Con la prematura dipartita di Kentaro Miura, i fan di Berserk erano sicuri che uno dei manga più belli di sempre sarebbe rimasto incompiuto. E chi doveva ancora avvicinarsene aveva ormai perso interesse. La perdita improvvisa del maestro Miura è stato un fulmine a ciel sereno per l’intero panorama fumettistico oltre che per noi fan di Berserk. Kentaro Miura muore il 6 maggio 2021 a causa di un problema cardiaco a soli 54 anni, lasciando incompiuta la sua opera magna e un nuovo progetto intitolato Duranki, arrivato in Italia grazie a Panini Planet Manga nel 2020. L’ultimo capitolo curato dal mangaka, il numero 364, si conclude con una tavola a piena pagina che ritrae il volto di Grifis rigato da lacrime di tristezza e tutto ciò fa uno strano effetto, sembra quasi che Miura sapesse che quello sarebbe stato la sua ultima traccia lasciata su questa terra.
Invece Kōji Mori, migliore amico e, oltretutto, collaboratore del mangaka, raccoglie l’eredità del suo maestro e, rimettendo in ordine i suoi ricordi riguardo lo sviluppo della trama e il finale rivelatigli dallo stesso Miura, studiando gli appunti e la sceneggiatura, continua il lavoro dell’artista. È così che il manga entra nel suo arco narrativo finale. Perciò, in concomitanza con l’uscita in patria dei nuovi capitoli, ecco una guida senza spoiler con 5 motivi per cui dovresti leggere Berserk.
Un protagonista umano in un mondo di demoni
Gastu è un protagonista diverso dal tipico eroe a cui i manga ci hanno abituati. Un personaggio la cui sorte avversa ci fa immedesimare a causa delle avversità che deve affrontare. La sua nascita è segnata dalla tragedia, l’infanzia è una lotta per la sopravvivenza, costantemente afflitta da brutalità e violenza. In adolescenza scopre il valore dell’amicizia e dell’amore, così come del tradimento e dell’odio. Ma soprattutto della vendetta.
Almeno nei primi volumi dell’opera, potremo accostare Berserk a un bildungsroman, ovvero un romanzo di formazione in cui il lettore vede e accompagna, seppur a distanza, il protagonista in tutta la sua crescita partecipando insieme a lui nelle fasi più critiche e importanti della sua vita, con annessi cambiamenti ed evoluzioni. Ma nel percorso di Gatsu sembra che la distruzione sia l’unica costante che lo accompagna sin dalla sua venuta al mondo, un’entità che non lo lascerà mai, una compagna inseparabile, un demone dalle sembianze invisibili, ma che mostra agli occhi del guerriero nero e a chi lo circonda i suoi effetti irreversibili.
Il protagonista, creato dalla mente e dalle mani del maestro Miura, è destinato ad essere circondato sempre e solo da terrore, sangue, violenza e disgrazie. La sua è un’esistenza solitaria, la famiglia che credeva di avere da bambino, quel maestro d’armi, quel padre che per lui era un mentore da cui prendere spunto gli ha voltato le spalle vendendolo letteralmente per qualche spiccio, colui che l’ha introdotto in quel mondo di mercenari, che gli regalerà anche qualche soddisfazione, e farà affiorare sul suo duro viso quell’espressione sorridente a lui sconosciuta. In Gatsu, però vivono rabbia e un fortissimo senso di sopravvivenza che gli permetteranno di imbracciare quella che diverrà la sua unica certezza e la sua fedele compagna, ovvero la sua spada.
Nonostante tutto, gli va riconosciuto un grande merito che lo distinguerà da tutto e tutti. Da mercenario a cacciatore di demoni. Da amico a sacrificio. Da amante a mostro. Ma anche se inizialmente abbraccia l’oscurità, venendo riconosciuto per la sua mastodontica lama, il suo braccio prostetico e la sua furia in battaglia, non abbandona mai la sua umanità. Gatsu è un solitario sin dai primi istanti di vita, ma è con i suoi compagni che può dirsi completo e felice. Braccato a causa del marchio del sacrificio, il suo destino sembra segnato. Ma dentro di sé è nascosto ben più di quel che sembra.
Un antagonista machiavellico
Se Gatsu viene scambiato per un mostro a causa dei suoi istinti e della sua furia omicida, sebbene nasconda un’incredibile umanità, Grifis è il suo contraltare. Visivamente bellissimo, angelico, puro, ma vuoto dentro. Un antagonista machiavellico e mefistofelico. Disposto a tutto pur di raggiungere i suoi scopi, anche tradire e uccidere. Il suo unico interesse è ottenere il potere supremo e, infatti, dimostrerà la sua totale assenza di moralità e umanità.
Ma cosa vogliono dire gli aggettivi machiavellico e mefistofelico? Partiamo dal primo. Machiavelli descrive nella sua opera magna, intitolata Il Principe, la figura utopica di un sovrano perfetto, dotato di innate doti di leadership e di governo, affabile, carismatico, vicino al popolo, pronto ad ascoltare e accogliere ogni sua richiesta. Ma non è tutto oro quel che luccica. Machiavelli afferma anche che il principe deve essere un uomo capace di mettere in atto qualsiasi azione, anche a costo di sfondare i muri che la morale e dell’etica ereggono per regolare la società e la convivenza degli uomini, fino ad arrivare al sacrificio di ogni cosa o persona, nemica o amica che sia. Non ha importanza che sia un compagno con cui ha vissuto momenti indimenticabili o la donna che ha sempre amato. Tutti insieme andranno a formare l’offerta che il principe darà in dono pur di compiere la sua missione, divenendo così un dio che si innalza sopra tutto e tutti. Il principe è così diventato una divinità onnipotente, ma che incarna la malvagità e il sadismo, ricordandoci il diavolo vestito da umano, una figura che comunemente chiamiamo Satana, ma che annovera nella sua lunga anagrafe anche il nome di Mefistofele, da cui l’aggettivo mefistofelico. Non vi sembra la perfetta descrizione di Grifis? Gliene abbiamo detto di cotte e di crude, ma in fondo lo sappiamo benissimo, Grifis è un villain che amiamo odiare.
L’arte di Kentaro Miura
Tra le migliaia di etichette che appiccichiamo sopra al titolo di Berserk, dobbiamo ricordarci che esso è innanzitutto un fumetto ed è proprio qui che il maestro Kentaro Miura gioca una delle sue carte vincenti sfoderando il talento che lo ha reso un genio del suo campo. Uno degli aspetti più belli di Berserk, infatti, è quello puramente estetico. I disegni del maestro Miura rappresentano la sua forza espressiva. Grazie a uno stile incisivo e potente, ma mai pesante o pacchiano, a delle tavole corredate da ambientazioni curate fin nei minimi dettagli e delle chine grondanti, ogni tavola è pura estasi.
Miura è stato in grado di passare da disegni ordinati e pittorici a sequenze sporche e brutali. La sua maestria non ha attualmente eguali. Il talento da solo non basta, serve anche tantissima pratica e costanza per raggiungere livelli così alti e il mangaka di Berserk ne è il perfetto esempio. Sebbene sin dai primi volumi possiamo notare una maestria fuori dal comune, l’arte di Miura si è raffinata ed evoluta costantemente con il passare del tempo, fornendo ai nostri occhi disegni sempre più ricchi, articolati e complessi. Ce ne possiamo accorgere subito senza aprire nemmeno il volume e soffermandoci sulla copertina. (Attenzione, faremo riferimento all’edizione giapponese, purtroppo Panini ha fatto sempre un lavoro discutibile nella sua versione italiana dell’edizione della Berserk Collection che va a interessare anche le copertine). Se nel primo volume ci ritroviamo solo un Gatsu a mezzo busto con il suo mantello che va a coprire la parte superiore di un’anonimo sfondo bianco, poco più avanti il lettore si troverà davanti agli occhi illustrazioni straordinarie che susciteranno delle emozioni uniche, le quali arriveranno a toccare il punto più alto del piacere con le sue tavole in bianco e nero ormai diventate dei veri e propri capolavori inestimabili.
Ma le sue capacità nell’arte del disegno non si fermano qui. Il character design ci permette di conoscere i personaggi senza che essi parlino. Gatsu è muscoloso, minaccioso, ma i suoi occhi nascondono un’inaspettata gentilezza e tristezza. Grifis ha dei tratti delicati, eterei e degli occhi molto espressivi. Ma la sua brutalità si nasconde dietro un volto granitico, inespressivo e asettico. Come quello di una statua greca. E come la scultura o la pittura, Berserk è arte ai massimi livelli.
Ispirazione tra arte e storia
Il compianto Kentaro era un uomo di cultura, appassionato di arte e storia. La domanda che sovviene a questo punto è: quali sono state le sue fonti di ispirazione? Oltre all’evidente richiamo al Kenshiro di Buronson (con il quale ha anche lavorato insieme per le storie brevi Japan e Il re lupo) e Hara, si è ispirato alla cultura dei sabba di streghe, tipici del medioevo e ai quadri di Escher, come le scale infinite di Penrose. Le culture e le fonti storiche da cui egli ha attinto sono numerosissime ed elencarle e, soprattutto, analizzarle tutte nel dettaglio sarebbe un’impresa titanica, ma dobbiamo ricordare e mettere in risalto anche il popolo dei Kushan, il quale prende ispirazione dal realmente esistito Impero Kushan. Si trattava, infatti, di una potenza militare originaria dell’Asia Minore a partire dal I secolo d.C., ma anche dall’Impero Ottomano, in particolare sotto il punto di vista bellico. Tant’è che le armature indossate dai soldati Kushan in Berserk presentano delle fortissime somiglianze con quelle utilizzate dalla milizia ottomana.
L’ispirazione che dà il nome all’intera opera e al personaggio di Gatsu sono i Berserkr, i guerrieri norreni che, ingerendo una sostanza allucinogena, non sentendo dolore diventavano inarrestabili. Essi ritenevano di essere posseduti dallo spirito dell’orso che gli donava la ferocia e la forza bestiale che li contraddistinguevano in battaglia, esattamente come l’armatura del Berserker dominata dal demone canino che ha più volte sopraffatto lo spadaccino nero.
La storia e il worldbuilding
È difficile trovare un dark fantasy come quello di Miura nel panorama manga. Un mondo duro e senza speranza ma che non risulta respingente per il lettore, spronandolo a voler approfondire per conoscere meglio i personaggi carismatici a cui ci si affeziona facilmente, ma anche archi narrativi sconvolgenti dagli incredibili colpi di scena, come la saga dell’eclissi e dei Lost Children. Infine per le sanguinose battaglie e quell’ultraviolenza che ha sempre contraddistinto Berserk.
Intrecciando questo ultimo punto focale con quello precedente, tutto il mondo in cui si svolgono gli avvenimenti che vedono coinvolti i personaggi di Berserk esiste anche grazie alla fortissima influenza che le opere di Go Nagai hanno avuto su Kentaro Miura, in particolare Devilman, capolavoro senza tempo del panorama fumettistico internazionale pubblicato in Giappone tra il 1972 e il 1973. Infatti, se proviamo a fare un lavoro di comparazione tra le due opere, salta subito all’occhio la somiglianza dei design dei demoni, alcuni espedienti narrativi, i temi della violenza estrema e del sesso oltre a tantissimi altri elementi.
Il mondo di Berserk, inoltre, soprattutto in seguito all’eclissi, allarga i suoi confini geografici. Infatti se nei capitoli dell’età dell’oro ci troviamo nel Regno di Midland, un territorio governato dalla Santa Sede e che può ricordare un ambientazione spazio-temporale dai caratteri medievali. Nel corso della lettura scopriremo il resto del continente terrestre caratterizzato da ulteriori regni designati dalle loro culture, usi e costumi, saggiamente rappresentati da un minuzioso lavoro di ricerca del maestro Miura. Ma non contento, il worldbuilding non si ferma al solo piano terrestre, ma ci sarà la scoperta e l’ulteriore sviluppo di un Mondo Astrale, terra di altre entità e creature che arricchiscono l’intera storia.
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