Un gigantesco quattro, che brucia nel cielo newyorkese. Così comincia il Marvel Universe, con un richiamo rivolto a tre individui di incredibili poteri, ma che, idealmente, si rivolge a milioni di lettori in cerca di avventure. Gli stessi che, nel giro di una manciata di pagine, si legano immediatamente a un gruppo di eroi che, nel corso degli anni, segnerà momenti storici del fumetto supereroico: i Fantastici Quattro.
Quando nel 1961 la neonata Marvel Comics pubblica Fantastic Four #1 sta gettando le fondamenta di quello che diventerà uno dei più amati pantheon supereroici del mondo del fumetto. Nel periodo in cui il mondo dei comics si stava scrollando di dosso le rigide imposizioni del Comics Code Authority, Stan Lee sceglie di partire da quello che più di ogni altro simboleggia l’american way da manuale: la famiglia.
La First Family del fumetto
First Family non è un titolo guadagnato a caso dai Fantastici Quattro. Il concetto di famiglia tornerà spesso nel Marvel Universe, che si tratti di famiglie per affinità – come gli X-Men – o di drammi familiari, poco importa: la famiglia è quel luogo complicato che tutti conosciamo. E che cerchiamo, anche quando ci sentiamo in trappola.
Sarà per questo che Lee decise di creare un fumetto su una famiglia, idealmente specchio dell’immaginario da cartolina, ma in realtà molto più complessa e, forse proprio per questo, decisamente più umana. O per dirla a con parole sue:
Per una volta, avrei potuto scrivere una storia che mi sarebbe anche piaciuto leggere…E i personaggi sarebbero stati dei personaggi con cui mi sarei potuto relazionare personalmente: sarebbero stati corpo e sangue, avrebbero avuto colpe e difetti, sarebbero stati fallibili, e, soprattutto, dentro gli stivali dei loro colorati costumi avrebbero ancora avuto piedi di argilla
Nasce forse con loro il famoso ‘supereroi con superproblemi’, quel mantra che diventerà uno dei pilastri del Marvel Universe. Ma come spesso accade, è proprio in famiglia che affronti i problemi più grandi. Anche quando è proprio la tua famiglia, a crearli.
Raccontare l’America dal salotto di casa
Ripercorrere le origini dei Fantastici Quattro è sin troppo facile. Stan Lee si lascia guidare dalla weird science e lascai ai raggi cosmici il compito di stravolgere quattro temerari esploratori in un quartetto di supertizi. O forse davvero ruba l’idea dei Challengers of the Unknown di Jack Kirby, ma questo è un altro discorso.
Quello che è certo, è che Lee sa come dare ai suoi eroi una presenza scenica che li rende irresistibili per il pubblico del periodo. Mentre la lotta tra le superpotenze della Guerra Fredda raggiunge le stelle, Lee rendere Reed Richards e la sua squadra i temerari americani che affrontano il cosmo ignoto, anticipando di qualche anno lo storico allunnaggio americano.
Quel simbolo sparato nel cielo, il rapido flashback che racconta la loro origin story fanno presa sul pubblico. Non solo perché i superpoteri sono sempre una grande attrattiva, ma perché sono introdotti due elementi incredibili: i protagonisti sono una famiglia e uno di loro diventa un mostro, agli occhi della gente, ma soprattutto ai suoi.
Abituati dalla Golden Age alla presenza di eroi solitari, o al massimo seguiti da una sidekick, che vivono incredibili avventure in cui sono sempre accolti trionfalmente, per i lettori trovarsi davanti al roccioso Ben Grimm e vedere la famiglia Richards ritratta anche nella propria quotidianità è stata una rivelazione.
Crisi e rinascita di una famiglia
I superpoteri, in un certo senso, passano in secondo piano, l’attenzione è al fatto che i FQ litigavano come una famiglia, si confrontavano e deridevano come una famiglia e si volevano bene come una famiglia.
In tutto e per tutto, i Fantastici Quattro sono il ritratto della famiglia modello americana. Forse, troppo stereotipata, ma se è vero che la Marvel deve essere lo specchio del ‘mondo fuori dalla finestra’, non poteva essere altrimenti.
Un’origine che trova il modo di rimanere fedele a se stessa, tanto che i Fantastici Quattro possono essere considerati una cartina di tornasole della percepita vita famigliare a stelle e strisce. Crisi coniugali, devastanti tracolli finanziari e ricerca continua di un delicato equilibrio familiare – specie per i coniugi Richards – sono l’essenza di questo atipico nucleo familiare.
Diventa quindi comprensibile come il periodo di massimo successo dei FQ pare essere stato durante la Silver Age, quando il senso di famiglia era uno dei pilastri del vivere la comunità in U.S.A. La progressiva perdita di questa idealizzazione del focolare domestico, nuove suggestioni e un mutamento del costume sociale portano i Richards a non essere più così identificativi della famiglia tipica americana.
Nuove famiglie e prese di coscienza
Poteva bastare il contesto fantascientifico a dare vigore ai Fantastici Quattro? Non si può certo negare che l’elemento cosmico compaia proprio grazie alla famiglia Richards, che si tratti di Galactus o di Kang. Lee aveva subito trattato i FQ come l’elemento sci-fi del Marvel Universe, affidandosi a una fantascienza figlia dell’ingenuità dell’era della letteratura pulp.
Con il modificarsi del gusto della letteratura d’anticipazione, anche i Fantastici Quattro risentirono in parte di questa rivoluzione. E in seno alla stessa Marvel, la comparsa di nuovi eroi sembrava offrire ai lettori scelte più interessanti, arrivando allo scoppio della passione per i nuovi X-Men dell’era Claremont.
Anche loro una famiglia, i Figli dell’Atomo ebbero maggior appeal durante gli anni ’80 e ’90 perché maggiormente vicini ai teen ager del periodo, ritraendo diverse meccaniche familiari e con un maggior senso di ribellione e indipendenza. Basterebbe citare le reazioni di Kitty Pride o Jubilee per avere chiaro il discorso, molto più consapevoli della propria femminilità e della propria identità.
Una sicurezza che era mancata da sempre a Susan Storm, trattata a lungo come la damsel in distress della famiglia. Per anni, Susan è stata la ‘ragazza invisibile’, quasi fosse prigioniera di un ruolo che le impediva di essere pienamente donna, sino a quando non arriva su Fantastic Four uno degli autori più iconici dei FQ: John Byrne.
Rivoluzione familiare
Mentre sugli X-Men Jean Grey trova la propria maturazione come donna attraverso al Saga di Fenice Nera, Susan Storm deve attraversare gravi crisi, tra cui la perdita di un figlio e un controllo mentale, per superare quel ruolo di ‘ragazza’. Sofferenza e reazione, la maturità arriva non come processo di crescita familiare, ma come emancipazione dal ruolo tradizionalmente atteso di madre di famiglia: se potete essere eroi voi, lo posso essere anche io.
Da famiglia simbolo di una società, quindi, a emblema della crisi della famiglia tradizionale. Quasi un ricordo dei tempi passati, un attaccamento a un modello sociale che viene meno nella rivoluzione del costume americano degli anni ’80 e ’90. Eppure, anche in questo momento i Fantastici Quattro sanno essere parte del Marvel Universe, ne vivono i momenti essenziali e rimangono la Marvel Family per antonomasia.
Non è un caso che alcuni autori abbiano visto nella famiglia Richards il modo migliore per raccontare uno spaccato sociale americano. Emblematico in tal senso come James Sturm e Guy Davis con il loro Molecole Instabili raccontino un’altra vita per i FQ, più concreta e credibile per la morale e la società degli anni ’60 americani.
Non meno appassionante l’emozionante La storia della nostra vita, in cui Mark Russell racconta la vita di questi eroi attraverso momenti cult della loro lunga avventura, ma con un piglio meno eroico e più realistico. Russell riesce a cogliere una delle fratture più evidenti della famiglia Richards, quella dedizione di Reed alla sua scienza così totalizzante che lo ha spesso allontanato dai suoi cari.
Famiglia è dove sta il cuore
Senza maschere, da sempre. I Fantastici Quattro non si sono mai nascosti al mondo, si sono sempre mostrati con la loro vera identità a un mondo che, qualche volta, li ha persino puniti per questa scelta. Nelle cadute più che nei trionfi ci hanno – letteralmente – messo la faccia, senza mai nascondersi.
Forse è questo il vero superpotere dei Fantastici Quattro, l’essere rimasti fedeli a se stessi in tutta la loro esistenza. Che si tratti di affrontare l’Uomo Talpa o impedire il compiersi della volontà di Galactus, è l’essere comunque parte di una famiglia, allargatasi nel tempo, a dare a questi quattro eroi la loro forza.
Perché come ci ricorda Sue Stom in La storia della nostra vita:
Il concetto di eroe non esiste. Non siamo guerrieri che si sono schierati da soli contro il mondo. Ma la somma di tutti quelli che ci hanno voluto bene,
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