Choujin X è la seconda serie manga di Sui Ishida, creatore del celebre Tokyo Ghoul (e relativi spinoff), incentrata anche stavolta su umani che subiscono una trasformazione radicale affrontando un percorso di crescita e confronto in un mondo decisamente dark e spesso governato dalla violenza.
Nella nostra recensione di Choujin X vi spieghiamo perché si tratta di uno dei manga che attendevamo con più curiosità per questo 2023: i motivi sono molteplici.
Genere: seinen manga
pagine: 264 pagine
Uscita: 28 febbraio 2023 (fumetteria, libreria, store online)
Editore: Shueisha (Jap) – J-Pop Manga (Ita)
Il nuovo lavoro di Sui Ishida
Sui Ishida, nonostante la giovane età, ha dato alla luce una delle serie più popolari e commercialmente importanti degli ultimi 12 anni di manga, generando milioni di fan in tutto il mondo (fate un esperimento: alla prossima fiera comics contate i cosplayer di Ken Kaneki e altri personaggi di Tokyo Ghoul e fateci sapere), ben tre spinoff, anime, videogiochi, giochi da tavolo, action figure e statue. Insomma, tutto quello che generalmente accade quando un’opera esplode e diventa molto conosciuta.
Si può dire, in sintesi estrema, che Ishida nella sua vita abbia finora raccontato praticamente solo Tokyo Ghoul, in varie salse. E quindi c’era molta attenzione per la nuova serie di un autore così popolare, anche per vedere cosa è stato in grado di raccontare dopo così tanti anni nello stesso soggetto narrativo.
Ma è anche una delle nuove serie di Weekly Young Jump di Shueisha, celebre rivista seinen da cui scaturiscono tanti successi ogni anno (e di certo sotto lo sguardo di tutti come Oshi No Ko, Bungo Stray Dogs, Terra Formars e One Punch Man), senza considerare poi la presenza contemporanea sull’app Manga Plus.
Ed ecco quindi che J-Pop Manga ce lo porta in Italia, dopo gli annunci di Lucca Comics and Games 2022.
Choujin: i super poteri nel Sol Levante
La trama del manga inizia in un futuro prossimo distopico, dove il mondo è stato modificato per sempre dalla nascita dei super uomini, i Choujin appunto, esseri umani capaci di sviluppare dei super poteri di natura e caratteristiche sempre diverse, che hanno radicalmente modificato gli equilibri e lo sviluppo della civiltà. Cambiano quindi i confini socio-politici, la geografia, le forme di governo. Le nazioni diventano province autonome, anche se questo aspetto rimane per lo più un accenno, impedendoci di approfondire un world building che certamente avrebbe contribuito ad aumentate il fascino dell’opera.
Tra i choujin, come per i supereroi in costume americani, c’è chi sceglie un percorso egoista e talvolta criminale e chi invece si prodiga per cercare di essere un aiuto e una risorsa.
Azuma Higashi e Tokio Kurohara sono due amici d’infanzia, inseparabili. Il primo è l’idolo della scuola, brillante e di successo e impegnato, grazie alle sue indubbie capacità marziali, a sventare piccoli crimini e soprusi nella regione di Yamato e nel dettaglio nella propria città.
Tokio invece, più mite e insicuro, vive all’ombra di Azuma, dopo i trascorsi d’infanzia, brillando solo di luce riflessa. La sua vita è come se fosse una diretta conseguenza di quella dell’amico, con Tokio di fatto incapace di prendere decisioni autonome e di essere indipendente.
Fino al giorno in cui, dopo l’attacco di un teppista trasformato in Choujin (dalla bizzarra forma con collo e arti allungati) i due, trovandosi alle strette, prendono una decisione radicale (e anche narrativamente un pochino artefatta e poco verosimile, ad essere sinceri), ovvero quella di iniettarsi una misteriosa sostanza capace di svegliare i loro geni dormienti e diventare choujin a loro volta.
Tokio si tramuta quindi in un choujin bestiale, le cui fattezze e capacità ricordano quelle di un avvoltoio (creatura che, nutrendosi di carogne, si appoggia ad altre per il proprio sostentamento e alla quale era stato accostato da piccolo dai bulli della scuola per il suo rapporto simbiotico con l’amico). Azuma apparentemente non guadagna alcun tipo di capacità, ma scopriremo presto che non è affatto così.
Non saranno gli unici a subire una trasformazione: anche la giovane Ely Otta, solare e gentile ragazza proveniente dalle campagne fuori Yamato, dopo un attacco terroristico da parte di un choujin sul volo in cui era imbarcata, sviluppa un potere particolare, basato sul fumo e sulla capacità di scatenare incendi spaventosi.
Il destino farà incontrare Tokio ed Ely e per loro comincerà innanzitutto un percorso di comprensione e di accettazione che, soprattutto nel caso di Tokio, si dimostrerà arduo e profondo.
Saper distinguere trama da sceneggiatura
Ci ritroviamo di fronte ad un soggetto che in molti punti sembra estremamente simile per dinamica e struttura a quello di Tokyo Ghoul: la trasformazione più o meno involontaria e l’acquisizione di capacità nuove e tutte da scoprire, l’ambientazione dark e per lo più governata da una violenza dilagante e diffusa, i protagonisti invischiati in rapporti simbiotici e all’apparenza tossici.
Insomma, una trama che, in questo primo volume, non rappresenta certo una novità nel genere e che, in particolare per l’autore, non parrebbe segnare un vero punto di evoluzione narrativa.
Anche l’ambientazione è scarsamente approfondita, come specificato ad inizio articolo, impedendoci di apprezzare un solito world building. Quasi a dirci che “non conta il mondo esterno, quanto quello interno dei protagonisti”.
Ma l’occasione è importante per ricordare una cosa che molto spesso sfugge alla maggior parte dei divulgatori social di manga, anime e fumetto in generale.
La qualità di una storia, e quindi di una sceneggiatura, non è data solo dallo sviluppo di trama, cioè dal susseguirsi e concatenarsi degli eventi.
La sceneggiatura è composta anche dai dialoghi, dalla scrittura completa degli archi narrativi e soprattutto dal tipo di messa in scena e molti altri elementi amalgamati tra loro.
E se la “trama” di Choujin X non sembra effettivamente essere al momento nulla di particolarmente originale, la messa in scena e la scrittura di questo fumetto meritano una considerazione a parte.
Dopo l’inizio “rumoroso” e anche piuttosto caotico, Choujin X riesce a prendere quota quando racconta in maniera credibile e dettagliata le fasi di elaborazione della trasformazione che attraversa Tokio (il quale si ritrova mostruosamente deformato, con un enorme becco sul viso).
La fuga, il tentativo di nascondersi e di razionalizzare un evento così catastrofico, il non riuscire a riconoscersi fisicamente, la presa di coscienza di doversi emancipare dal rapporto così assurdamente legato ad Azuma, ogni reazione di Tokio è intensa, così come la sua impreparazione quando la sua trasformazione richiama l’attenzione di Choujin spietati pronti a tutto pur di eliminare potenziali minacce. E la stessa cosa si può dire di Ely e in un secondo momento anche di Azuma.
Lasciando da parte la componente artistica (sulla quale si arriverà più avanti nel pezzo) è proprio questa la parte di Choujin X che risulta convincente e che dovrebbe balzare maggiormente all’attenzione.
Insomma si può avere in mano un soggetto magari già visto e sentito, quindi poco originale o sorprendente, ma raccontato così bene da rendersi di fatto vivo ed interessante. Ed è questo il caso.
Un manga che colpisce
Aggiungiamo un ulteriore pezzo: il mostro interiore, sempre pronto ad esplodere, che alberga nel cuore di tanti protagonisti di altrettanti manga (gli esempi sono infiniti, soprattutto nel genere shonen) in Choujin X, esattamente come nelle prime parti di Tokyo Ghoul, è diametralmente rovesciato: Tokio è un mostro, vero e proprio, sconvolto dal cambiamento, confuso anche nel cercare di elaborare questa trasformazione. Il suo amico e mentore Azuma lo allontana (scopriremo poi il perché), è abbandonato e pensa di poter finalmente iniziare una nuova vita, ma è solo una iper reazione derivante da uno shock, anche perché i suoi poteri inizialmente non sembrano servire a nulla.
Non è quindi il personaggio buono che lascia uscire il mostro per compiere del bene cercando sempre di tenerlo a bada; la questione in Choujin X si fa più complessa.
Il carattere seinen da prima fascia (diciamo targetizzato da età universitaria) si vede, eccome e anche una certa qualità narrativa.
Anche perché Sui Ishida al tavolo da disegno è davvero potente: il tratto nervoso, graffiato ci restituisce una dinamicità davvero unica nelle scene d’azione, che contrasta con le brusche frenate delle scene più intime, che però danno sempre una sensazione di nevrosi, di tensione alta e di equilibri, soprattutto psichici, in procinto di spezzarsi. E ovviamente sangue che scorre, senza troppi patemi d’animo.
Non saremo di fronte a fenomeni come Tsutomu Takahashi, ma Ishida sa essere distintivo e caratteristico, piacevolmente a suo agio con le (volute) deformità anatomiche e le inquadrature a volte azzardate.
Nevrotico a tratti (riportandomi alla mente il folle Shinichi Hiromoto di Fortified School e Hell’s Angel), più tradizionalmente conforme a dei canoni di gusto condivisi in altri, raggiungendo un ottimo equilibro e una affermazione di personalità artistica.
Perchè riporre fiducia in Choujin X
Quindi si, è vero, Choujin X è un bel milkshake di influenze diverse molto riconoscibili (inutile elencare le similitudini con alcuni shonen famosi) che ne minano l’originalità e la brillantezza in termini di soggetto. In particolare è la vicinanza con Tokyo Ghoul che un pochino preoccupa, perché se un autore, alla sua seconda vera opera, dimostra di non sapersi rinnovare in modo deciso, potrebbe vedere un futuro di certo meno roseo anche nel – troppo spesso – stereotipato mondo dei manga più commerciali.
Ma è innegabile che, allo stesso tempo, Choujin X presenti una componente artistica davvero efficace e personale e una messa in scena al momento interessante, a tratti anche molto convincente, non priva di spunti davvero ben fatti, anche in forma di dialoghi e caratterizzazione dei personaggi.
Quindi si può comunque raccontare una buona storia anche in presenza di una trama non particolarmente originale o contestualizzata? La risposta è affermativa e, nel caso di Choujin X, pare abbastanza evidente che Ishida abbia voluto condensare (o limare anche in modo un po’ troppo esagerato) quelle che a suo modo di vedere erano le parti meno utili per raggiungere il proprio obiettivo narrativo. Che non è certo quello di raccontare un’opera socio politica, ma una serie di conflitti interiori tramite i protagonisti.
Pur essendo al primo volume la sensazione è di trovarsi di fronte a qualcosa che può solamente crescere, in termini di analisi dei personaggi e di prosa narrativa, lasciando ben intravedere il potenziale, anche al netto degli evidenti problemi già espressi nell’articolo.
Il manga è serializzato in Giappone già dal 2021, in una forma non regolare che lascia più libertà all’autore (e quindi maggior efficacia – si spera) a scapito della frequenza di uscita, con i capitoli leggibili in inglese su Manga Plus, quindi abbiamo già molte informazioni sul proseguimento della storia per aiutarci ad individuare motivi di interesse che ci guidino alla lettura (informazioni sullo sviluppo della storia che – NO SPOILER – presentano molti elementi classici nel genere “battle”, inevitabile).
Banalizzare il giudizio su Choujin X a “clone” di Tokyo Ghoul al momento sembra eccessivamente riduttivo e severo.
Questo ragazzo dal becco d’uccello pare abbia molto altro da raccontarci.
Recensione in breve
Choujin X, il nuovo manga di Ishida, non brilla per grande originalità, ma sa distinguersi per l'intensità della narrazione e la caratterizzazione dei personaggi. Ribalta il concetto di "mostro interiore" e, pur al netto di un'eccessiva rimozione di particolari, sa incuriosire con grandi disegni e analisi dei protagonisti.
-
Voto ScreenWorld