Chi si sarebbe mai immaginato che il colpo di scena finale de Il caso del sindacato chimico (The Case of the Chemical Syndicate) avrebbe lanciato quello strano giustiziere con il vizio di vestirsi da pipistrello nell’olimpo dei comis? A un anno dall’inizio di quella che sarebbe poi stata considerata la Golden Age del fumetto, l’esordio di Batman presentò ai lettori un personaggio figlio del suo tempo, lontano nell’essenza dal Cavaliere Oscuro che conosciamo oggi.
Il Batman che esordisce nel 1939 in Detective Comics #27 è figlio del suo tempo. Bruce Wayne è un miliardario che viene presentato a un pubblico di lettori che sta affrontando lo strascico della Grande Depressione, la sua doppia vita lo porta a indagare nelle strade degradate di un’America non così lontana dalla realtà. E nel momento di dare una nuova interpretazione al mito del Cavaliere Oscuro, Dan Jurgens sceglie di tornare proprio al 1939, riscrivendone le origini con Bat-Man: Il Primo Cavaliere.
La ricerca delle origini

Il lieve cambio di nome non deve ingannarci. Quando Bob Kane e Bille Finger creano il loro Bat-Man immaginano un eroe pulp, lontano dalla complessità che assumerà negli anni a venire. Non esistono Bat-Mobili e gadget hi-tech, non siamo nemmeno a Gotham e non arriverà Alfred ad aprire alla porta di villa Wayne. Il Bat-Man delle origini è più spartano, rimane un miliardario ma vive in un New York dai tratti realistici.
Su questa base, Dan Jurgens sceglie di basare la sua ricostruzione storica delle origini del Cavaliere Oscuro. Ambientare Bat-Man: il Primo Cavaliere nel 1939 non è solamente un omaggio anagrafico alla creatura di Finger e Kane, ma è una precisa scelta storica, che fornisce un perfetto scenario, come raccontato dallo stesso Jurgens:
“È l’anno in cui è uscito Batman. ma se si guarda a quell’anno in particolare, per me è stato un anno molto affascinante dal punto di vista storico, perché c’erano ancora gli effetti della Grande Depressione mondiale, che perdurava da 10 anni senza che ci fossero segni evidenti di una sua imminente scomparsa, per esempio. Questo è un aspetto. C’erano le sciabole che tintinnavano in Europa con la Seconda Guerra Mondiale, che sarebbe iniziata più tardi quell’anno”
Da questi spunti, l’autore de La morte di Superman decide di elaborare la sua personale riscrittura delle origini di Batman, raccontando un diverso Bat-Man.
Un nuovo Bats

Pur volendo omaggiare le origini storiche di Batman, Urgens non cede alla tentazione di ripercorrere pedissequamente le orme di Finger e Kane, ma sviluppa il suo racconto sull’assunto che chi leggerà Il Primo Cavaliere abbia un affetto sincero per il personaggio. Rinunciando al colpo di scena finale che aveva sancito il successo de Il caso del sindacato chimico, Jurgens mostra ben presto la doppia vita di Bruce Wayne.
È soprattutto il lato investigativo che viene valorizzato da Bat-Man: Il Primo Cavaliere. Jurgens spoglia il Cavaliere Oscuro di tutti gli orpelli moderni del personaggio, lo priva di una bat-caverna piena di gadget e lo avvicina maggiormente a un detective da rivista pulp. Mossa vincente, che unisce la fascinazione dell’investigatore della letteratura pulp con l’approccio deduttivo e forense che contraddistingue Bats nei suoi momenti migliori.
L’atmosfera con cui Jurgens accoglie i lettori è un atto di amore non solo al Cavaliere Oscuro, ma alla letteratura pulp di cui l’eroe gothamita è figlio. Un’abile miscela in cui l’indagine sulle misteriose morti che colpiscono Gotham ha come sfondo un’America spietata, meschina e in cui serpeggiano velenose derive fasciste, suggerite in alcuni dialoghi che rimandano alla storica presenza di infiltrazioni naziste nella società americana.
Volendo cercare un parallelo storico, i folli esperimenti che portano alla nascita di creature mostruose come strumenti di controllo e dominio crea un parallelo con la violenza che stava per esplodere nel mondo del 1939. I dialoghi mostrano evidenti tracce delle tensioni sociali che influenzavano la società del periodo, al pari di una corruzione dilagante che altere gli equilibri sociali, una costante che torna spesso nelle storie del Cavaliere Oscuro, il suo tratto più urban.
L’eroe pulp delle origini

Un ritratto sociale quanto più possibile veritiero, in cui si muove un Bat-Man dinamico e veemente, ma ancora visibilmente inesperto. Jurgens non vuole mostrare un eroe già strutturato, quanto portare il lettore in un preciso momento della storia di Bats, quell’istante in cui l’inesperienza lascia spazio a una sensibilità più marcata, in cui Bruce inizia a padroneggiare il suo ruolo di protettore di Gotham.
Lo spirito di Jurgens trova perfetta interpretazione visiva nei disegni di Mike Perkins. La dimensione urbana viene resa al meglio scenari che mostrano skyline nebulose e scorci urbani che ricordano l’iconografia cinematografica del periodo. In questa Gotham perduta, Bat-Man domina come una creatura imperscrutabile, presentata attraverso un encomiabile recupero stilistico del Bat-Man primigenio, con la sua fisionomia estremizzata in particolari inconfondibili, come le lunghe orecchie o i guanti viola.
Un’affinità stilistica al cinema noir che Mike Spicer rende concreata con una palette cromatica dal gusto retrò, in cui le tipiche cromie del personaggio, con la sua affinità alle ombre, trova una magnifica interpretazione, specialmente nei contesti urbani e notturni, in cui Bat-Man domina la scena con la sua muscolarità.
Bat-Man: Il Primo Cavaliere riesce a presentare un credibile esordio del Cavaliere Oscuro, legandolo alle sue origini editoriali, eliminando le ingenuità di un medium ancora acerbo e adattandolo a un gusto narrativo più strutturato. Non una semplice operazione di riscrittura delle origini, bensì una interpretazione concreta e credibile di uno dei cult del fumetto supereroico.
CONCLUSIONI
Bat-Man: Il Primo Cavaliere riesce a presentare un credibile esordio del Cavaliere Oscuro, legandolo alle sue origini editoriali, eliminando le ingenuità di un medium ancora acerbo e adattandolo a un gusto narrativo più strutturato. Non una semplice operazione di riscrittura delle origini, bensì una interpretazione concreta e credibile di uno dei cult del fumetto supereroico.
PRO
- Convincente riscrittura del Batman degli esordi
- Jurgens rinnova un classico
- Perkins ritrae una Gotham spettacolare
CONTRO
- Alcuni dialoghi troppo stereotipati