Se sulla copertina di un fumetto vedete il nome di Ed Brubaker, siete davanti a una vera e propria incognita. Pur essendo osannato come uno dei migliori autori di crime story, Brubaker ha dimostrato di saper cogliere di sorpresa i lettori, spaziando tra diversi generi, sempre alla ricerca di nuovi spunti che stimolino la sua fantasia.

A volte, andando alla ricerca di contesti narrativi estremamente particolari, come per Incognito, o giocando con regole considerate inalterabili. Violet o Fatale sono prove autoriali che mettono in evidenza la dinamicità delle revisioni narrative di Brubaker, ma difficilmente ci si sarebbe aspettati di vedere questo eclettico autore alle prese con la letteratura young adult. Eppure, nel catalogo di saldaPress ha fatto la sua comparsa Friday, che si fregia meritevolmente della coccarda della collana Maèstro.

Brubaker, anarchia narrativa

Friday
Friday – © gruppo saldatori

Questa costante varietà di Brubaker è figlia di un distacco dal meccanismo delle major dei comics. Difficile dimenticare come il suo passato in Marvel sia stato caratterizzato da una vivace run di Captain America, o che a lui sui debba la seconda vita di Bucky Barnes come Winter Soldier, ma non è un mistero il difficile rapporto di Brubaker con il concetto di work for hire.

Per i lettori, questa conflittualità è stata una manna. Libero da gabbie di continuity e meccanismi limitanti, Brubaker si è costruito una vita autoriale in cui la sua curiosità e le sue passioni sono divenute i motori della sua scrittura. Una totale, inossidabile autonomia che lo ha trasformato in uno dei più apprezzati autori contemporanei, riconosciuto soprattutto per la sua vena crime e la sua collaborazione storica con Sean Phillips, ma che lo ha spronato a rianimare generi desueti.

Volete una storia che rielabori il concetto di femme fatale? Ecco Fatale. Cercate un’interpretazione diversa delle spy stories? Nessun problema, basta leggere Violet. E si potrebbe continuare questo gioco a oltranza, arrivando infine a un genere che, ammettiamolo, sembra strano tra le mani di Brubaker: lo young adult.

Eppure, Friday Fitzhugh potrebbe avere da ridire.

Ritorno ai misteri di casa

Friday
Friday – © gruppo saldatori

Il distacco dalla natia King Hill non è stato semplice per Friday Fitzhugh. Crescere in una cittadina della provincia americana lascia i suoi segni, soprattutto se gran parte dell’adolescenza viene passata risolvendo piccoli misteri, avventure continue che plasmano una personalità fuori dal comune. Assieme all’eterno amico Lancelot Jones, Friday era diventata quasi una mascotte del luogo, che vedeva nella strana coppia di giovani investigatori figure fokloristiche.

Ma crescendo, Friday sceglie di partire per il college, mentre l’amico Lance rimane nel piccolo mondo antico di Kings Hill. Il cambio di ambiente non è particolarmente sereno per Friday, che vede nelle prime vacanze natalizie un salvifico ritorno alle origini. E, ovviamente, alle indagini con Lancelot, che non tarda a coinvolgere l’amica in un’indagine che assume sempre più connotati misteriosi e paranormali.

Una spirale di eventi apparentemente inspiegabili si sussegue rapidamente, sotto lo sguardo attento di Lancelot che intravede immediatamente uno schema, una traccia da seguire assieme all’amica per fare luce su questi misteri. Ma come potrebbe cavarsela Friday se una delle vittime fosse proprio Lancelot?

Interrogativo a cui la ragazza deve rispondere quando viene raggiunta dalla notizia della scomparsa di Lance. Mentre tutti cercando la soluzione più semplice, Friday inizia a intravedere quella trama occulta che Lancelot aveva percepito, e vede nella soluzione di questo enigma l’unico modo per dare giustizia alla morte del suo amico.

Ma la realtà potrebbe molto più complessa e sorprendete di quanto immagina!

Riscrivere le regole

Friday
Friday – © gruppo saldatori

Uno dei pregi delle edizioni saldaPress è riuscire a ritagliare spazio per dare parola agli autori. Occasione perfetta, in questo caso, per scoprire come questa storia girasse nella mente di Brubaker da anni, frutto dell’amore per una lettura per ragazzi non troppo conosciuta nel nostro paese: giovani investigatori alle prese con casi misteriosi. Il successo di questa letteratura in terra americana è insito in una formula narrativa rodata, che prende slancio da una tradizione classica, vicina al giallo vittoriano stile Sherlock Holmes, per poi virare alla scoperta del mondo ‘adulto’, tramite la perdita dell’innocenza e della visione infantile, fantastica della realtà.

Nelle mani di Brubaker, questi dogmi vengono amalgamati in una narrazione che coinvolge il misticismo del folklore americano, la ricerca di una dimensione fantastica le cui radici sono saldamente ancorate al piccolo mondo della periferia. Una visione quasi kinghiana, che Brubaker allarga con una meccanica narrativa fatta di incroci convoluti, in cui la sensibilità della giovane protagonista, il suo essere l’elemento dissonante di una comunità altrimenti cristallizzata, diviene punto di rottura.

Il ritorno a casa di Friday Fitzugh sembra echeggiare l’arrivo di Dale Cooper a Twin Peaks. In entrambi i casi, l’elemento esterno è il catalizzatore della storia, quel ‘fuori posto’ che sconvolge la routine di un luogo con proprie regole. Pur mostrando una certa attinenza alla matrice narrativa lynchiana, Brubaker abbandona il paranormale caro al regista americano per virare verso una magia quotidiana, segreta ma presente. Non ci sono realtà parallele, ma una declinazione del fantastico che vive di leggende, note ai lettori che quindi si sentono vicini a Friday.

Ritratto di un mistero

Friday
Friday – © gruppo saldatori

Specialmente nel terzo volume, Brubaker sfrutta in modo sublime le didascalie rendendole sempre più voce narrante, tanto che, grazie all’ottimo adattamento di Stefano Formiconi, si percepisce il tono da fiaba graffiante di questa vicenda. Quindi, urban fantasy o crime story? Ne l’uno ne l’altra, o forse entrambi, perché a dominare è nuovamente la sontuosa crasi narrativa di Brubaker, che gioca coi generi, strizza l’occhio ai lettori e finge di caracollare tra le nevose foreste coi suoi protagonisti, scoprendo a ogni passo nuove verità.

Una sintonia che deve molto all’interpretazione visiva di Marcos Martin e Muntsa Vincente. Il percorso di ibridazione di Brubaker si specchia nelle tavole in cui si percepisce una vena noir, motore della componente investigativa, avvolta da un pacato omaggio al fumetto lisergico anni ’70, che dona vigore al fantastico della vicenda. King Hill diventa quindi un palpabile non luogo, una dimensione sospesa in cui Friday si muove come un’estranea, con primi piani che ne colgono al meglio lo sguardo indagatore e le sue movenze spesso sin troppo accentuate rispetto all’immobilismo del mondo circostante.

Il tocco finale sono le cromie di Muntsa, studiate per stuzzicare la curiosità dei lettori con tinte fredde, spezzate da sprazzi improvvisi di colori acidi, che specie nell’ultima parte del racconto incarnano il fantastico, con una decisa sterzata verso l’horror. Eppure, nell’evolversi della vicenda anche i colori assumono un codice emotivo che viene lentamente riadattato sino al finale, in cui l’epilogo diventa chiave di lettura di ogni componente di Friday.

La nuova rivoluzione di Brubaker

Friday
Friday – © gruppo saldatori

Se da un lato si può considerare Friday come l’ennesimo divertissement di Brubaker, dall’altro non si può ignorare come questa visione del racconto young adult sia una nuova dimostrazione della validità della decostruzione dei dogmi narrativi. Operazione in cui Brubaker sembra eccellere al pari di nomi come Kirkman e Lemire, seguendo una propria agenda di rivoluzione e preservazione, finalizzata all’evoluzione dell’anima del racconto.

Friday ne è una gradevole dimostrazione. Sarebbe sin troppo facile limitarsi a trovare le analogie con la tradizione, il voler identificare omaggi e sinergie con grandi nomi del cinema e della letteratura di genere, ma la spiccata personalità di questa saga mostra il suo volgersi al futuro con un finale che consegna due giovani protagonisti al loro futuro.

E quello, forse, non lo ha ancora scritto nemmeno Brubaker, sarà la loro prossima, intima avventura.

Conclusioni

8.5 Magnetico

Se da un lato si può considerare Friday come l’ennesimo divertissement di Brubaker, dall’altro non si può ignorare come questa visione del racconto young adult sia una nuova dimostrazione della validità della decostruzione dei dogmi narrativi. Operazione in cui Brubaker sembra eccellere al pari di nomi come Kirkman e Lemire, seguendo una propria agenda di rivoluzione e preservazione, finalizzata all’evoluzione dell’anima del racconto.

PRO
  1. Racconto semplice ma appassionante
  2. Brubaker evolve i dogmi dello young adult
  3. Stile grafico intrigante
Contro
  1. L'intreccio di generi potrebbe risultare confusionario
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Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva