Schindler’s list – La lista di Schindler, di Steven Spielberg, tratto dal saggio romanzato di Thomas Keneally L’arca di Schindler, narra la storia vera di Oskar Schindler, imprenditore di origine ceca che salvò dallo sterminio nazista un migliaio di ebrei polacchi, assumendoli come operai nella sua azienda di stoviglie.
Nato nel 1908 in Moravia, allora parte dell’impero austro-ungarico, dopo il diploma di istituto tecnico, Oskar Schindler inizia a lavorare presso l’azienda del padre per circa tre anni, prima di sposare, nel 1928, Emile Peltz, e passare da un lavoro all’altro, senza soluzione di continuità, per i successivi dieci anni.
Arruolatosi nel Partito germanico dei Sudeti, la più importante forza politica ceca di ispirazione nazista, fondata nell’esplicito tentativo di annettere la Cecoslovacchia al futuro Terzo Reich, Schindler entra a far parte in breve tempo dell’Abwehr, il servizio di intelligence del Partito nazista. Più tardi, Schindler avrebbe confessato di essere diventato una spia nazista esclusivamente per ragioni economiche, visti gli ingenti debiti che aveva contratto anche a causa dell’alcolismo; i suoi problemi con il bere lo avevano peraltro portato, negli anni precedenti, a essere più volte denunciato per disturbo della quiete pubblica.
In qualità di spia, Schindler ha accesso a informazioni riguardo ai movimenti delle truppe, e alla creazione di installazioni militari; arrestato dalle autorità ceche per spionaggio il 18 luglio 1938, viene immediatamente liberato in quanto prigioniero politico, secondo l’accordo di Monaco, preludio all’annessione dei Sudeti da parte del regime, formalizzata il successivo 1° ottobre; l’ascesa ai ranghi dell’Abwehr porta Schindler, ora divenuto luogotenente della sua unità, a trasferirsi, nel gennaio 1939, a Ostrava, sul confine tra Cecoslovacchia e Polonia; da lì, Schindler raccoglierà informazioni di prima mano sulle attività militari polacche, in previsione dell’invasione nazista della Polonia, avvenuta nel settembre 1939;
Il mese successivo, Schindler, per ragioni di lavoro, si stabilisce a Cracovia, dove stringe contatti fruttiferi con l’ambiente del mercato nero locale e conosce Itzhak Stern, all’epoca contabile per un collega di Schindler nell’Abwehr; Schindler si consulta con Stern per l’acquisizione di un’industria di stoviglie, la Rekord Ltd, precedentemente di proprietà di un consorzio di imprenditori ebrei; su consiglio di Stern, Schindler decide di acquistare direttamente lo stabilimento, di fatto sottraendolo al diretto controllo delle autorità naziste; l’accordo fu finalizzato, grazie al finanziamento di Abraham Bankier, uno degli ex proprietari, e di altri finanziatori ebrei, il 15 gennaio 1940. Le motivazioni per l’acquisizione della fabbrica, secondo il biografo David Crowe, erano tutt’altro che altruistiche: “Schindler temeva di essere chiamato alle armi, e oltretutto sapeva che avrebbe guadagnato molto meno che se fosse rimasto nella vita civile; così avrebbe potuto mantenere immutato il suo alto tenore di vita.”
Schindler rinomina l’azienda Deutsche Emailwarenfabrik (o più semplicemente DEF), ma, più confidenzialmente, il luogo era noto col nome di “Emalia” (il termine polacco per indicare le stoviglie, dalla stessa radice dell’inglese enamel); inizialmente vi lavoravano sette operai ebrei e 250 polacchi non ebrei; nel giro di 4 anni, all’apice della produttività, l’azienda sarebbe arrivata a contare circa 1750 impiegati, un migliaio dei quali ebrei; nei primi tempi la scelta di manodopera ebrea era di natura economica, dato che i lavoratori ebrei potevano essere pagati meno degli omologhi polacchi non ebrei.
Nell’estate del 1940, viene ordinato agli ebrei di Cracovia non impegnati in attività lavorative legate allo sforzo bellico tedesco, di lasciare la città; i 15.000 ebrei rimasti vengono confinati, dopo qualche mese, in un ghetto cinto da mura, dal quale escono giornalmente per recarsi a lavoro, facendovi poi ritorno la sera; negli anni successivi Schindler avrebbe ampliato le strutture dell’azienda, arrivando a costruirvi all’interno una clinica medica, una cucina, una sala da pranzo e perfino un complesso abitativo. Primi tentativi di deportazione dei dipendenti ebrei di Schindler nei campi di concentramento vengono rintuzzati grazie alle abilità di Schindler: in quanto produttrice di stoviglie da cucina, l’azienda era considerata necessaria allo sforzo bellico; Schindler, inoltre, faceva figurare come operai metalmeccanici anche donne, bambini e disabili, che quindi non potevano essere deportati.
Il 13 marzo 1943, però, in accordo con la politica di accelerazione della “soluzione finale” voluta dai vertici nazisti, il ghetto di Cracovia venne liquidato; migliaia di ebrei abili al lavoro vengono mandati nel campo di concentramento di Plaszòw, mentre quelli non ritenuti in grado di lavorare vengono trucidati per strada a colpi di pistola o mandati nel campo di sterminio di Belzec. Schindler, che grazie ai suoi contatti nella Wermacht era al corrente del rastrellamento prima che questo avvenisse, riesce a proteggere i suoi operai non facendoli uscire dalla fabbrica.
A capo del campo di lavoro di Plaszòw, situato a meno di 3 chilometri da Emalia, è Amon Göth, un capitano delle SS di origine austriaca con tendenze sadiche; inizialmente, l’intenzione del militare è quella di trasferire tutte le aziende della zona, Emalia compresa, all’interno del campo di sua competenza. Schindler, sconvolto dagli eccidi del ghetto e deciso, da quel momento in poi, stando alle parole di un testimone, a “salvare quanti più ebrei possibile”, riesce a convincere Göth, usando il consueto mix di diplomazia e denaro, a costruire una sorta di piccolo campo di lavoro all’interno della proprietà di Emalia, dove avrebbero potuto trovare rifugio, oltre ai dipendenti diretti di Schindler, anche altri 450 operai di aziende limitrofe. I due uomini continueranno a intrattenere rapporti d’affari al limite della legalità nei mesi successivi, ed entrambi verranno più volte arrestati dalle autorità naziste con accuse di associazione a delinquere, corruzione, concussione e abuso di potere.
Schindler si trova proprio rinchiuso in una cella per un’accusa di corruzione quando nel luglio del 1944, Mielek Pemper, segretaria personale di Goth, stila la lista di 1200 lavoratori ebrei destinati al campo di lavoro di Brünnlitz, nei Sudeti; l’avanzata inarrestabile dell’Armata Rossa aveva convinto già da mesi i vertici nazisti a smantellare tutte le attività industriali non strettamente necessarie, tra le quali stavolta rientrava anche Emalia; grazie ancora una volta alle sue capacità persuasive, Schindler era riuscito a convincere Goth a far trasportare tutti i suoi lavoratori nel campo ceco; con l’aiuto dell’ufficiale di polizia del ghetto Marcel Goldberg, viene stilata prima una lista di 300 donne e poi una di 700 uomini, ai quali si aggiungeranno 200 operai di una impresa tessile.
I prescelti giungono a Brünnlitz nell’ottobre del 1944, dopo che i vagoni sui quali si trovavano erano stati fatti arrivare ad Auschwitz, dove gli occupanti avrebbero incontrato morte certa. Solo un estremo sforzo da parte di Schindler, con l’invio di beni rari dal mercato nero, aveva garantito la deviazione dei convogli verso Brünnlitz; il 7 maggio del 1945, giorno della resa nazista, Schindler ascolta, seduto sul pavimento della fabbrica, il messaggio radio con cui Winston Churchill annuncia la vittoria alleata.
Alla caduta del regime, Schindler ripara prima in Svizzera, per poi tornare in Germania, ormai senza più un soldo, e dichiarare bancarotta nel 1963; ad aiutarlo a sopravvivere, le donazioni degli uomini e delle donne che aveva contribuito a salvare. Schindler, morto nel 1974, è sepolto in Israele.
Ma quali sono le parti inventate di Schindler’s List? Il biografo David Crowe ha sottolineato in un articolo per Forbes, le più importanti licenze narrative presenti nel resoconto che di questa storia ha fatto Steven Spielberg. Avvisando della possibilità di spoiler riguardo ad alcune scene del film, ecco un breve elenco di elementi che non trovano riscontro nei fatti storici:
- Come detto, Schindler non partecipò alla compilazione delle liste, in quanto detenuto in carcere dall’autorità nazista.
- Durante l’eccidio del ghetto, è molto improbabile che Schindler fosse a cavallo su una collina; di conseguenza, la bambina dal soprabito rosso rappresenta appunto una licenza poetica.
- Nel personaggio di Stern confluiscono anche elementi caratteriali di Mietek Pemper.
- L’iconica scena in cui Schindler lascia la fabbrica piangendo, non si è mai verificata: secondo Crowe, la sera stessa l’uomo aveva addirittura espresso soddisfazione per i risultati ottenuti e era sicuro di aver fatto tutto il possibile.
Schindler’s list vede Liam Neeson nei panni di Schindler, Ben Kingsley in quelli di Stern, mentre il luciferino Amon Göth ha il volto di Ralph Fiennes.