Da sempre musica e cinema si intrecciano, dando vita ad universi narrativi equiparabili e creando un dialogo che scavalca ogni concetto di temporalità. Sempre più spesso, inoltre, assistiamo alla citazione di canzoni o cantanti all’interno delle opere cinematografiche o, viceversa, alla menzione di film e registi nei testi di alcune tra le più grandi hit mainstream della storia.
Ispirati dall’imminente cerimonia di premiazione degli Oscar, quindi, in questa puntata della rubrica Screen&Music abbiamo deciso di dedicare il nostro tempo a trovare dei brani che, per contenuto, sound o entrambe le cose, potessero ricordare le dieci pellicole candidate al premio come Miglior Film del 2024.
American Fiction X I’d Rather Fuck You – N.W.A
Eazy-E, membro del collettivo gangsta rap N.W.A., scrive questo brano come affronto alle canzoni romantiche (in particolare a I’d rather be with you di Bootsy Collins, chiara fonte d’ispirazione per il rapper statunitense), in quel periodo storico ritenute migliori e non da criminali per via dei pregiudizi razziali. L’esatto opposto fa il protagonista del film che, per dimostrare come il pubblico fosse interessato solo a racconti stereotipati sulla vita nel ghetto, da scrittore di opere colte si prodiga, tramite la creazione di un alter-ego, a scrittore-criminale evaso dal carcere e che parla solo di strada, scimmiottando i libri di Sintara Golden, sua acerrima rivale.
Particolarmente interessante anche il caso della scurrilità, volutamente provocatoria, presente nei titoli, sia nel caso della canzone (I’d rather fuck you) che per l’opera proposta agli editori dal personaggio interpretato da Jeffrey Wright (FUCK).
Paragone ossimorico, dunque, per la prima delle dieci comparison tra canzoni e opere candidate all’Oscar in questo 2024.
Anatomy Of A Fall X Il caos strisciante – Verdena
La rivelazione del 2023, una Sandra Huller straordinaria e, nonostante tutto, una pellicola abbastanza sottovalutata dal pubblico mainstream. Un film rimasto, anche per via delle uscite in concomitanza nei grandi multisala, di nicchia, come abbastanza di nicchia sono rimasti i Verdena, entrambi altamente apprezzati da chi li conosce ma che, viste le qualità, si sarebbero meritati molta più visibilità.
“Se te ne vai, insisterò / se te ne vai, ti spingerò” canta Alberto Ferrari, fondatore della band bergamasca, ricordandoci il litigio tra marito e moglie e la successiva ricostruzione dell’efferato delitto.
Il paragone però, in questo caso, non è solo sulla componente testuale del brano, bensì anche sul sentimento di angoscia e tensione che scaturiscono dal sound della canzone e dalle scelte registiche di Justine Triet.
Piccola menzione d’onore per Snoop, il border collie della famiglia: ce ne fossero di attori così dediti alla causa.
Barbie X The Man – Taylor Swift
Barbie, solo all’apparenza frivolo, è stato in realtà manifesto del movimento femminista, con battute provocatorie e riflessioni profonde, rendendolo un vero e proprio fenomeno culturale (basti pensare alla viralità del meme “Barbehneimer”) e contribuendo a farlo diventare il film con l’incasso più alto del 2023.
Questo record, la palette di colori che mostra tutte le possibili sfumature di rosa (ricordando la cover dell’album Lover) e il tema sull’emancipazione femminile, per cui Taylor Swift si batte da anni, non può che far sorgere il paragone con la superstar statunitense, anch’essa campione d’incassi nell’ultimo anno grazie al suo Eras Tour e alla re-master di due progetti.
Dal punto di vista strettamente musicale, la canzone si sarebbe potuta incastrare perfettamente con gli altri pezzi della colonna sonora, grazie all’utilizzo di synth electro-pop e un sound particolarmente in voga negli ultimi anni.
È bene considerare anche il ritornello di The Man (“I’m so sick of running as fast as I can / wondering if I’d get there quicker / if I was a man”) e i continui riferimenti alla posizione della donna nella società contemporanea per tutta la durata del brano, che rendono alla perfezione l’idea di fondo del film di Greta Gerwig.
The Holdovers X All You Need Is Love – The Beatles
L’amore è ciò di cui necessita ogni giovane ragazzo. L’amore di un genitore, quello di una ragazza, quello di un supervisore costretto a rimanere al suo fianco durante le vacanze di Natale.
E se Angus, ferito e abbandonato della madre, che decide di fargli passare le feste nel campus dell’istituto per viaggiare con il suo nuovo compagno, decide di ribellarsi e mettere alla prova tutti coloro che tentano di dargli una mano, c’è bisogno di una figura importante che possa farlo “rinsavire”.
Un Paul Giamatti eccezionale (non a caso candidato al premio come migliore attore protagonista) mette dapprima in scena le velleità di un professore solo ed odiato dai propri alunni, per poi sciogliersi, con il tempo passato assieme ad Angus e Mary, cuoca della scuola che ha da poco perso il figlio in guerra, intraprendendo un viaggio che permetterà al ragazzo di ricongiungersi col padre, rinchiuso in un istituto per malati di mente, fino alla scena finale, chiusura perfetta del cerchio narrativo del film
E quindi, qui più che mai, ci sentiamo di affermare che è vero quello che dicevano i Fab Four: All you need is love.
Killers Of The Flower Moon X Apache Tears – Johnny Cash
Il film, ambientato nella prima metà degli anni ’20, racconta con ritmo compassato, ma senza mai annoiare, una serie di omicidi avvenuti all’interno di una riserva indiana dell’Oklahoma.
L’avidità di William Hale, personaggio interpretato da De Niro, fa sì che quest’ultimo, tramite un finto buonismo, diversi inganni e un matrimonio combinato, provi ad eliminare tutti i possibili successori all’eredità della tribù Osage, al fine di ottenerne tutti i guadagni.
Non sono solo il cinema e la letteratura, però, a trattare il dramma vissuto in quegli anni dalla popolazione nativa americana: nel 1964, infatti, Johnny Cash decise di dedicarvi un intero concept album, intitolato Bitter Tears: Ballads of the American Indians.
In Apache Tears, la canzone che più si avvicina al tema della sofferenza e della paura della morte raccontato nella pellicola, Cash intona queste parole: “The young men, the old men / the guilty and the innocent / bled red blood and chilled alike with fears / the red man, the white man”, sintesi perfetta del film di Scorsese.
Maestro X Come To Life – Kanye West
Un po’Il Cigno Nero, un po’Toro Scatenato, un po’Whiplash, non c’è nulla di veramente innovativo in questo progetto di Bradley Cooper, forse il meno riuscito tra i 10 film candidati all’Oscar.
Una visione che si trascina e a tratti annoia, nonostante la presenza di scene condite da un’esagerazione quasi caricaturale. Lo stesso problema si presenta in Donda, un album fin troppo lungo e riempito inutilmente da tracce filler, accentuando la propensione degli artisti a creare progetti meno coerenti e sempre più simili a playlist tra cui selezionare i brani da salvare e riascoltare a proprio piacimento.
Attenzione però, non stiamo affermando siano dei brutti progetti, ma è un peccato pensare al fatto che, sia per il film che per il disco, vale lo stesso principio: con alcuni accorgimenti e scelte differenti sarebbero potuti essere dei prodotti ancora più validi, e, invece, si reggono in piedi principalmente grazie al prestigio di Bradley Cooper e Kanye West.
Oppenheimer X In the Air Tonight – Phil Collins
Un silenzio assordante che dura qualche secondo, le facce incredule dei personaggi che ammirano ciò a cui avevano lavorato per anni dispiegarsi davanti ai propri occhi e un’esplosione assordante, in grado di risvegliare lo spettatore dalla tensione che stava vivendo, immerso completamente nel momento, dandogli una scossa di adrenalina che poche volte ha potuto provare nella sala di un cinema.
Una scena diventata già cult della storia del cinema, nonostante siano passati solo pochi mesi dalla sua uscita, come cult è il drum-fill (ossia un drop suonato alla batteria) di Phil Collins, che arriva in un punto della canzone, e da una scossa all’ascoltatore, paragonabile proprio al lavoro svolto meticolosamente da Christopher Nolan.
Possiamo pensare, poi, al titolo della canzone (In the air tonight) come ad un richiamo a quella nube di fumo che Robert J. Oppenheimer e i suoi collaboratori hanno potuto vedere nel cielo del deserto nel New Mexico la notte del 16 luglio 1945.
Past Lives X Self Control – Frank Ocean
Il dolce racconto di un amore impossibile diretto da Celine Song trasporta lo spettatore in un vortice di riflessioni, paure e commozione, gli stessi stati d’animo provati dai protagonisti del film.
La storia di Hae Sung e Nora può essere riassunta dalla frase cantata da Frank Ocean “Wish I was there, wish we’d grown up on the same advice / and our time was right”, emotivamente devastante per chi ha ancora impresso nella mente il film della regista coreana.
È il ritornello della canzone (“Keep a place for me, for me / I’ll sleep between y’all, it’s nothing”) invece, a rappresentare al meglio lo stato d’animo dei due protagonisti maschili: Hae, costretto a convivere con l’idea che la donna di cui è innamorato da sempre tornerà ogni notte a dormire nel letto con il proprio compagno di vita e Arthur, marito di Nora, che, spaventato da una situazione che mai avrebbe pensato di affrontare si trova a pronunciare la frase: “Sogni in una lingua che nemmeno comprendo”.
Poor Things X Puppet – Tyler, the Creator
Storie di creazione, crescita e presa di consapevolezza pervadono gli universi narrativi di Poor Things e IGOR, album del rapper statunitense.
In particolare, la canzone Puppet si presenta involontariamente come anello di congiunzione tra i progetti di Lanthimos e Tyler, the Creator: la giovane Bella Baxter, dopo essere stata riportata in vita da Godwin, intraprende un percorso che la vede vivere una vera e propria seconda giovinezza, non senza qualche difficoltà iniziale.
Questa difficoltà si evidenzia per di più con un eccessivo attaccamento emotivo a Duncan Wedderburn, in grado di manipolarla a proprio piacimento. Una situazione descritta anche nel testo della canzone del rapper tramite la frase “I’m your puppet, you control me / I’m your puppet, I don’t know me”.
Con l’ultimo verso della canzone, però, il cantante arriva alla consapevolezza che tutto ciò che aveva raccontato fino a quel momento era una mancanza di rispetto nei propri confronti (“But at some point, you come to your senses”); la stessa consapevolezza a cui giunge il personaggio interpretato da Emma Stone che, con il passare del tempo e le continue nuove esperienze, capisce il proprio valore come persona e come donna, allontanandosi per sempre dalla tossicità di Duncan.
The Zone Of Interest X The Sound of Silence – Simon & Garfunkel
Un film difficile, pesante, che narra la quotidianità di una famiglia nazista la cui casa confina con il campo di concentramento di Auschwitz.
Si inizia completamente al buio, con il suono lontano di una canto per poi ribaltare le percezioni: il buio diventa immagine e i suoni diventano silenzio.
Ed è proprio il silenzio ad essere il protagonista di questo film, ancor più delle immagini o degli attori. È con il silenzio che lo spettatore è in grado di sentire le urla strazianti dei prigionieri durante il giorno e la notte, gli spari, le sirene.
È stato estremamente difficile trovare una canzone da associare a questa pellicola, principalmente per il profondo rispetto verso l’idea di fondo del regista, ossia la percezione di qualcosa tramite l’assenza di suono, che infastidisce e inorridisce.
Il motivo per cui è nata l’associazione con The Sound of Silence dei Simon & Garfunkel, per altro già colonna sonora di diversi film tra cui Il Laureato, è quindi semplicemente simbolica: Glazer ha colpito il bersaglio, facendo capire allo spettatore che, spesso, il silenzio è più forte di qualsiasi altro suono.
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