Alieni cresciuti tra noi, supersoldati creati in laboratorio e giustizieri svolazzanti. Oggi questi personaggi sono all’ordine del giorno, ma questa mitologia moderna che domina il mondo dei comics si è formato nella prima metà del secolo scorso, sul finire degli anni ’30, quando nelle edicole americane compare un forzuto eroe che sulla copertina di Action Comics #1 solleva come niente fosse una pesante automobile.
Probabilmente quel forzuto alieno non immaginava che il suo gesto sarebbe divenuto un momento storico, ma è quel suo eroico gesto che viene oggi considerato come la scintilla vitale del supereroe a fumetti moderno, tanto che Action Comics #1 è riconosciuto come l’inizio della Golden Age dei fumetti.
Tra il 1938 e i primi anni ’50 i comics dedicati ai supereroi non si limitarono a fare la loro apparizione, ma si imposero come un vero e proprio fenomeno culturale, gettando le basi per un lungo, travagliato futuro.
L’ascesa dei supereroi

Una vera e proprio invasione, con le edicole americane che venivano conquistate mensilmente da nuovi personaggi, alcuni sopravvissuti sino ad oggi, altri invece destinati all’oblio o a fortuiti recuperi successivi. Tutti loro furono però artefici della consacrazione del fumetto supereroico a presenza immortale nell’immaginario collettivo.
L’enorme successo di Superman stimolò la richiesta di nuovi fumetti di supereroi, portando la casa editrice National Periodical Publications a creare altri eroi e future leggende, come Batman (1939) e Wonder Woman (1940), che divennero figure chiave del fumetto. Superman rimane il simbolo principale del genere, con una popolarità in crescita tale da avere una serie tutta sua e strisce giornaliere.
Nel 1939, il personaggio fu anche protagonista alla World Fair, segnando un momento fondamentale dell’Era Dorata dei fumetti. Questa fase vide altre case editrici sfruttare l’interesse sempre maggiore per i supereroi, contribuendo all’espansione del mercato e al successo dei personaggi.
Dopo la sua apparizione sulla copertina di Action Comics #1, Superman diventa il simbolo di questa esplosione di avventure a fumetti. Per i giovani lettori si trattò di una scoperta incredibile gli editori lanciavano settimanalmente nuovi personaggi cercando di intercettare i gusti di un pubblico che si rivelava sempre più esigente
Editori come Fawcett Comics e Gleason Comics diedero vita a personaggi che raggiunsero dei risultati epocali. Il fumetto più venduto in assoluto in questa epoca aurea, secondo Ben Morse in un articolo di Wizard del 2009, fu Captain Marvel, oggi divenuto Shazam!
“Dalla metà degli anni quaranta, Captain Marvel Adventures della Fawcett Comics, con protagonista l’originale eroe che gridava ‘Shazam!’, vendette circa 1.4 milioni di copie per numero, rendendolo il fumetto più comprato negli States. Le vendite di Captain Marvel superarono di molto quelle simili della serie di Superman e di Action Comics“
Eroi in guerra

Nel momento di massimo successo dei comics, le oscure notizie proveniente dall’Europa si fecero sempre più inquietanti, sino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Mentre il Vecchio Continente era un campo di battaglia, gli States erano divisi tra interventisti e isolazionisti, dando vita a un acceso dibattito sociale che coinvolse anche il mondo dei comics.
In questo periodo, molti autori, forti del successo dei loro personaggi, decisero di esprimere le proprie opinioni attraverso le storie, introducendo i cosiddetti patriotic heroes, protagonisti che manifestavano chiaramente le proprie posizioni sulla guerra. Personaggi come Superman e il Daredevil di Gleason Publishing divennero protagonisti di avventure che combattevano contro Hitler o ambientate al fronte, riflettendo il forte coinvolgimento politico e patriottico del periodo.
Durante il periodo, nacquero anche personaggi come Captain America, creato da Jack Kirby e Joe Simon per Timely Comics (futura Marvel). Debuttato nel marzo 1941, poco prima dell’ingresso ufficiale degli Stati Uniti in guerra, l’eroe fu rappresentato sulla copertina mentre affrontava direttamente il Fuhrer, incarnando lo spirito patriottico dell’epoca
Le caratteristiche della Golden Age

Durante la Golden Age, i fumetti si caratterizzavano per storie molto brevi, spesso di poche pagine, con personaggi semplici e poco sfumati: i “buoni” erano totalmente morali e i “cattivi” completamente malvagi, senza molte sfumature.
L’assenza di un canone narrativo dei comics consentiva agli autori di sperimentare, ma i fumetti avevano tratti comuni: i protagonisti combattevano principalmente criminali, politici corrotti e uomini d’affari, rappresentando simbolicamente il lato oscuro del periodo del New Deal degli anni ’30. Le ambientazioni erano principalmente urbane, con storie dai toni noir, in modo da sfruttare la popolarità della letteratura pulp ancora molto in voga al tempo. Vennero però anche mutuati da questa letteratura degli stereotipi, soprattutto razziali. Le minoranze, ad esempio, venivano presentate secondo quelle che erano le idee dell’americano medio del periodo.
Durante il periodo bellico, nei fumetti supereroistici le minoranze diventano spesso un nemico facilmente identificabile, come accade ai Giapponesi dopo l’attacco a Pearl Harbor.
Anche da un punto di vista tecnico, i disegni sono ancora piuttosto semplici. Parte di questa caratteristica è legata alla pubblicazione su carta spesso scadente, ma la verità è che mantenere un ritmo di uscite così voluminoso richiedeva un grande impegno, spesso affidato a futuri artisti che all’epoca cercavano di realizzare quante più tavole possibili, nella speranza di poter accedere il prima possibile a incarichi più remunerativi, specialmente nel campo della grafica pubblicitaria.
Non mancarono, però, dei nomi divenuti parte della storia del fumetto, come C.C. Beck o Will Eisner, che realizzarono dei piccoli capolavori che ancora oggi mantengono il loro fascino.
Spalle e supergruppi

La componente scientifica nelle storie, legata alle origini e ai poteri dei personaggi, era trattata superficialmente, poiché non era il centro della narrazione. I giovani lettori preferivano personaggi che ammiravano come modelli e gli editori Capirono l’importanza di creare legami emotivi tra i personaggi e i giovani lettori.
Per questo nacquero dei giovani eroi che affiancavano i protagonisti delle serie, delle spalle (sidekicks,), che dovevano essere agli occhi dei lettori, il loro transfer emotivo all’interno delle avventure dei propri beniamini. Comparvero così figure come Bucky, in Captain America, o Robin, in Batman. Il ruolo della spalla è frequente nei fumetti della Golden Age, rimanendo una caratteristica essenziale in quelle case editrici che sopravvissero anche alla fine di questo periodo.
Durante la Golden Age nacquero i primi supergruppi, portano all’introduzione di elementi caratteristi della narrativa superoica: continuity e crossover. Un esempio significativo è la Justice Society of America, creata nell’autunno del 1940 dalla National Periodical Publications, formata da personaggi come Doctor Fate, Hour-Man, Spectre, Sandman, Flash, Lanterna Verde e Hawkman, alcuni dei quali provenivano da editori diversi, ma vennero coinvolti nella prima supersquadra alla sua comparsa in All Star Comics #3.
Lo storico dei fumetti Les Daniels ha attribuito una grande importanza a questo evento
“Questa fu ovviamente una grande idea, perché offriva ai lettori molti eroi per una sola monetina, e il divertimento di guardare i personaggi preferiti interagire”
Soprattutto, in questo modo si iniziò a creare un universo narrativo più coeso tra i diversi personaggi dei fumetti, che fino ad allora erano visti come entità individuali.
La nascita di formazioni supereroistiche, composte anche da personaggi già titolari di serie autonome, divenne una realtà, divenendo poi una delle caratteristiche più evidenti della futura rinascita degli eroi, la Silver Age.
La fine della Golden Age

Un’epoca di così grande fermento per i fumetti aveva un rischio: crollare sotto il proprio peso. La saturazione del mercato con continue uscite era un meccanismo fuori controllo, che in breve ebbe il risultato di creare una sorta di monopolio supereroistico nel mondo del fumetto, stancando il pubblico.
Nemmeno la parentesi dell’Atomic Age riuscì a invertire questa tendenza. La nascita di personaggi legati alla nuova minaccia nucleare, estremo tentativo di invertire un calo delle vendite dei fumetti supereroistici, dovuta alla voglia dei lettori di vedere il medium calato in altre dimensioni, come la fantascienza, il western o il poliziesco, si rivelò un tardivo tentativo di invertire questa tendenza.
All’inizio degli anni ’50, inoltre, la società americana era scossa da una tendenza moralista, conseguenza di un clima sociale rigido associato alla comparsa di paranoie dovuta al nuovo assetto mondiale. Politicamente, il maccartismo, la ‘caccia alle streghe’ legata al pericolo comunista, stava dilagando negli States, portando anche ad una visione rigida e oppressiva della cultura più libera. Una battaglia che si estendeva alla ricerca di un capro espiatorio a cui addossare le responsabilità per le ribellioni adolescenziali. E ne vennero trovati ben due: il nascente rock’n’roll e i fumetti.
Nel 1954, lo psichiatra Fredric Wertham pubblicò La seduzione dell’innocente, criticando i fumetti e accusandoli di influenzare negativamente i giovani, contribuendo a comportamenti devianti, criminalità, dipendenza da droghe, atti immorali e, inoltre, l’omosessualità. A motivare questo attacco erano editori come EC Comics, che inseriva nelle proprie storie elementi disturbanti, con derive horror e violente sin troppo esplicite.
Al fine di ricondurre l’editoria fumettistica in una dimensione culturalmente accettabile, nel 1955 nacque la Comics Code Authority, un organismo di censura che vietò storie horror, nudità e impose un controllo severo sul linguaggio, proibendo di rappresentare figure sociali come poliziotti o giudici come corrotti o moralmente fallibili, per preservare l’immagine positiva di queste figure.
Per quanto spesso si voglia vedere nella nascita della Comics Code Authority la fine della Golden Age, in realtà il declino dei fumetti dei supereroi era già in atto. L’eccessiva offerta, spinta soprattutto dalla volontà delle case editrici di massimizzare i guadagni finché il mercato era propizio, portò ad una sovra esposizione della figura dei supereroi, che spinse i lettori a cercare altre proposte fumettistiche, che non erano più soddisfatte dalla presenza dei supereroi.