Ecco la nostra recensione di If we were villains, romanzo che racconta l’intreccio tra sette ragazzi, un delitto e l’intrigante mondo del teatro. In questo romanzo d’esordio di M.L. Rio, ed edito Sperling & Kupfer, troviamo il gusto per il genere dark academia, per le ambientazioni teatrali e, soprattutto, per la presenza dell’immortale Shakespeare in ogni aspetto della storia.
If we were villains
Genere: Dark Academia
Pagine: 318 pagine
Editore: Speriling&Kupfer Italia
Autrice: M.L. Rio
Una trama misteriosa
Pubblicato in Italia per la prima volta col titolo “Non è colpa della luna” nel 2018, e ristampato nel 2022 in una nuova edizione impreziosita da diverse illustrazioni col titolo originale di “If we were villains”, la storia racconta l’intreccio tra sei studenti di teatro al prestigioso istituto Dellecher. Studenti che vengono coinvolti in un terribile crimine. Il racconto inizia in medias res con il nostro protagonista, Oliver Marks, che si trova in carcere da dieci anni per l’accusa di omicidio di un suo compagno di college.
Oliver, Richard, Alexander, James, Wren, Filippa e Meredith sono destinati a un futuro da sogno. L’istituto ha lo scopo di prepararli – studiando quasi ossessivamente ogni opera di Shakespeare – a una lunga carriera fatta di successi. Sette promettenti ragazzi dell’ultimo anno, tutti diversi tra loro, e venerati come star dagli altri studenti dell’istituto. Il loro rapporto, fatto di amicizia e rivalità, s’incrina quando uno di loro viene trovato morto. Feste, drammi, alcol, sesso e droga. Ruotando intorno alla trama, questo romanzo mette in luce anche un aspetto oscuro e terribile del teatro.
Libro autoconclusivo che ha ammaliato tutti quei lettori che nutrono una profonda passione per Shakespeare e il teatro elisabettiano, per le scenografie cupe tipiche del Dark Academia, e per i misteri da risolvere.
Shakespeare in ogni personaggio
Ciò che stupisce e affascina è la forte impronta shakespeariana non solo nelle vibrazioni della storia e nei risvolti drammatici, ma anche in ogni singolo personaggio. Vengono mossi da passioni, alle volte anche violente e incontenibili. E il confine tra finzione e realtà diventa tanto sottile che loro stessi spesso si scordano di uscire dai panni dei personaggi che interpretano.
Abbiamo Oliver, che non si sente né carne né pesce, incapace di identificarsi in un ruolo preciso ma che vorrebbe essere tutto e niente.
Abbiamo James, il prototipo dell’eroe salvatore che vorrebbe provare a interpretare qualcosa di diverso rispetto a ciò che ha sempre riconosciuto come suo.
C’è poi Richard, bello, arrogante e sfacciato, il cui carattere s’identifica vagamente con quello del Riccardo III di Shakespeare.
Meredith invece è una Eva moderna, tentatrice e manipolatrice, che nasconde sotto la corazza della sua assoluta altezzosità, carne fragile e bisognosa di protezione.
Forse Wren è la più psicologicamente gracile del gruppo, facile da sconvolgere e impressionabile, ma comunque creatura da palcoscenico e collante tra i personaggi.
Alexander, invece, è il più disinibito, colui che si lascia travolgere dagli eccessi e colui che non esita a portarsi al limite.
E, infine, abbiamo Filippa, personaggio pacifico e diplomatico, ma anche il più enigmatico di questo racconto, poiché lascia pochi indizi su chi lei sia fino alla conclusione della storia. In una parola: ambigua.
Tutti loro hanno reazioni estreme, prendono decisioni estreme, sentono sulla propria pelle sentimenti altrettanto estremi. Come se nella loro vita il sipario non cali mai realmente, coinvolgendoli in un climax di emozioni che li portano, inevitabilmente, al crollo. I ruoli di ognuno di loro si mescolano, si alterano, si confondono, fino a stravolgere le parti: il carnefice diventa vittima, e la vittima il carnefice.
Lo stile di M.L. Rio
Basta leggere il primo capitolo per comprendere quanto l’autrice si sia immersa nello studio di Shakespeare e delle sue opere. Non ci si stupisce nello scoprire che abbia conseguito un Master in Shakespeare a Londra. Ogni pagina trasuda passione e impegno, arricchita da continui rimandi ad Amleto, Romeo e Giulietta, Macbeth e tanti altri capolavori del Bardo. Persino i personaggi spesso parlano per citazioni, costringendo il lettore a calarsi nell’atmosfera teatrale che si fa sempre più cupa via via che la storia prosegue e che gli ingranaggi si attivano. Questa cupezza si riflette nell’evoluzione della storia, nei personaggi, nelle scene e nelle ambientazioni, rendendo semplicissimo classificare il romanzo nel genere del dark academia. Ma non solo, perché porta in sé anche la dinamicità – soprattutto nei dialoghi – delle opere teatrali, la suspense dei thriller e il sapore giovane dei romanzi di formazione.
M.L. Rio ha dato prova di grande cultura nell’argomento, oltre ad aver anche dimostrato un grande ingegno: il romanzo non solo è ambientato al teatro, non solo Shakespeare è la base su cui si muovono i personaggi, ma ha anche strutturato il libro in cinque atti (come le opere del Bardo), composti da prologo e scene. Niente è stato lasciato al caso.
L’autrice analizza minuziosamente tutti gli aspetti delle menti dei suoi personaggi, esaltando all’estremo ogni particolare, così che da semplici studenti di teatro un po’ ossessionati da tutto ciò che ha a che fare con Shakespeare, diventano i folli attori della loro esistenza. È quasi subdolo il modo in cui la penna dell’autrice scava nella reale natura dei sette, arrivando pian piano a metterli a nudo. Prende in prestito le più esaltate caratteristiche dei personaggi, delle atmosfere e degli intrighi del Bardo, e li usa per mettere in scena un’opera del tutto nuova seppur non originale – d’altronde lo scopo non era portare qualcosa di diverso al pubblico dei lettori – ma in grado di riflettere Shakespeare.
La Rio non incentra la storia sullo scoprire chi è il colpevole dell’omicidio, e neanche sull’indovinare il movente – che è da subito abbastanza chiaro –, tant’è vero che i primi sospetti sul reale assassino si rivelano infine corretti. La Rio, piuttosto, incentra la storia sul seguire lo sviluppo e la regressione umana dei sei ragazzi che fanno di tutto per cercare di sembrare innocenti pur sapendo di esserlo (forse). Non è importante chi e perché, ma tutto ciò che gli ruota attorno. Tutto ciò che scatena le passioni e come queste passioni si accendono sotto i riflettori, ma anche nei momenti privati dove gli unici spettatori sono loro stessi.
Se alla fine della lettura mi sono sentita un po’ spaesata perché mi aspettavo qualcosa di completamente diverso, dopo averci riflettuto sopra per qualche giorno mi sono resa conto di quanto questo romanzo mi abbia lasciato. È un libro che non smette di esistere nel momento in cui viene riposto in libreria, ma si lascia pensare e ripensare ossessivamente. E, perciò, si rivela un libro ben riuscito.
Consigliato a…
If We Were Villains è un romanzo consigliato a tutti coloro che nutrono il gusto per il genere del dark academia, per le ambientazioni cupe, per i personaggi portati all’estremo della follia, per i dialoghi avvincenti e dinamici, per il teatro in ogni suo aspetto, e per la poetica spesso brutale che si nasconde dietro ogni azione. Un romanzo che si lascia apprezzare dai fan di Donna Tartt e del suo capolavoro “Dio di illusioni”, da coloro che sono stati affascinati dall’ambientazione e dalla passione travolgente che si ritrova anche nel film “L’attimo fuggente”, e da coloro che amano lasciarsi trasportare dalle tragedie. Perfetto anche per tutti coloro che apprezzano i finali parzialmente (e lo sottolineo) aperti e da interpretare.
Con questo suo romanzo d’esordio M.L. Rio da prova di grande analisi e profonda osservazione di individui e personaggi. Riesce a portare al pubblico persone reali ed estreme, i cui intrecci e rapporti risultano paradossalmente sia solidi che fragili ma, fondamentalmente, umani.
La recensione in breve
If we were the villains è un romanzo che analizza la fragilità della mente umana sullo sfondo di un’ambientazione teatrale dai forti richiami shakespeariani. Un intreccio di più generi letterari che raccontano di sette ragazzi e di un crimine. Geniale e travolgente, si fa leggere tutto d’un fiato!
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Voto ScreenWorld