L’eterna lotta tra Kaiju e supereroi, secondo le regole del tokusatsu, è al centro della trama di uno dei comics più interessanti degli ultimi anni: Ultramega. Partorito dalla mente di James Harren, il fumetto pubblicato in Italia da saldaPress non si limita a mettere in scena scontri titanici e battute ironiche, ma mostra una sensibilità sorprendente nella gestione emotiva dei personaggi.

Grazie a saldaPress, in occasione del Comicon di Napoli abbiamo potuto esplorare l’universo di Ultramega in compagnia di James Harren. L’autore americano ci ha accolti nella sua creazione rivelandoci alcuni aspetti del suo processo creativo e offrendoci una consapevolezza maggiore di questo adrenalinico fumetto.

Ultramega: umani contro kaiju

Ultramega
Ultramega – © SKybound

Sin dalle prime letture di Ultramega, è evidente che non si tratti solamente di una rivisitazione contemporanea del tokusatsu, ma ci sia un sottotesto emotivo più strutturato. È evidente nel modo in cui vengono caratterizzati i personaggi, nella caratterizzazione drammatica di questa serie.

“Ho avuto l’intuizione su come funzionasse la malattia dei kaiju, su come funzionano i poteri e come influenzino persone comuni. Volevo raccontare una storia in cui Ultraman lasciava le persone che ama, dove aveva questo potere che fosse anche una maledizione, per scoprire come accadrebbe se qualcuno a cui tiene avesse questa maledizione e come si sarebbe comportato. Ecco cosa gli succede, la sua sconfitta ha devastato il suo mondo, la città. E mi piace che questa sconfitta diventi una maledizione per tutti. Una volta intrapresa quella strada, ho iniziato a chiedermi cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stato l’eroe più competente in azione.”

La sconfitta cui si riferisce Harren deriva anche dalla scoperta che la donna amata precedentemente amata dal supereroe protagonista sia stata contagiata dalla malattia. Rivelazione a cui lui reagisce scappando, abbandonandola e creandosi una nuova famiglia, mentre la donna si trasforma nella Regina dei Kaiju.

“La Regina dei Kaiju nasce per colpa di qualcuno che aveva sbagliato, qualcuno che la amava. E le conseguenze sono incredibili, è iniziato tutto da lì.”

Gli sconfitti sono i veri eroi

Ultramega in azione – © SKybound

Ultramega si basa sugli sconfitti, su anime che cercano di fare del loro meglio di fronte a situazioni più grandi di loro. Alla base, nasconde una componente mitologica, in cui lo scontro tra le diverse civiltà è in realtà una resa dei conti familiare, con parentele ignote che rendono il tutto ancora più drammatico.

“Non posso prendermi il merito per questo. Sono idee che arrivano dal folklore, e lo adoro. Sono un grande fan dell’Excalibur di Borman, non so se avete visto il film ma i dialoghi arrivano tutti da lui. Scusami, Borman, non uccidermi!! Ma amo il ciclo arturiano, le leggende e la mitologia, sono cresciuto con Joseph Campbell e Carl Jung, quindi sono felice che questi pezzi siano andati al loro posto.”

E Ultramega è a tutti gli effetti una saga famigliare, dove spesso le famiglie non sono tanto di sangue quanto di elezione. Specialmente a partire dal terzo volume, la sensazione che i drammi familiari irrisolti visti nell’incipit della serie stiano per esplodere, è evidente, un elemento che per Harren è particolarmente importante

“Adoro le storie famigliari, penso che sia come ci sentiamo nel mondo. Mi piace renderle drammatiche, mostrarle in grande.”

Epica familiare

Ultramega accarezza energicamente un Kaiju
Ultramega accarezza energicamente un Kaiju – © SKybound

Qualcuno ci ha insegnato che da grandi poteri derivano grandi responsabilità. In Ultramega, il potere è quasi una maledizione, allontana chi lo possiede dalle persone comuni.

“Perché abbiamo quasi un’attitudine generazionale del potere. Penso alla più antica generazione che ha preso il potere, come a ricordarci che ogni ragazzo abbia la sensazione che il padre abusi del proprio potere. Quindi, mi son dedicato a mostrare le conseguenze del fatto che il padre di Noah abbia preso questo potere, con conseguenze terribili. Eppure, alla fine Noah arriva a fare esattamente ciò che ha fatto lui.”

Eppure, Ultramega è una storia che nasce dal fallimento. Harren parte da questo elemento per mostrare comunque un percorso diverso, privando gli eroi della loro aura di perfezione e positività assoluta, insegnandoci che anche fallendo possiamo imparare, senza fossilizzarci sull’idea che l’avversario sia condannato a esserlo per sempre, comprendendoli.

“E’ esattamente quello che avevo sperato. Non sono un relativista morale, ma apprezzo di non guardare il mondo solo in termini di bene e male, è quello che mi ha insegnato il cuore. Il Kaiju e l’Ultramega si provocano a vicenda, succedono simultaneamente. Ricordo un sacco di influenze con cui sono cresciuto, come il poeta Robert Bly, che guardava alla politica americana, quando Nixon non amava gli hippie, e nasceva la controcultura. Eppure, sotto la superficie, avevano l’uno bisogno dell’altro.”

La correlazione emotiva tra i personaggi di Ultramega prende quindi un’altra forma, quasi filosofica. Non è la prima volta che il mondo dei comics mette in relazione due antitesi, eppure nelle parole di Harren sembra evidente una visione precisa dell’interazione tra i diversi personaggi

“Non ne sto facendo una filosofia! Per me è però affascinante che siano collegati. Sotto la superficie dove si provocano, hanno una forte relazione, sono necessari l’uno all’altro, se vuoi sono una cura al fanatismo. È qualcosa che cerco di usare quotidianamente prima di esagerare, per evitare di giudicare. Spero che questo ci consenta di evitare la crudeltà, trovo sollievo nel pensare che siamo tutti collegati.”

I kaiju più umani degli umani

Ultramega in tutta la sua potenza – © SKybound

Una scelta che trova forma anche nella creazione della società dei Kaiju. Mostri che parlano, hanno pensieri e fragilità estremamente umane, tanto che spesso leggendo Ultramega si ha la sensazione che siano più umani degli umani

“Il mio assunto era proprio che i Kaiju fossero più umani di noi. Mi sono divertito con questa idea, tanto che il mio numero preferito è Kajius Colisseum (presente in Ultramega vol. 1, NdR). Mi son divertito a prendere l’idea del tokusatsu, così bianco e nero come Star Wars, e aggiungere la psicologia umana. Nei tokusatsu, le persone sono abituate a vedere che i Kakiju si umiliano, perdono in ogni episodio, ma non deve esser per forza così”

Un approfondimento umorale dei personaggi che Harren ha spinto al punto di caratterizzare alcune figure mettendo in mostra anche i lati più grevi dell’animo umano, mostrando le conseguenze di visioni distorte della sofferenza

“Ho voluto inserire l’elemento del risentimento, del trauma che si trasforma in culto personale. Persone che non si abbattono, ma che ricordano il dolore subito, alimentando il risentimento al punto che tutto ciò che vogliono è infliggere dolore agli altri, in qualunque modo possibile. Al punto di creare un’arena, in cui mettere persone vestite da Ultraman per dimostrare di essere migliori, più forti. Non saprei, a me è parso incredibilmente umano!”

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Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva