Esiste altra vita nell’universo? Questo interrogativo ci accompagna da più tempo di quanto immaginiamo. Una curiosità che dal primo sguardo rivolto alle stelle si è evoluta da dubbio filosofico a ricerca scientifica, passando per leggende e strampalate teorie complottiste. Non potrebbe esser diversamente, se consideriamo l’assenza di prove scientifiche assodate e le miriadi di visionari avvistamenti, ma nella storia della caccia agli alieni ci sono stati eventi fondamentali che hanno contribuito alla creazione dell’ufologia, scienza riconosciuta che si dedica in modo attivo allo studio degli U.F.O. (unindentified flying objects, oggetti volanti non identificati), la cui nascita viene identificata con il 24 giugno 1947, quando avvenne quello che viene considerato il primo avvistamento certificato di un oggetto volante non identificato.

Non che in passato avvistamenti di strani oggetti e presenze aliene non fossero mai state registrate, ma è dopo che Kenneth Arnold riuscì a fornire quella che si può considerare una prima testimonianza documentabile che tutto cambiò. Relegati a leggenda e a personaggi da fantascienza pulp, gli alieni e i dischi volanti improvvisamente iniziarono a diventare un fenomeno popolare, diviso tra ricerca scientifica e figura fantastica.

They Came From Outer Space

L'insegna di benvenuto a Roswell
L’insegna di benvenuto a Roswell

Nei primi anni della sua continua lotta per la ricerca della verità, Arnold non fece mistero di come lo scetticismo riguardo gli U.F.O. fosse un deterrente nel dare una risposta agli interrogativi ad essi legati:

Kenneth Arnold

“Insomma, sappiamo che abbiamo visto qualcosa. Io ho visto qualcosa, centinaia di piloti hanno visto qualcosa nei cieli e abbiamo responsabilmente segnalato queste cose. E dobbiamo aspettare 15 milioni di testimoni prima che qualcuno inizi a indagare il problema…davvero? E’ incredibilmente assurdo. Per quello che mi riguarda, è più fantasioso questo che non dischi volanti o gente che arriva da Venere”

Come se non bastasse a pochi giorni dalla testimonianza di Arnold, il mondo fu testimone dell’evento ufologico più misterioso e noto in assoluto: l’incidente di Roswell. Secondo il mito, un disco volante si schiantò poco fuori da questo paesino del New Mexico, dando vita a una serie di depistaggi e di leggende metropolitane che hanno contribuito a rendere gli U.F.O. un argomento estremamente pop.

Eventi come Roswell o l’episodio di Kenneth Arnold, contestualizzati all’interno del secondo dopoguerra, fecero facilmente presa sul pubblico. Se in precedenza i mezzi alieni che popolavano la narrativa di fantascienza assumevano forma variegate, come i tripodi raccontati da Wells ne La Guerra dei Mondi, dopo la comparsa del termine flying saucer l’immaginario collettivo venne fortemente influenzato da questo concept, che per decenni divenne il modello su cui si immaginarono i mezzi alieni, da L’invasione degli ultracorpi sino a Ultimatum alla Terra, senza dimenticare serie come U.F.O., vero e proprio cult britannico.

Il nemico tra noi

Ultimatum alla Terra
Ultimatum alla Terra – © 20th Century Fox

A essere centrale nella mitologia creatasi attorno agli UFO, specialmente nel modo in cui venne trattato l’incidente di Roswell, fu il nascere di una psicosi legata alla cospirazione, al segreto imposto dalle alte sfere militari, che nel tentativo di ridurre il crescente interesse verso questi avvistamenti assunsero il ruolo di custodi di indicibili segreti.

A dare maggior concretezza a questa visione sui dischi volanti è stato il modo in cui la narrativa sci-fi del periodo, specialmente cinematografica, non si fece scrupoli ad adattare la presenza inquietante e poco chiara degli UFO con i timori della presenza del ‘pericolo rosso’. L’ansia maccartista della presenza di agenti sovietici infiltrati nella popolazione americana trovò nell’invasione aliena una perfetta allegoria, evolvendosi all’interno della grammatica narrativa cinematografica.

Una visione fatta di segreti di stato e agenzie super segrete che ha dominato l’immaginario collettivo in diversi media, dai comics al piccolo schermo, arrivando anche al mondo dei videogiochi. Serie come X-Com hanno saputo costruire una mitologia moderna in cui i misteriosi visitatori diventano i bersagli di organizzazioni internazionali intente a proteggere il nostro pianeta.

Difendiamo la Terra

Will Smith e Tommy Lee Jones in MEN IN BLACK 3
Will Smith e Tommy Lee Jones in MEN IN BLACK 3 – @Columbia Pictures

Legato alla fascinazione degli alieni e alla spietata custodia dei segreti della presenza aliena, con una non indifferente dose di paranoia da parte dei fanatici degli U.F.O., è anche la comparsa degli Uomini in Nero (Men in Black), presunti agenti governativi intenti a coprire le tracce aliene e a zittire le voci di chi intendeva opporsi a questo diktat. Già presenti in uno dei primi resoconti di incontro con alieni nel 1947, gli Uomini in Nero divennero una costante del mito degli UFO.

Dopo esser stati per anni una sorta di leggenda, i Men in Black divennero protagonisti a inizio anni ’90 di una serie a fumetti della Malibu Comics, divenuta poi la scintilla da cui è scaturita la serie cinematografica omonima. A onor del vero, spetterebbe al bonelliano Martin Mystere il merito di essere il primo fumetto seriale di successo a mostrare la loro mysteriosa presenza, anche se in casa Bonelli è toccato a Nathan Never l’onore di rendere la visita di creature aliene un elemento ricorrente.

I Men in Black appartengono a quel filone complottista e anti-governativo che porta alla nascita di uno dei cult televisivi per eccellenza in fatto di UFO, X-Files. Le indagini della coppia Mulder e Scully, infatti, pur concentrandosi sulla confutazione di urban legends e casi al limite del paranormale, insistono spesso sulla teoria dell’ibridazione umanità-alieni, facendo leva proprio sui dubbi dei primi anni della diffusione degli U.F.O.

Sono stato, e sarò sempre, tuo amico

Una scena di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo
Una scena di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo – © Columbia Pictures

Dalle prime interpretazioni in cui l’alieno era facilmente distinguibile, come in La Guerra dei Mondi o in Cittadino dello Spazio, si passò a una caratterizzazione più letale, in cui l’alieno riesce a infiltrarsi tra gli uomini, come ne L’Invasione degli ultracorpi. Ma non tutta la sci-fi si è fossilizzata su questa visione negativa, basti pensare all’arrivo di una serie tv come Star Trek.

All’interno di Star Trek (1966) il concetto di alieno come pericoloso infiltrato viene trattato in un episodio, La navicella invisibile (Balance of Terror), in cui la vena critica tipica della serie ribalta questo concetto. In contro tendenza rispetto alla paura del periodo, Star Trek inserisce pian piano nella sua mitologia episodi che rendono invece la presenza di visitatori di altri mondi nel passato dell’umanità un aspetto positivo, formativo e, all’occorrenza, di svolta sociale – come in Carbon Creek.

Partendo da questa visione più positiva, a partire dalla fine degli anni ’70 compaiono storie in cui la presenza di visitatori alieni assumono toni più sereni. A partire da Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, si perde la visione negativa, il senso di pericolo legato agli U.F.O, e si configurano momenti di incontro e avventura, con un filone di film che vede in E.T.  – L’extraterrestre il suo apice, ma che vanta anche chicche rivolte al pubblico adolescenziale, come Navigator o Explorer.

Ancora oggi ci interroghiamo su quale sia la verità dietro dischi volanti e alieni, tra ipotesi fantasiose e indagini scientifiche, tra rettiliani al potere e algoritmi di ricerca che si spingono verso l’ultima frontiera. Forse non sapremo mai cosa siano i dischi volanti, se davvero esistono altre forme di vita e nuove civiltà, ma come recitava un certo poster in un certo ufficio dell’FBI, vogliamo crederci.

Perché la verità è là fuori.

 

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Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva