“Finché non diverranno coscienti della loro forza, non si ribelleranno e, finché non si ribelleranno, non diverranno coscienti della loro forza”
In 1984, George Orwell condensava in questa frase la sua visione sulla reale forza delle masse, contrapposte al dominio spietato e oppressivo del Grande Fratello. Meglio non chiedersi quanto del suo monito sia divenuto oggi realtà, limitandoci a riconoscere allo scrittore britannico una spiccata sensibilità, che lo ha reso un fine osservatore della realtà sua contemporanea.
Prima ancora che con 1984, pubblicato nel 1948, la sua vena critica era stata ben evidenziata da La Fattoria degli Animali. Opera politica, allegorica e scomoda per una nazione che stava un periodo complesso, in cui alleanze necessarie in tempo di guerra spingevano a cercare amici laddove difficilmente si sarebbe guardato in tempi normali.
Forse, proprio per il suo ruolo di rottura con un establishment politico finalizzato al risultato anziché a preservare un’identità sociale ed etica, quando finalmente venne dato alle stampe La Fattoria degli animali divenne un successo letterario. Si può dunque sperare che il suo erede spirituale, Animal Pound, possa godere della stessa fortuna.
Aggiornamento di un classico

Verrebbe da chiedersi quanto un concept narrativo figlio del mondo di ottant’anni fa possa ancora oggi spingerci a riflettere. In realtà, come diceva Calvino ‘un classico è una libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire’, al punto che anche una sua rielaborazione può rinnovare la potenza della sua voce, ricordando a nuovi lettori gli insegnamenti di un maestro come Orwell.
Specialmente se questo compito grava sulle spalle di uno dei più affilati autori contemporanei: Tom King. Sheriff of Babylon, Mister Miracle e la recente gestione di Wonder Woman sono un testamento della cifra autoriale di King, che con Animal Pound mostra nuovamente di avere un’invidiabile padronanza del medium fumetto, ma anche di possedere una rara visione autoriale.
Maneggiare un classico della letteratura come Animal Farm non è semplice. La natura allegorica fortemente politica dell’opera di Orwell richiede una comprensione della sua complessità, Napoleone e Palla di Neve sono specchio di una società che permane nel presente, ne è, in molti aspetti, origine. King è conscio di quanto la critica di Orwell fosse ben focalizzata all’epoca, e preserva questo spirito adattandolo ai tempi moderni, ricercando un’identità libera dal fantasma del semplice svecchiamento di un racconto, cercando invece di esserne erede spirituale.
Tutti siamo liberi, ma qualcuno di più

Il Rifugio Mansfield ospita animali abbandonati. Cani, gatti e conigli sono qui ingabbiati in attesa di un umano che li salvi da questa esistenza, altrimenti interrotta sola con l’abbattimento. Nonostante questa vita grigia, il cane Lucky, vecchio segugio, coltiva un ideale di libertà, un Sogno che condivide con l’amica Fiffi, una gatta, a cui svela ciò che spera per il futuro degli animali:
“Non saremo più cani e gatti. Saremo solo bestie, soddisfatte e libere”
Un sogno che lo accompagna nel suo ultimo viaggio, verso l’iniezione che lo ucciderà. Ma il suo sogno anima lo spirito di Fifi, che assieme al cane Titan, ordisce un piano per prendere il possesso del Rigufio, liberandosi degli umani.
Questa stupefacente ribellione, porta alla conquista di una libertà che scuote l’animo soffocato degli ospiti del rifugio. Ma questa libertà comporta anche l’instaurazione di un nuovo ordine sociale, la necessità di promulgare leggi che tutelino il vivere civile. Da questa rivoluzione nasce una democrazia traballante, in cerca di un proprio equilibrio che non crei vantaggi per alcuni a discapito di altri.
Ma nessun ordine politico è infallibile, e a volte sono proprio le regole create per tutelare il popolo a condurre alla sua disfatta.
Critica allegorica
Come all’epoca Orwell fu stimolato dalle pericolose derive di un’ideologia distorta, anche per King la scintilla vitale della sua opera scaturisce dall’osservazione dalla realtà contemporanea. Difficile non guarda alla quotidianità internazionale senza restare feriti da dilagare di pericolose devianze populisti e rigurgiti fascisti, sensazione che King percepisce e analizza con il filtro della sua sensibilità:
“Gli strumenti di questi attori corrotti non solo la rivoluzione dall’esterno dello Stato, ma lo sfruttamento delle norme già consacrate all’interno di esso.”
In Animal Pound, King rielabora apertamente il concept di Orwell, adattandolo alle sensibilità contemporanee, ma soprattutto alle pecche di una società in cui si sono avverati alcune delle paure dello scrittore britannico. La visione di King è un evidente manifesto politico, che guarda all’America e alle sue criticità con onestà, scavando nel marciume attuale e dandoci una spiegazione sul ‘come’ certe cose siano potuto non solo accadere, ma addirittura ripetersi.
Non ci si deve sottrarre alla verità che King vuole inscenare. Il Sogno diventa ben presto uno strumento, prima opium des volkes con cui instillare una posticcia sensazione di sicurezza tramite la sincera intenzione di pochi personaggi, per poi trasformarsi in una gabbia in cui rimanere schiavi. Non è un caso che Piggy, colui che riesce a piegare il sistema ai suoi fini, arrivi da uno degli incubi orwelliani concretizzati, quel Grande Fratello digitale che crea dipendenza come arma di controllo.
Orwell raccontava il crollo dell’ideologia marxista, King utilizza lo stesso strumento per ritrarre la fine della democrazia occidentale, uccisa dal populismo di destra. Orwell era stato forse più temerario nel dare un’immediata riconoscibilità ai bersagli della sua critica, King invece, pur fornendo precisi riferimenti, tende a dare un tono più universale, forse perché la sua visione nasce non tanto dalla sensazione di tradimento di un ideale, quanto dalla lucida epifania della fallibilità di un sistema destinato al collasso.
La realtà a misura di animale

Mentre c’era chi cercava di creare un nuovo ordine, King affida a Piggy il ruolo di intrattenitore. Tramite un sistema di videocamere lasciati dagli umani, gli animali inscenano piccoli spettacoli per un pubblico umano pagante. Tralasciando la forzatura con cui King orchestra questa dinamica, quel Grande Fratello di orwelliana memoria diventa strumento di ascesa di Piggy, che da pusillanime durante la rivoluzione si fa sempre più forza della propria visibilità, sino ad imporsi come guida politica.
Più si legge Animal Pound, più emerge il rimando all’America di oggi. Piggy incarna la disturbante potenza di figure reali, il modo in cui piega le leggi, facendosene beffa e imponendosi come custode di una verità sociale incontestabile, un ritratto sin troppo chiaro e disturbante di cosa accade a Washington e del silenzio compiacente delle masse, anche delle minoranze che trovano infine un sicuro rifugio tra le braccia di chi le ghettizza e sminuisce.
King eccelle nel fare questo passaggio di adeguamento, non cercando una diversa voce puramente linguistica, ma preferendo la ricerca di una chiave di lettura universale, che i lettori colgono facilmente. Potrà essere sgradita ad alcuni, qualcuno invece durante la lettura potrebbe avvicinarsi alla visione di personaggi dalla forte connotazione politica, ma questo è lo scopo di un’operazione simile: scatenare un dibattito, scuotere le coscienze.
Anche con una vena di cinismo più marcata rispetto al racconto orwelliano. L’ultima parte di Animal Pound non si limita a mostrare il lato oscuro del Sogno, la fallacia di un sistema rovinato dall’interno e dalla incuria di chi il sistema dovrebbe animarlo e proteggerlo, ma inscena la scelta di abbandonare etica e principi quando i propri interessi assumono un peso maggiore.
Ritratto di un fallimento
King orchestra una trama impeccabile, in cui si inseriscono spesso le didascalie come racconto, preferendo lasciare quanto più spazio possibile ai disegni di Peter Gross. Tavole che adeguano gli spazi al momento raccontato, ragionate in modo da non rimanere schiacciate dal peso delle numerose didascalie, in cui le espressioni degli animali dominano emotivamente.
Gross sa come creare scene corali e momenti più contenuti, coglie espressioni ce possiamo vedere quotidianamente e le estremizza per avvicinarle alla complessità dei personaggi. Un intento lodevole, sostenuto dalla colorazione materica di Tamra Bonvillain. Specialmente nelle ombre, la sensazione di incombente pericolo e di serpeggiante dissenso si fa sempre più evidente.
Animal Pound colpisce i lettori per questa sua anima articolata, volutamente omaggiante e lucidamente critica. Il contrasto tra le movenze tradizionale degli animali e il loro linguaggio umano li rende tremendamente affascinanti, evidenziando l’approccio allegorico.
Il team artistico dietro Animal Pound realizza un rispettoso omaggio al cult orwelliano, prendendolo come canovaccio su cui realizzare un ritratto contemporaneo della fallacia dei sistemi democratici. Tramite questi speranzosi animali vediamo un Sogno possa facilmente divenire schiavitù, quanto il popolo possa facilmente venire manipolato.
E se accade a un gruppo di animali, siamo sicuri non possa capitare agli umani?