L’annunciata presenza di Shin’ichi Sakamoto a Napoli Comicon 2025 è stata accolta con grande entusiasmo. Il sensei ha richiamato una nutrita schiera di appassionati, che hanno mostrato il loro affetto per l’artista giapponese durante le sessioni di firme e gli incontri organizzati da Comicon.

Oltre a questi eventi, Sakamoto è stato protagonista di un incontro con la stampa, organizzato da Comicon. Occasione imperdibile, che abbiamo condiviso con i colleghi e che ci ha consentito di scoprire dalla viva voce del sensei i retroscena del suo lavoro.

I protagonisti al centro della storia

Innocent
Innocent – © Shin’ichi Sakamoto

Innocent, The Climber, #DRCL – Midnight Children sono simbolo della vena narrativa del maestro giapponese. Contesti profondamente diversi, anche culturalmente lontani dalla società giapponese, che quindi portano a chiedersi con quale criterio Sakamoto scelga le sue trame

“Riguarda sempre le esperienze e il destino del protagonista. Di solito, quindi, è quello che mi dà lo spunto per definire un determinato tema per le mie opere. In The Climber il protagonista è una persona che fa appunto climbing, e chi pratica questo sport decide di propria di andare in luoghi che spesso sono impervi, pericolosi, ma accettano questa sfida e l’affrontano. Successivamente la mia attenzione si è focalizzate su Charles-Henri Sanson, che nasce destinato a diventare un boia, e deve portare avanti questo destino senza possibilità di potergli sfuggire. Nel caso di Dracula invece ho scelto come protagonisti dei ragazzi giovani che sono la parte più instabile della società, che ancora non sono delle persone ben definite.”

La curiosità di sensei Sakamoto non è quindi attirato tanto dall’ambientazione, quanto dai personaggi, dal loro ruolo e dal loro spirito.

“Non scelgo di parlare di un determinato periodo storico, in realtà la mia attenzione è più legata al protagonista. Ovviamente nel raccontare la storia e il destino di quel protagonista, ciò che c’è attorno è importante perché fa parte della narrazione, ma non è quello il punto sul quale presto maggiore attenzione.”

Questo dettaglio aiuta a comprendere come per Sakamoto non sia importante tanto il contesto storico, quanto la quotidianità dei suoi racconti:

“Normalmente non penso a qualcosa che vorrei scrivere in particolare, di solito l’ispirazione mi viene dalla quotidianità, da quello che mi capita, dalle sensazioni che provo rispetto a determinate cose che succedono. È difficile che possa decidere volontariamente di trattare un determinato argomento, si tratta più di un qualcosa che sento dentro e che mi porta poi a trascriverlo nelle mie opere”

Come evidente in DRCL, dove Sakamoto non recupera i personaggi adulti immaginati da Bram Stoker, ma sceglie di seguire degli adolescenti, rendendoli uno specchio del nostro presente:

“Dal momento che si tratta di ragazzini che sono ancora molto giovani, i loro desideri e anche i loro corpi non sono del tutto sviluppati, non hanno quel senso di completezza degli adulti. Volevo raccontare questa storia dal loro punto di vista, anche rispetto alle paure e ai sentimenti di persone che non sono ancora del tutto sviluppate da un punto di vista psicologico.”

Evoluzione individuale come maturazione artistica

DRCL
DRCL – © Shin’ichi Sakamoto

Come per molti artisti, anche Shin’ichi Sakamoto ha avuto un percorso artistico che lo ha portato ad evolvere la propria visione. Nei suoi primi lavori, si percepisce una maggior affinità a una valorizzazione della forza fisica, mentre la sua evoluzione artistica si è poi spinta verso una maggior attenzione alla dimensione intellettuale

“Quando ho iniziato, quando ero un ragazzino ed ero al liceo, avevo questa idea di mascolinità che era molto legata alla forza fisica, ai muscoli. Pensavo che fosse quello l’ideale per quanto riguarda le caratteristiche che deve avere un uomo. Quando ho iniziato ad entrare nella società, dove mi sono reso conto che queste non sono caratteristiche molto utili nel quotidiano, ho cambiato prospettiva. Confrontandomi con altre persone, ho capito che erano invece molto più importanti l’aspetto psicologico e la forza d’animo di una persona. Ho spostato la mia attenzione su questo e di conseguenza i miei personaggi si sono evoluti in quella direzione”

Una crescita come individuo che si è riflessa anche nella sua dimensione artistica. Al punto che nella sua dialettica trovano spazio temi di grande spessore, come conflitto tra predestinazione e autodeterminazione, con un forte simbolismo legato alla presente condizione umana.

“Nelle mie opere ho fatto riferimento al Simposio di Platone.  Penso che in ognuno di noi ci sia una verità e qualcosa che ci spinge, che ci dà la forza di lottare. È questo che vorrei esprimere all’interno delle mie opere, attraverso l’arte. È possibile che l’arte possa avere il potere di salvare e aiutare le persone. Ci sono state tante persone che sono venute dicendo che le mie opere erano state importanti per loro, perché in qualche modo avevano dato loro forza in periodi non proprio facili della vita. Per me il fatto che anche in piccola parte le mie opere possano essere d’aiuto alle persone è già una grande soddisfazione ed è forse già un piccolo segno che sì, forse l’arte può aiutare le persone.”

Lezione di world building

The Climber
The Climber – © Shin’ichi Sakamoto

Pur concentrandosi sui personaggi, l’importanza del loro ambiente è evidente per Sakamoto. Una rilevanza che impegna il sensei non solo in termini di realizzazione ma anche sul piano della ricerca:

“Realizzare un manga non è un qualcosa che si può fare completamente da soli. Nel caso delle mie opere, come per esempio Innocent, ho chiesto e collaborato con persone esperte di storia francese, mi sono recato sul posto per fare delle foto, ho chiesto di avere immagini dell’epoca riguardanti il periodo storico che stavo disegnando. Per The climber ho chiesto il supporto di persone che fossero esperte di climbing per sapere esattamente, nel dettaglio, tutti gli aspetti dello sport di cui mi stavo occupando. Nel caso di Dracula invece, un’opera ambientata in Inghilterra, nel momento in cui ho iniziato è scoppiata la pandemia di coronavirus e quindi questo mi ha impedito di potermi recare sul posto per poter fare le ricerche che normalmente avrei fatto per realizzare l’opera. Quindi ho preso spunto da edifici che sono stati costruiti nello stesso periodo e nello stesso stile in Giappone.”

Una visione del processo creativo bene definita, con diverse fasi. Diversi artisti hanno spesso rivelato come ci siano fasi del proprio lavoro che preferiscono, subendo invece l’obbligatoria presenza di altri momenti, ma per Sakamoto sembra che la soddisfazione arrivi dall’armonia del tutto:

“Si potrebbe pensare che la maggiore soddisfazione venga dal fatto di riuscire a realizzare un bel disegno. In realtà la soddisfazione è nel riuscire a creare un’opera strutturata, che sia piacevole e bella da vedere. Di contro, solitamente è il processo iniziale quello che non mi piace particolarmente è la creazione della bozza del lavoro. Per quello provo più sofferenza.”

Allo stesso modo, la cura estrema con cui Sakamoto realizza i suoi lavori porta ad un lavoro estremamente ricercato nella realizzazione delle anatomie. Anche per questo aspetto, la bellezza delle sue opere ha una precisa origine:

“Il mio processo creativo scaturisce proprio dal realismo. È un modo di lavorare che ho maturato soprattutto nel realizzare The Climber, perché in quel caso l’attrezzatura deve essere corretta, in caso contrario non si può affrontare la sfida della scalata della montagna. Il modo più semplice per assicurarsi che la realtà fosse rispettata in tutto e per tutto era proprio quello di osservare nel reale quali erano le attrezzature e l’abbigliamento che venivano utilizzati. Quindi per me tutto parte da qui, dalla base di foto reali, così creo le mie opere. Anche per quanto riguarda Dracula, volendo fare riferimento alla realtà, ad oggetti utilizzati realmente in quel periodo, ho utilizzato ad esempio merletti e quanto potessi riuscire a recuperare per poter poi trarre ispirazione per creare la mia opera. Lo stesso processo serve anche per disegnare e per realizzare il corpo umano. Parte tutto dall’osservazione della realtà, quindi tramite immagini e foto per creare le mie opere.”

Questa affinità con il realismo, tuttavia, si intreccia nelle opere di Sakamoto con un momento di astrazione pittorica, dando vita a una particolare grammatica narrativa:

“Nelle mie opere ci sono moltissimi scenari in cui le immagini hanno maggiore importanza e prendono il sopravvento rispetto alle parole. Spesso cerco di interpretare quella che sarebbe la volontà dei protagonisti anziché fargli utilizzare delle parole che suonerebbero poco veritiere. Nel momento in cui percepisco che un personaggio non ha la necessità di esprimersi, preferisco il silenzio.”

Segnali di stile

Innocent
Innocent – © Shin’ichi Sakamoto

Shin’ichi Sakamoto, con le sue opere, ha lavorato sia su idee originali che adattando grandi classici. Nel secondo caso, prendere un’idea figlia di una determinata congiuntura storica e trasporla nel nostro tempo deve esser stato impegnativo:

“Anche se nell’opera di Bram Stoker non viene descritto il Dracula che noi immaginiamo oggi, esiste comunque questo stereotipo con i capelli acconciati in un certo modo o con il mantello. Il fatto di dovermi confrontare con uno stereotipo così forte sicuramente è stato l’aspetto più criticato nel descrivere la mia versione di Dracula. Anche il fatto che i personaggi che compaiono nel romanzo di Bram Stoker siano diventati dei ragazzi che per vari motivi hanno perso la famiglia è stato un altro aspetto sfidante.”

Dall’inizio della sua carriera ad oggi, sensei Sakamoto ha compiuto anche un’evoluzione tecnica, passando dalla carta ai supporti digitali. Scelta che, a sorpresa, rivela esser stata dettata in gran parte da motivi pratici:

“Le strumentazioni che io utilizzavo per realizzare i disegni in forma analogica non erano più disponibili, non erano più reperibili sul mercato. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare in Giappone non è facile trovare le strumentazioni che vengono utilizzate per la realizzazione dei manga. È capitato che uno di questi strumenti che io utilizzavo non è stato più prodotto perché la persona che lo produceva è andata in pensione, e io non riuscivo più ad ottenere il risultato che volevo utilizzando altri mezzi per disegnare. In quell’occasione ho cominciato a pensare ad altri modi per poter disegnare le linee che intendevo disegnare. A quel punto l’unica soluzione per me era quella di passare ad un altro metodo, e mi sono avvicinato al mondo digitale.”

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Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva