendo sempre il giusto tempismo nell’inserire i climax narrativi.
Ma ricordiamoci che comunque parliamo di un’opera seinen, in cui c’è spazio anche per qualcosa in più delle corse mozzafiato, dei guardrail sfiorati e dei motori elaborati.
I protagonisti sono tutti giovanissimi, inizialmente tra i 18 e i 21 anni e come tutti i giapponesi di un manga che si rispetti (specie di questo tipo) prendono la vita e l’onore fin troppo seriamente e rigidamente (ormai, ci siamo abituati al punto che sarebbe strano il contrario). Ma vivono anche la loro vita, fata di scuola, primi amori, lavoretti, difficoltà nei rapporti e piccoli segreti da custodire. Alcuni, come nel caso di Natsuki Mogi, saranno decisamente molto complessi e importanti.
Non mancano quindi i temi adulti, anche se leggermente posti in secondo piano.
Narrativamente parlando Initial D giustifica a pieno la sua fama.
L’operazione di marketing svolta da J-Pop è assolutamente azzeccata, affidando la supervisione del progetto editoriale e il lancio (qualcuno ricorda la Trueno AE86 parcheggiata a Milan Games Week?) a Dario Moccia, oggi il king degli streamer, apprezzatissimo da un pubblico sempre più vasto e dotato di un knowledge assolutamente impossibile da ignorare.
Insomma Dario è la persona che è riuscita a convincere un pubblico (anche molto giovane) a leggere opere come Rocky Joe di Asao Takamori e Tetsuya Chiba e l’eccellente Ping Pong di Taiyo Matsumoto, il più europeo dei mangaka giapponesi (presto la nuova edizione di J-Pop Manga).
Ma Initial D è comunque circondato da un’aura di leggenda che sicuramente avrebbe fatto il suo dovere anche in circostanze diverse.
Molti conoscono il nome per la lunga serie di videogiochi, sempre di simulazione di guida, presenti nelle sale gioco di fine anni ’90, primi 2000; poi non è che siano spariti i giochi (che anzi hanno continuato floridamente), sono sparite le sale giochi.
Altri conoscono la colonna sonora eurobeat e tutta italiana degli anime, diventata popolarissima e super venduta.
Qualcuno, decisamente meno, si ricorderà appunto l’anime, la cui prima puntata fu trasmessa su MTV ai tempi dell’anime night e poi girata in versione home video con Shin Video quasi 20 anni fa (caratterizzata nelle prime serie da una CGI ancora non particolarmente ben amalgamata e non proprio gradita da tutti).
Ma la Trueno AE86 è diventata leggendaria, non solo per la sua fama di regina del drift, ma anche per la popolarità di Initial D, diventando quasi una Delorean 2.0, protagonista di migliaia di video e anche di tanti meme.
Ma Initial vive anche di ombre?
Le peculiarità narrative di Initial D e la gestione dei tempi narrativi rappresentano di certo una delle migliori caratteristiche riscontrabili nell’opera, anche in un contesto allargato, dove opere dal taglio simile non sono riuscite/riescono ad eguagliare la genuina sensazione di hype e di entusiasmo che si generano in lettura.
Ma c’è anche una caratteristica diventata nel tempo anche fonte di qualche sbeffeggio e meme riguardo questo manga: il divario, presente nei disegni, tra i soggetti umani e le automobili.
È come se Shigeno affermasse a gran voce di amare più le automobili che gli esseri umani.
Nelle dinamiche tavole in cui sono protagoniste le auto non vedrete una linea sbagliata. Proporzioni, design, l’assoluta verosomiglianza nel modo in cui le auto, assettate, prendono le curve – pardon, gli “angoli”, la posizione delle ruote in caso di sovrasterzo o sottosterzo.
La Trueno AE86, la GT-R e ogni altra super presente sono spettacoli per gli occhi. E anche le inquadrature sembrano arrivare direttamente da riprese di rally.
Ma i personaggi, siano essi protagonisti o comparse, sono disegnati in modo quasi naïf. Volti abbozzati, anatomie non sempre precise, look poco convincenti, espressioni a volte al limite dell’amatoriale.
Si sa, Shigeno è così. Fa pure divertire il modo in cui nell’anime gli studi Comet e Gallop si siano adoperati per cercare di migliorare il tutto mantenendo aderenza con il character design originale del manga. Non si può soprassedere, specie quando nella stessa tavola sono affiancati i disegni dei volti dei protagonisti e le splendide automobili che sembrano uscire da un artbook di design.
C’è un divario incredibile.
E tutto sommato, per una volta tanto, chi se ne frega.
Initial D scorre così bene, galvanizza al punto che dopo qualche pagina non ci si fa quasi più caso alla mediocrità del tratto (perché in effetti, per quanto si evolva lo stile, Shigeno rimane così anche in MF Ghost, sequel del 2017) che caratterizza i soggetti umani.
Esagerando, possiamo arrivare addirittura ad affermare che continuando la lettura ci si affeziona alla semplicità di un disegno che, in qualsiasi altro manga, sarebbe stato considerato vecchio, non all’altezza e avrebbe inciso – anche pesantemente – sulle vendite.
Tutti a scuola di drifiting
Siamo lontani dai tempi di Fast & Furious: Tokyo Drift e forse il fenomeno delle corse clandestine non è più così alla ribalta come nei primi anni 2000, ma questo non toglie che Initial D sia una lettura davvero entusiasmante, che si prende i suoi tempi (per vedere veramente Takumi in azione dobbiamo arrivare ad oltre metà del primo volume, modalità narrativa che oggi difficilmente si verifica, visiti i tempi e il numero di opere sul mercato) e che fa emergere quanto la passione al competenza siano davvero determinanti quando si crea un’opera del genere, anche se il tema e il genere non sono certo i più popolari in Italia dove le classifiche mostrano ben altre tematiche nelle posizioni apicali (e questo lo vedremo con i dati di vendita dei successivi volumi)
Ora non diciamo che vi verrà voglia di comprare una Nissan Skyline o una Toyota Supra ed imparare a far partire il nobile deretano delle suddette in curva, ma anche grazie all’ottimo lancio marketing e all’ottima edizione di J-Pop (arricchita da lavorazioni in cover, prefazione, intervista all’autore, ad un prezzo onestissimo) Initial D sarà di certo un successo anche qui da noi.
Con colpevole ritardo, magari, ma l’importante è arrivare a destinazione.
Dal canto nostro, siamo davvero contenti di accogliere Initial D a braccia aperte, gridando GAS GAS GAS!
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
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Recensione in breve
Initial D finalmente è arrivato in Italia. Il mondo delle corse clandestine e della crescita di giovani ragazzi impegnati a migliorarsi sempre di più in manga adrenalinico diventato vero e proprio metro di paragone nel genere. Shigeno trasmette passione e competenza genuina, offrendo una piccola perla, dal mech design perfetto (non si può dire altrettanto del character design), con ritmi narrativi ottimi e rombanti.
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Voto ScreenWorld