Akane Banashi, uscito per J-Pop Manga il 18 ottobre 2023, punta a diventare un titolo molto popolare, grazie al forte successo ottenuto in madrepatria (non solo fa parte della scuderia di Shonen Jump, ma ha ottenuto anche importanti endorsement). Come vedremo nella nostra recensione di Akane Banashi, il manga di Yuki Suenaga e Takamasa Moue tratta un argomento davvero insolito e originale: il rakugo. Scopriamo assieme di cosa si tratta.
Genere: shonen manga – comedy
Editore: J-Pop Manga (Shueisha)
Uscita: 18 ottobre 2023
Disegnatore: Takamasa Moue
Il segreto del successo: l’originalità?
Lo abbiamo ripetuto decine di volte: ormai non bastano più una buona sceneggiatura e struttura narrativa e personaggi solidi, il fumetto (e in questo caso il manga di target giovane/shonen) necessita di originalità, in un mercato davvero ormai saturo di tutto. O comunque nel quale abbiamo già letto veramente di tutto. Akane Banashi, il manga di Shueisha, scritto da Yuki Suenaga e Takamasa Moue, ha colpito sin dal suo annuncio proprio per l’originalità dell’ambientazione e del soggetto.
Sapete cos’è il rakugo? Tranquilli non siete gli unici. E proprio questo ha fatto scattare il radar della curiosità. Il rakugo è una forma teatrale squisitamente (se non esclusivamente) giapponese in cui un singolo attore racconta diverse storie di fronte al pubblico, tratte dalla tradizione folkloristica locale, da leggende o anche completamente nuove e moderne, interpretando e caratterizzando tutti i personaggi del racconto stesso. Il tutto rimanendo “comodamente” inginocchiato a terra e sfruttando solo la propria capacità di caratterista, la mimica facciale, la caratterizzazione linguistica (dialetti, cadenze, storpiature lessicali, come quando in alcuni anime sentite parlare gli yakuza con le loro voci profonde e le vocali trascinate) un ventaglio di carta e occasionalmente un nastro di tessuto.
Ma attenzione, il rakugo non deve essere interpretato come uno spettacolo comico. I rakugoka non sono degli stand-up comedian (concetto del tutto occidentale). Il piacere di assistere ad uno spettacolo di rakugo sta soprattutto nella qualità della rappresentazione e dell’abilità del rakugoka nell’interpretare i diversi personaggi. Teatro, certo. Ma in una forma tipicamente orientale che non è detto sia appannaggio del gusto o delle abitudini di noi occidentali, abituati a tempi narrativi (e comici) spesso molto diversi.
Rakugo, che passione!
Akane Banashi racconta la storia di Akane, diciassettenne dal temperamento acceso che decide di intraprendere la strada del rakugoka, dopo un avvenimento che la colpirà profondamente: il padre Shinta, rakugoka professionista seppur un bel po’ sfortunato, viene espulso dalla sua scuola di recitazione da un burbero vecchio maestro, proprio durante l’esame per il titolo di shin’uchi (massimo livello nella disciplina). La brusca fine della carriera del padre imporrà alla giovane Akane di “vendicarlo” e quindi di dimostrare di poter raggiungere il massimo livello grazie al suo talento e abnegazione. La ragazza diventerà in segreto discepola di uno dei più importanti maestri del rakugo, Shiguma, e comincerà il suo percorso in questa disciplina storicamente appannaggio solo degli uomini. Ovviamente incontrando difficoltà, prove, avversari da battere e crescendo capitolo dopo capitolo nella sua affermazione.
Di base la struttura narrativa non è poi così diversa dalla moltitudine di shonen sul mercato. La protagonista giovane che, seguendo l’esempio del padre, sconfitto o disonorato in qualche maniera, intende percorrere il percorso di crescita che, superando ogni avversario e avversità, la porterà alla sua affermazione totale. E allora cos’ha portato nomi del calibro di Eiichirō Oda e Hideaki Anno a consigliare fortemente la lettura di questo Akane Banashi? Insomma, ci si avvicina per l’originalità del plot ma poi per cosa si rimane?
L’aspetto grafico risulta gradevolissimo e negli standard dei titoli più popolari e commerciali. Moue ha un tratto deciso, morbido, ma soprattutto un’ottima capacità di rappresentare la gamma di espressioni del volto dei rakugoka, affiancate alle rappresentazioni classiche di tanti personaggi che incarnano determinati valori e personalità.
Capiamoci, non è una cosa innovativa o alla quale non siamo abituati. La maggior parte dei manga che abbiamo letto nella nostra vita è caratterizzata dall’utilizzo dell’espressività dei volti dei personaggi soprattutto per le scene comiche (vogliamo davvero parlare di Akira Toriyama, Tsukasa Hojo, Rumiko Takahashi? Persino Kentaro Miura sfruttava questi espedienti grafici per i suoi inframmezzi “comici”). Solo che in Akane Banashi le espressioni dei rakugoka non si limitano ad esprimere la comicità; vi è un oceano di espressioni diverse per poter sottolineare tutto: gioia, tristezza, avarizia, cupidigia, gelosia, arroganza.
Dal punto di vista narrativo, oltre ad un messaggio di inclusione importante (una ragazza che sfida un ambiente profondamente maschile e, probabilmente maschilista) troviamo il solito percorso formativo e di crescita che è tipico del target shonen (e non solo), permettendo ai lettori, soprattutto i più giovani, di immedesimarsi facilmente. Avversari, alleati, l’addestramento sono tutte cose che leggiamo ormai da tanti anni nei manga più di successo. Solo che qui si parla di una forma d’arte dalla tradizione importante, probabilmente ancora diffusa in Giappone, ma destinata a scomparire nel progresso moderno se non adeguatamente curata e tramandata. Quindi il personaggio di 17 anni che si carica sulle spalle il peso di questa personalità è certamente un messaggio bello.
Il lato oscuro del rakugo
Tuttavia si riscontra un limite in questo manga: dopo aver visto diversi video di performance di rakugo si capisce che la componente fonetica risulta di importanza primaria nell’esibizione. Il modo in cui il rakugoka parla e si esprime, accompagnato dalla mimica e dalla teatralità dei gesti, fa la differenza. E questo, purtroppo, per quanto eccellente sia il mangaka, non può essere riprodotto in un fumetto ma solo rappresentato e simulato. Non è un combattimento o una scena horror dove si riproducono colpi, ferite, effetti e mostruosità. Non è un tenero bacio o un abbraccio.
Le performance finora rappresentate sono purtroppo limitate dal medium stesso e quindi in parte si perde il gusto e l’intensità dell’esibizione. Da quello che abbiamo compreso del rakugo, peraltro, il gusto della performance non sta nella battuta esilarante, nella punchline, quanto nella rappresentazione efficace di stati d’animo e personalità. Una cosa a cui, sinceramente, noi occidentali non siamo particolarmente abituati e forse nemmeno formati (in fin dei conti l’occidente è il più grande produttore di cinema, del tutto diverso dal gusto più particolare e talvolta sofisticato del pubblico orientale).
Le conclusioni
Quindi in conclusione della recensione di Akane Banashi, possiamo dire di trovarci di fronte ad un manga dal plot e ambientazioni decisamente originali e curiosi e dal disegno efficace che però, a meno di una fortissima sceneggiatura e intreccio narrativo che scopriremo solo più avanti, potrebbe rivelarsi, già sul medio periodo, non poi così attraente per il pubblico.
Un pubblico che si avvicinerà al titolo per l’ottima edizione di J-Pop (con il rakugo set, ovvero una cartolina pieghevole per ricreare il palco in cui Akane si esibisce), per l’ovvio strascico mediatico che il successo giapponese comporta, per l’originalità del tema. Ma che, in assenza di elementi davvero solidi e innovativi, potrebbe non dimostrarsi poi così convincente.
Tutto quello che abbiamo letto nel primo tankobon è convincente e rientra negli standard qualitativi dei titoli più diffusi, aggiungendo la forza della protagonista e della sua “missione”. Ma senza ancora far gridare al miracolo (per fare qualche esempio rimanendo nella stessa casa editrice italiana, pur con generi molto diversi, vi ricordate come eravate dopo aver letto i primi numeri di Made in Abyss, Girl from the other side o anche semplicemente più semplicemente Promised Neverland?). Intanto facciamo il tifo per Akane.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
La recensione in breve
Akane Banashi, forte di un notevole successo in Giappone, si appresta a diventare un titolo molto popolare. L'originalità del plot e dell'ambientaizone sono ottimi punti di forza, assieme ad una protagonista frizzante e bei personaggi. Si spera che non debba soffrire di ripetitività dato che la forma di teatro raccontata (il rakugo) è caratterizzato da peculiarità non facili da ripodurre in un fumetto. Ma il primo numero è convincente.
-
Voto ScreenWorld