Lui e lei sono seduti su un prato. Lui fuma per i fatti suoi, lei è assorta nei suoi pensieri. Entrambi si danno le spalle mantenendosi a vicenda. Il poster ufficiale del secondo film di Bradley Cooper è una fotografia perfetta. Perché questa storia d’amore parla proprio di un uomo e una donna che si stanno vicini anche quando la persona che ami sembra altrove. Una storia vera, quella del celebre compositore Leonard Bernstein e dell’attrice Felicia Montealegre, che aveva conquistato anche il cuore di Steven Spielberg. Forse affascinato dalle origini ebree (come le sue) di Bernstein e dall’innato talento inquieto di un personaggio amatissimo negli States. Poi il papà di E.T. ha preferito guardarsi dentro e dedicarsi a un’altra coppia piena di altrove (i suoi genitori), girando The Fabelmans. Così la vita di Leonard e Felicia è passata nelle mani di Bradley Cooper, che di esistenze sconvolte dall’arte ne sa qualcosa.
Apriamo la nostra recensione di Maestro, film Netflix in Concorso all’80esima Mostra del Cinema di Venezia, rievocando qualche punto di contatto tra col suo esordio alla regia. Quel A Star is Born che anticipava il suo interesse per storie d’amore drammatiche in cui gli amanti si trovano davanti a un bivio: vita privata o carriera? Amore di uno o stima di molti? In Maestro, però, non c’è da scegliere. Perché quei due innamorati seduti sul prato ci hanno ricordato che cos’è il compromesso.
Durata: 129 minuti
Uscita: 2 settembre 2023 (Festival di Venezia), 20 dicembre (su Netflix)
Cast: Bradley Cooper, Carey Mulligan, Maya Hawke, Matt Bomer
Quante note sullo spartito
Si apre il sipario e sullo schermo impazza l’energia della giovinezza. Leonard Bernstein è un ambizioso compositore che di colpo ha la sua grande occasione: può finalmente dirigere un’orchestra sostituendo un collega. Un colpo di fortuna che infiamma la sua vita, artistica e privata. Leonard è un uomo irrequieto, che si mangia la vita. Ama chi vuole (uomini e donne) e impatta sulle vite degli altri senza chiedere permesso. Succede anche con la mite ed elegante Felicia, che si innamora subito di lui (ricambiata), dando inizio a una lunga e travaglia storia d’amore piena di infedeltà, ma mai priva di sentimento. Fin dalle premesse è facile capire quante note diverse ci siano sullo spartito di Maestro.
Cooper parte sulle ali dell’entusiasmo, gettandosi a capofitto nel talento travolgente di Bernstein per poi cambiare pagina. Il film, infedele col suo titolo, decide così di non raccontare tanto l’ascesa del compositore (dando tante cose per scontate), perché preferisce soffermarsi sulla lunga epopea sentimentale di Leonard e Felicia. Un cambio di passo abbastanza drastico, che rende Maestro quasi indeciso nella sua prima metà. Per fortuna, però, quando il film abbraccia la sua vera natura, Cooper riesce finalmente a dirigere davvero l’orchestra.
Musica, maestra
Allora che cos’è davvero Maestro? No, non è la storia di chi sta sul palco con la bacchetta in mano. E nemmeno quella di chi è in platea ad ascoltarlo. Questa è la storia di chi rimane dietro le quinte a sbirciare lo spettacolo, nascosta nell’ombra, sempre al fianco di un talento troppo grande da contenere davvero. Il punto di vista del film coincide con lo sguardo languido della dolente Felicia, interpretata con grazia quasi antica da un’eccezionale Carey Mulligan. È lei che deve scendere a patti con il carattere vulcanico di un uomo che concepisce l’amore come una specie di bestia indomabile.
Mosso da uno spirito artistico geniale, il Leonard Bernstein di Cooper ama, vive e compone senza freni, si concede al pubblico e ai suoi amanti senza badare alle etichette. Stargli accanto significa amarlo nella sua natura più pura. Uno sforzo che Maestro dipinge sul volto fragile di Felicia, una donna costretta a subire e poi comprendere una figura ingombrante ed egocentrica come quella di suo marito. Nasce così un dramma sentimentale sentito, molto classico (a partire dal bianco e nero dei ricordi), impreziosito da qualche guizzo registico e soprattutto da un attore e un’attrice affiatati, che insieme compongono davvero un bel duetto.
Il ritmo dello stare insieme
Se volete conoscere meglio il processo creativo dietro capolavori come le musiche di West Side Story o Fronte del porto, Maestro non è il film giusto. Quella storia dovrete cercarla da soli. Altrove, come piacerebbe a Bernstein stesso. Bradley Cooper ha preferito soffermarsi sul privato tralasciando il pubblico. Lo ha fatto con un racconto romantico che rievoca i tempi di ogni coppia: prima felice, appassionata e travolgente come un bel ritornello. Poi sempre più lenta, cadenzata, stonata e stanca. Maestro è davvero il tipico film dedicato alla facilità dell’innamorarsi e alla difficoltà dell’amarsi e dello stare insieme. Un’impresa ancora più ardua quando di mezzo c’è l’arte, sempre piena di distrazioni e invidie. Una materia che Cooper conosce bene. Una materia che, dopo A Star is Born e Maestro, gli sta sicuramente a cuore. Ce ne siamo accorti con un’opera seconda volenterosa, a tratti commovente e in cui i veri maestri hanno preferito rimanere dietro le quinte. Come Felicia. Producono Martin Scorsese e Steven Spielberg.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
La recensione in breve
Maestro racconta la vita del compositore Leonardo Bernstein vista (e sentita) attraverso occhi timpani di sua moglie Felicia Montealegre. Bradley Cooper preferisce il privato al pubblico, confezionando una storia d'amore classica e commovente.
-
Voto ScreenWorld