Antonio Pettinato è l’autore del romanzo Il Destino di Onit Nella costellazione di Andromeda edito da Santelli Editore. Con tratti autobiografici l’opera ricalca un percorso romanzato della sua vita con focus sul rapporto tra madre e figlio. Il piccolo Onit vive un dramma nel pianeta di Aret, deve fare infatti i conti con una madre ingombrante e ostile ma che come un ossimoro si contraddice ed è molto affettuosa. Riuscirà ad arrivare alla liberazione e alla sua emancipazione? Abbiamo intervistato l’autore del romanzo.
Il Destino di Onit, l’ambientazione e la trama
Il Destino di Onit, un libro molto particolare e interessante. Perché la scelta di questa ambientazione?
Così come esiste la licenza poetica esiste, a mio parere, anche la licenza letteraria per cui mi sono preso la libertà, con una consapevole finzione letteraria, di ambientare i luoghi e i personaggi nel pianeta Aret, gemello della Terra, nella costellazione di Andromeda incatenata tra le stelle così come Onit, il giovane protagonista del romanzo, è stato incatenato durante la sua infanzia e fanciullezza da catene di vario genere: sociali, antropiche, economiche, culturali, familiari da cui riesce a liberarsi nel modo che poi i lettori avranno modo di scoprire.
Si parla del rapporto tra madre e figlio, come l’ha analizzato?
Non l’ho analizzato sul piano tecnico – scientifico né psicoterapeutico ma sul piano della reminiscenza cercando di inanellare tutti i ricordi riconducibili, sia sul piano della positività ma soprattutto su quello della negatività, al rapporto madre figlio di natura edipico/patologica.
Un racconto autobiografico con un messaggio profondo
In questo rapporto c’è qualcosa di autobiografico?
Tutti i romanzi sono, secondo me, di natura autobiografica anche se con percentuali differenziate. Come avrei potuto sottrarmi a questa regola?
Qual è il messaggio finale del libro?
Io appartengo a quella scuola di pensiero, non nuova né recente, perché il Fato l’hanno inventato i greci, che ritiene che ognuno di noi abbia già tutto segnato, per esempio la nascita e la morte, cioè che abbia già un destino. Tuttavia, e questo è il messaggio che il libro intende proporre, attiene alla libertà e alla responsabilità dell’uomo attivare processi tali da poter interferire sul già segnato in modo da mutarne la traiettoria.
Chi è l’autore Antonio Pettinato?
Sta lavorando a un altro libro nel frattempo?
Per ora no perché non faccio lo scrittore per professione! Però, siccome da poco sono venuto personalmente a conoscenza di una storia vera di un atto di violenza carnale di un venticinquenne su una tredicenne intorno agli anni ‘ 60 del secolo scorso, non escludo di rimettermi davanti alla tastiera non appena i pezzi del puzzle si saranno ricomposti.
Chi è Antonio Pettinato e come arriva a questo libro?
Antonio Pettinato è nato a Scigliano in Calabria provincia di Cosenza ma dal 1985 vive a Verona con la sua famiglia. Ha lavorato sempre nelle scuole superiori percorrendone tutti i gradi professionali: docente, preside, dirigente. Il libro, per dirla con Proust, l’avevo dentro e mi sono semplicemente limitato a tradurlo: i filoni che lo attraversano sia verticalmente che orizzontalmente sono tre: analisi e profonda rivisitazione del rapporto madre – figlio; analisi critica del mito della cosiddetta bontà della civiltà contadina; lasciare una testimonianza di come si viveva, in un piccolo borgo degli anni ’50 del secolo scorso, a livello di costumi, relazioni sociali, ritualità religiose e superstizioni, forme economiche, problematiche amorose e sessuali. Alla fine “Il Destino di Onit” edito da Santelli (MI) è un libro di antropologia culturale.