Viene da chiedersi cosa abbia pensato Tom Breevort quando ricevette la richiesta di potere realizzare una storia dei Fantastici Quattro nientemeno che da Neil Adams. Il nome di Adams appartiene all’empireo del fumetto, luogo riservato ai grandi maestri della nona arte, un destino manifesto che Adams ha potuto vivere pienamente. Celebre per il suo lavoro sul Cavaliere Oscuro e osannato come parte della coppia Adams – O’Neill per la strepitosa run di Lanterna Verde/Freccia Verde, la scelta di Adams di cimentarsi con la First Family marveliana non può che essere scaturita dal profondo amore dell’autore per questi quattro splendidi esseri umani.
Pensando ai Fantastici Quattro, è impossibile non legare l’immaginario hi-tech alla visione a tratti lisergica di Kirby. Immensi macchinari e marchingegni titanci erano all’ordine del giorno per il disegnatore (che fu anche l’ispirazione per il burbero carattere di Ben Grimm), e il suo apporto al design cosmico del Marvel Universe lasciò un profondo segno nell’immaginazione collettiva. Impossibile rimanerne indifferenti, e lo stesso Adams ne fu colpito, tanto da renderlo fondamentale quando Breevort accolse la sua richiesta, portando alla nascita di una perla come Fantastici Quattro: Antitesi.
Un fantastico quinto

La potenza interpretativa di Adams è una delle sue eredità più grandi, un tesoro di cui essere gelosi custodi. Tanto che l’autore non nascose che l’aver deciso di collaborare non solo con DC ma anche con Marvel lasciò interdetti i vertici della Distinta Concorrenza:
“Quando iniziai a collaborare con la Marvel, in DC erano piuttosto seccati, ma fu una mossa calcolata… avrei spinto altri autori a fare altrettanto. Inoltre lavorare per la Marvel poteva essere interessante. Infatti, fu una bella esperienza. L’azienda era più amichevole, più vera”
Avere a disposizione la mano di Adams era il sogno di ogni editore. In un contesto come quello supereroico in cui l’irreale dei superpoteri faticava a trovare una sinergia con il reale, Adams sembrò trovare rapidamente una perfetta crasi. I suoi personaggi non sembravano fantastici, avevano movenze eleganti e dinamiche, i loro volti espressivi e realistici. Adams fu rivoluzionario, sotto questo aspetto, e l’arrivo alla corte Marvel lo portò a lavorare su diversi personaggi, venendo addirittura considerato come prima scelta per i disegni di Dio ama, l’uomo uccide, graphic novel mutante poi affidata a Bren Anderson.
Restava però sempre in sospeso quel desiderio di ritrarre la First Family.
Realizzare un sogno

Forte del suo nome, e soprattutto con le idee ben chiare, quando finalmente arrivò l’occasione di poter lavorare sui FQ, Adams aveva le idee ben chiare: doveva essere una storia con Galactus e Silver Surfer. Doveva, in pratica, essere una storia sui ‘classici’ Fantastici Quattro, intenti a difendere il mondo da minacce cosmiche, specchio di quelle meravigliose storie degli esordi firmate da Kirby e Lee.
La fortuna di Adams, in questo caso, fu l’avere come sparring partner nientemeno che Mark Waid, che aveva raccontato le imprese degli eroi newyorkesi in una run di inizio. La sua preparazione sui Fantastici Quattro fu fondamentale non solo nel trovare la giusta dimensione narrativa per accontentare le richieste di Adams, ma anche nell’architettare una trama che unisse le classiche atmosfere delle prime imprese del quartetto all’espressività tipica dell’arte di Adams.
Da questa comunione di intenti nasce una storia che non solo si affida ai grandi classici degli FQ, ma li spinge oltre ogni limite, arrivando a offrire a Reed Richards una tentazione irresistibile: avere finalmente più risposte che domande.
Salvare un nemico

Dopo aver sgominato l’ennesimo attacco di Anhihilus, i Fantastici Quattro sperano di godersi un attimo di pace, ma l’arrivo di una cometa fuori controllo interrompe ogni loro speranza. Il bolide spaziale si avvicina inesorabilmente verso la Terra e nemmeno i satelliti a protezione del nostro mondo creati da Reed Richards sembrano essere sufficienti a evitare la catastrofe.
Gli sforzi della First Family riescono però a deviare l’oggetto misterioso in una zona sicura, dove accorrono per scoprire che al centro del cratere si trova un debolissimo Silver Surfer. Soccorso dai Richards, Norrin rivela loro una sconcertante verità: Galactus è morto!
L’araldo del divoratore di mondi è corso sulla Terra in cerca di aiuto da parte dei Fantastici Quattro, perché solo possono salvare il suo padrone, preservando un equilibrio cosmico messo in crisi dall’arrivo di una minaccia senza pari, capace di sconfiggere lo stesso Galactus, la sua antitesi, arrivata dalla zona negativa.
Una richiesta di aiuto che non può rimanere inascoltata, spingendo i Fantastici Quattro in un’incredibile avventura spaziale.
Gioco di Maestri

Fantastici Quattor: Antitesi è una storia godibilissima a prescindere dalla conoscenza del mito dei Fantastici Quattro, concepita per essere un omaggio alla tradizione di Kirby e Lee e di mettere a disposizione del genio artistico di Adams l’anima della First Family. Waid colloca idealmente questa storia a ridosso della sua precedente run, con la presenza di Valeria Richards, ma è inevitabile rimanere affascinati dalle atmosfere spiccatamente classiche che seducono i lettori.
La presenza non solo di Galactus e di Silver Surfer ma anche di Agatha Harkness rispecchiano la volontà di Adams di omaggiare i primi anni dei Fantastici Quattro, nello spirito ma soprattutto nella forma. Adams interpreta magnificamente i dogmi stilistici di Kirby, riproduce il gusto sci-fi del Re con strutture titaniche, iperdettagliate e che hanno tutto il sapore della magnificenza kirbyana.
L’impronta di Adams, tuttavia, è evidente. Le movenze dei personaggi e la loro cinetica mostrano le caratteristiche del tratto di Adams, che si lancia in ardite elaborazioni prospettiche che esaltano la sua inconfondibile dinamicità. Pur ammirando la classe di Adams, in alcuni passaggi l’età ha fatto sentire la sua presenza e si notano alcune imperfezioni che nemmeno l’abile mano di Mark Farmer alle chine è riuscita a coprire pienamente.
Piccole imperfezioni che risultano particolarmente evidenti in alcune espressioni di Ben Grimm al limite del grottesco, ma che, all’interno dell’economia della storia, si concedono con affetto a un maestro della nona arte. Adams e Wade costruiscono un viaggio intimo per i Fantastici Quattro, con un’attenzione particolare per Reed Richards, posto nella condizione di prendere il posto di Galactus, oramai regredito alla sua forma umana, Galan.
Il sogno di un maestro per Veri Credenti

Antitesi non è solamente la realizzazione di un sogno di Adams, ma una delle manifestazioni più attente e rispettose del canone dei Fantastici Quattro. Traspare non solo la profonda conoscenza di Waid per la Fist Family, ma l’amore sincero di Adams per i quattro eroi marveliani.
Un racconto non solo rivolto a coloro che cercano strade mai percorse assieme ai Fantastici Quattro, ma anche un ottimo primo passo all’interno della vita della famiglia Richards. Tutte le componenti emotive del quartetto sono perfettamente rispettare, dai pregi ai difetti, ritrovando nelle loro fragilità la forza di affrontare sfide incredibili, tra una battuta e un scatto fulmineo, agendo come un tutt’uno. Come una famiglia.