A due mesi dalla sua conclusione Jujutsu Kaisen trionfa ai Crunchyroll Anime Awards 2024 portandosi a casa il premio come Miglior Anime dell’Anno per Hidden Inventory/Premature Death, primo arco della seconda stagione, e altri riconoscimenti – tra cui Miglior Anime d’Azione, Miglior Regia e Miglior Personaggio Secondario, per un totale di 11 premi. Già nel 2021 la prima stagione dell’anime si era aggiudicata tre premi, tra cui Miglior Anime dell’Anno, ma la vittoria di quest’anno è indicativa di quanto l’universo creato da Gege Akutami si stia ritagliando uno spazio importante nell’immaginario collettivo contemporaneo; soprattutto se consideriamo che i candidati sono votati sì da una giuria di esperti ma soprattutto da fan di tutto il mondo.
Insomma l’ennesima conferma del fatto che Jujutsu Kaisen sia molto più di un fenomeno passeggero grazie anche a un manga che, forte del successo dello stesso adattamento anime, macina numeri da record. Il volume 25, che in Italia arriverà tra un paio di mesi circa, in Giappone ha venduto 1 milione di copie nella prima settimana d’uscita. Quale occasione migliore dunque per fare il punto su questo battle shōnen che, solo a prima vista, potrebbe sembrare l’ennesima variazione su tema di un genere ben codificato, ma che in realtà porta con sé molto più di quanto ci si aspetti. Con buona pace di tutti coloro che continuano a sostenere il contrario.
Maledizioni ed espansione di domini
Per chi nell’ultimo periodo avesse viaggiato su Marte vi basterà sapere che Jujutsu Kaisen è ambientato a Tokyo ai giorni nostri e racconta di un mondo in cui le emozioni negative delle persone – paura, ansia, rabbia, frustrazione, generano maledizioni per via dell’energia malefica che viene sprigionata. Gli stregoni sono i soli in grado di controllare la propria energia malefica attraverso tecniche che si tramandano di generazione in generazione. Le vicende della storia iniziano quando Yuji Itadori incontra Megumi Fushiguro, uno stregone suo coetaneo, e, in un estremo tentativo di aiutarlo, ingoia un dito maledetto diventando a tutti gli effetti il contenitore di una maledizione.
L’anime di Jujutsu Kaisen conta due stagioni e un film prequel (presenti su Crunchyroll); una terza stagione, che coprirà l’arco dei Culling Games, è già stata annunciata da Studio Mappa. Il manga è in corso e in Italia è edito da Planet Manga.
De-costruire il genere
Negli studi letterari il termine intertestualità viene utilizzato per indicare tutta quella rete di rapporti che la singola opera intrattiene con altre opere dello stesso autore ma anche con modelli che possono far riferimento a uno spazio temporale molto esteso nel tempo. Tutto questo ovviamente non vale soltanto per gli studi letterari e dal momento che le opere dialogano tra loro, in modo più o meno indiretto, è normale che anche un’opera come Jujutsu Kaisen faccia riferimento a una serie di modelli stilistici e culturali propri dal battle shōnen.
Durante la seconda stagione – il cui secondo arco non è stato preso in considerazione agli Anime Awards per via dell’uscita a cavallo con il 2024 – Jujutsu Kaisen punta su una climax emotiva che, a sua volta, genera un effetto straniante dovuto anche alla complessità psicologica dei personaggi stessi. Sotto questo punto di vista Hidden Inventory/Premature Death, primo arco della seconda stagione che è stato premiato agli Anime Awards, è il punto di non ritorno che ci fa capire come l’anime voglia de-costruire il genere di cui fa parte, mettendo lo spettatore di fronte a tematiche morali ed esistenziali profondamente umane.
Lasciando da parte il Golden Trio formato da Yuji, Megumi e Nobara, la seconda stagione ci porta indietro nel tempo quando, dodici anni prima, un altro terzetto di amici frequentava la Jujutsu High: Gojo, Geto e Shoko. Nello scoprire il passato di Gojo, colui che sarebbe diventato il più potente di tutti, il suo rapporto con il migliore amico Geto e le conseguenze di una missione fallita, l’anime esplora la solitudine e il dolore, ma anche il senso stesso di moralità e umanità mettendoci di fronte al fatto che bene e male sono, a volte, un’unica grande zona grigia. Non è un caso che l’arco si concluda con un power-up importante da parte di Gojo che, al contrario di quanto abbiamo visto accadere in altre opere dello stesso genere, non è direttamente proporzionale a una vittoria su tutti i fronti. Per lui infatti diventare “il più forte” equivale ad alienarsi dal resto, una condizione che – complice anche un potere che gli permette di creare un’infinita distanza tra se stesso e gli altri, andrà a intaccare i rapporti con tutte le persone a lui vicine. In primis il suo migliore amico Geto.
Amore e solitudine
Con un stato d’animo molto diverso rispetto alla prima stagione – più scanzonata e decisamente meno violenta, sia in termini fisici che emotivi, la seconda stagione di JJK imposta un tono più maturo senza tradire però quelli che, già un nuce erano i temi chiave della storia. Per comprendere meglio di che cosa stiamo parlando – e i lettori del manga avranno già capito, basti ripensare al primo episodio della prima stagione in cui il nonno di Yuji dice al nipote di “aiutare il prossimo” e di “morire circondato da persone”. Ma non solo. Nel film prequel Jujutsu Kaisen 0, che adatta il volume 0 del manga inizialmente nato come one shot, il personaggio di Gojo afferma che “non esiste maledizione più contorta dell’amore”.
Infatti Jujutsu Kaisen, in particolare dalla seconda stagione, amore e solitudine si rincorrono e si intrecciano senza mai trovare una vera risoluzione. Connessi tra loro da legami forti ma allo stesso tempo sfilacciati, non per mancanza di sentimento quanto piuttosto per incapacità di manifestarlo, i personaggi della serie sono mossi da forme d’amore differenti pur ritrovandosi comunque – nonostante i loro poteri straordinari, soli nel fare i conti con se stessi. Una coralità che fa sì che tutti (villain compresi) siano dotati di uno spessore psicologico tale da renderli non solo unici nel loro genere di riferimento, ma anche tipi umani in cui è facile riconoscersi.
Non è quindi sbagliato pensare – anzi, tutt’altro, che alla radice del grande successo di pubblico di Jujutsu Kaisen ci sia proprio questa introspezione psicologica che si pone in equilibrio rispetto alle scene d’azione, dando così vita a qualcosa di originale e, soprattutto, capace di parlare al suo pubblico mettendo sul tavolo emozioni e stati d’animo propri di tutti noi. Proprio alla luce di questa sensibilità un po’ diversa nei confronti del genere e della gestione dei personaggi si vocifera sul fatto che Gege Akutami, mangaka di Jujutsu Kaisen (che di fatto è un nome di fantasia), possa essere una ragazza.
Chissà, per certi versi sarebbe un bello smacco nei confronti di chi continua ancora a fare differenze tra “cose da femmine e cose da maschio” (perché non prendiamoci in giro, succede), ma anche nei confronti di chi continua a snobbare questa serie perché ormai è “troppo mainstream” o perché Gojo “sembra Kakashi con la benda sugli occhi”. Ma tra trend su TikTok, celebrità che fanno cosplay, collaborazioni con brand di ogni genere e temporary store che escono anche dai confini del Giappone, Jujutsu Kaisen continua a prendersi il suo posto nel cuore delle persone. E sapete che c’è? Secondo noi continuerà a farlo, per ancora molto tempo.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!