Robert Oppenheimer è diventato celebre per aver pronunciato una frase: “Sono diventato Morte, il distruttore di mondi“. Anche se viene ricordata per essere stata detta dall’inventore della bomba atomica, questa frase proviene da un verso del Bhagavadgītā, uno dei più famosi testi sacri della religione induista. Oppenheimer ricordò questa frase durante le riprese di un documentario del 1965 per la NBC, intitolato The Decision to Drop the Bomb, citando la fonte anche se sbagliò ad attribuire la frase a Vishnu. Il video della registrazione è ancora disponibile, a partire dal minuto 1:37:
La frase, che viene ricordata perché sottolinea la consapevolezza dell’operato dello scienziato, che vedrà accrescere i propri sensi di colpa per aver inventato un ordigno esplosivo così distruttivo, avrebbe in realtà un significato meno tragico. Pare, infatti, che il testo in sanscrito intendesse dare una visione più filosofica e positiva, sottolineando un processo di vita e morte continuo, di rinascita e di appartenenza all’universo. Come riportato da Wired, la frase avrebbe quindi un senso molto più complesso e profondo della visione letterale che diede Oppenheimer, probabilmente dovuta anche al peso emotivo delle vittime di Hiroshima e Nagasaki sulla coscienza.
Ci sono diverse versioni non confermate legate al momento in cui Oppenheimer avrebbe pronunciato questa frase ormai entrata nell’immaginario collettivo. Secondo Robert Jungk, autore del primo libro che ha ripercorso tutta la vicenda del Progetto Manhattan, pubblicato in italiano col titolo Gli apprendisti stregoni. Storia degli scienziati atomici, Oppenheimer avrebbe pronunciato la frase per la prima volta dopo il Trinity Test, quando la nube dell’esplosione atomica si era già diradata. Per il giornalista William L. Laurence, invece, che riportò per primo la frase nel suo libro Men and Atoms: The Discovery, the Uses and the Future of Atomic Energy, Oppenheimer avrebbe pronunciato la frase qualche ora dopo l’esplosione della bomba durante il test. Stranamente, però, Lawrence, nonostante fosse fisicamente presente durante il test, non la citò nell’articolo scritto per il New York Times nel 1945. Solo successivamente, nel 1948, in un pezzo del Time ricordò questa citazione.
La frase è, ovviamente, presente anche nel film Oppenheimer di Christopher Nolan, regalando uno dei momenti più potenti dell’intera pellicola.