Parlare di Brian K. Vaughan significa evocare immediatamente titoli come Saga, Y – L’ultimo uomo sulla Terra o Paper Girls, opere che lo hanno consacrato come uno degli autori più brillanti del fumetto contemporaneo. Ma prima di diventare un’icona del fumetto indie e della fantascienza, Vaughan ha attraversato anche il mondo dei supereroi, firmando alcune storie significative per la DC Comics nei primi anni 2000. Tra queste, alcune perle dedicate a Batman, che meritano di essere riscoperte.

Vaughan ha scritto tre storie brevi per l’antologica Batman: Legends of the Dark Knight, serie che per anni ha ospitato racconti fuori continuity, affidati ai migliori autori della scena fumettistica americana. Lontano dalla cronologia ufficiale, ma capaci di scavare a fondo nei personaggi e nei loro conflitti più profondi.

Tre nemici, tre disturbi, tre volti dello specchio

Batman e il suo alter ego Matches Malone - © DC Comics
Batman e il suo alter ego Matches Malone – © DC Comics

Le storie scritte da Vaughan per Batman si distinguono per un tratto comune: il rapporto con la malattia mentale. Tema per nulla estraneo all’universo del Cavaliere Oscuro, che più di ogni altro supereroe ha costruito attorno a sé una galleria di nemici segnati da traumi, dissociazioni e ossessioni.

Da Harvey Dent con il suo disturbo dissociativo dell’identità, a Mr. Freeze incapace di elaborare il “lutto” per la moglie, passando per il Joker che incarna svariate psicosi, Arkham Asylum non è solo un manicomio, ma un luogo simbolico della fragilità umana.

In “Difficile da fregare” (Close Before Striking, 2003), Vaughan sceglie un antagonista minore ma iconico: Scarface, il burattino gangster, e il suo timido burattinaio Arnold Wesker, meglio noto come Il Ventriloquo. In un racconto che preme l’acceleratore sulla componente investigativa di Batman e che riflette sul potere dell’identità alternativa, sulla fuga dalla realtà come meccanismo di difesa. Non a caso, anche Bruce Wayne si nasconde dietro un alias pericoloso: quello di Matches Malone, il suo alter ego nel mondo criminale. La narrazione si sviluppa come un gioco a specchi tra l’eroe e il villain, entrambi vittime di un dissociarsi necessario per affrontare il proprio mondo. Un meccanismo di difesa che rischia di diventare una trappola per le menti fragili e che ci da un punto di vista diverso su Batman.

Dentro la mente del Cappellaio Matto

Il cappellaio matto e la sua creatura - © DC Comics
Il cappellaio matto e la sua creatura – © DC Comics

La storia che però è forse la più intensa della raccolta, è “Eran Mielmi I Bogorosci” (I Can’t Believe It’s Not the Hat, 2003), con protagonista Jervis Tetch, alias il Cappellaio Matto. Sfruttando la formula del professor Langstrom (Man-Bat), il cappellaio trasforma il suo psicologo di Arkham in una creatura capace di superare le sue stesse paure e lo spinge contro Batman. Vaughan ci accompagna in un viaggio struggente nella mente di un uomo fragile, segnato da una schizofrenia non diagnosticata, capace di atti terribili ma anche profondamente umano.

La riflessione finale affidata alla voce di Batman, riesce a dare perfettamente voce a quella che immaginiamo essere la grande sensibilità dell’autore sull’argomento:

“Thomas Wayne fu uno dei pochi medici in grado di capire che il ragazzo non era né malvagio né posseduto. Soffriva solo di una malattia, per altro perfettamente curabile. Mio padre mi ha insegnato che la maggior parte delle persone che sono affette da disturbi mentali non sono violente… una cosa difficile da ricordare, vivendo in questa città. E che siano o meno consapevoli delle conseguenze delle loro azioni, non riesco a giustificare le atrocità che ho visto commettere dai rappresentanti più sbandati della categoria. Non sono abbastanza forte da perdonare quell’orrore. Il meglio che posso fare è affidarli a uomini e donne come mio padre”.

Una riflessione non scontata per un fumetto di supereroi del 2003, che anticipa discussioni odierne sulla rappresentazione del disagio psichico.

Clayface, Wonder Woman e Una cattiva giornata

Wonder woman affronta Clayface - © DC Comics
Wonder woman affronta Clayface – © DC Comics

La raccolta presenta anche un Team Up tra Wonder Woman e il crociato incappucciato contro Clayface, che riesce a rubare una parte dell’argilla con cui è stata creata l’eroina per accrescere la sua potenza.

Questo episodio ha i toni più leggeri degli altri ma si lega in un certo senso a un racconto che recentemente ha rimesso Basil Karlo sotto una nuova luce. Parliamo della serie “Batman: Una cattiva giornata” (One Bad Day), dove si narra la paura del villain e il suo desiderio di accettazione, legato alla sua ossessione per la recitazione.

Il misterioso Skeleton: l’embrione di Hush?

Skeleton, il villain creato da Vaughan - © DC Comics
Skeleton, il villain creato da Vaughan – © DC Comics

Tra le storie più curiose firmate da Vaughan e presente nella raccolta c’è anche Skullduggery, apparsa su Batman: Gotham City Secret Files and Origins #1, con i disegni di Marcos Martin. In appena cinque pagine, Vaughan introduce un nuovo villain: lo Scheletro. Un personaggio misterioso, capace di impersonare alcuni dei più iconici nemici di Batman grazie all’accesso ai loro equipaggiamenti e cartelle cliniche da Arkham, oltre che a un’oscura conoscenza di Gotham e delle sue rovine post-No Man’s Land.

La rivelazione finale mostra che Skeleton conosce Bruce Wayne personalmente, ha una vendetta intima nei suoi confronti e intende rivelargli la propria identità solo nel momento in cui lo ucciderà con le sue stesse mani. Una premessa che ricorda in modo inquietante quella di Hush, villain introdotto solo quattro anni dopo da Jeph Loeb e Jim Lee.

Skeleton, pur non avendo avuto seguito ufficiale, conserva ancora oggi una piccola schiera di fan. Vaughan ha raccontato di aver nascosto un messaggio ironico nella storia, una sorta di punchline segreta per chi volesse scoprirla, e che il mistero sull’identità dello Scheletro era stato pensato per durare almeno un anno intero. Nonostante non abbia avuto la possibilità di svilupparlo, l’autore non esclude che altri possano recuperare questo personaggio in futuro, anche in altri media. D’altronde, l’idea di un nemico capace di “essere” ogni altro villain e colpire Bruce Wayne sul piano personale è ancora oggi estremamente affascinante e attuale.

Sebbene queste storie siano fuori continuità, si inseriscono perfettamente nella tradizione più profonda del Cavaliere Oscuro, quella che lo vede specchiarsi nei suoi nemici e interrogarsi su cosa significhi davvero essere un eroe in una città dove il confine tra giustizia e malattia è spesso sottile.

 

Condividi.

Amante di cinema, dei fumetti, dello sport e di come questi media rispecchiano l'evoluzione della società. Provo a raccontarvi l'influsso degli eventi (la Storia con la S maiuscola) che viviamo sulle storie che guardiamo/leggiamo.