Alice Rohrwacher continua a costruire il suo mito: dopo Lazzaro felice, la regista ritorna nelle sale con La chimera, presentato in concorso al Festival di Cannes e alla Festa del Cinema di Roma. La chimera è una storia di passioni, di ossessioni e di visioni.
Ma soprattutto è il racconto di una realtà intrisa di misticismo, di un passato mai davvero morto, di legami e di solitudini. Un film che ci racconta il nostro passato e il nostro presente, e nel farlo, come vedremo nella nostra recensione de La chimera ci fa intravedere qualcosa di ciò che potremmo diventare.
Genere: Fantastico
Durata: 130 minuti
Uscita: 23 novembre 2023 (Cinema)
Cast: Josh O’Connor, Isabella Rossellini, Carol Duarte, Vincenzo Nemolato, Alba Rohrwacher
La trama, tra tombaroli e chimere
Un treno che procede assonnato sulle rotaie: dalle finestre, i vagoni sono inondati da fasci di luce dorata. Nello spazio angusto di un vagone c’è un gruppo di ragazze, accanto alla finestra un uomo elegante che sta in disparte, schivo e irascibile. L’inizio ci anticipa quello che sarà La chimera: un viaggio liminale, un alternarsi di momenti di immersione e di risalita in superficie, in continua tensione tra l’elevarsi e lo sprofondarsi negli abissi.
Il protagonista della storia è Arthur (Josh O’Connor), un tombarolo: lui e un gruppo della zona si guadagnano da vivere trafugando reperti archeologici etruschi. Appena uscito di prigione, ritorna in un paesino della Tuscia, nell’alto Lazio. I tombaroli, che vivono ai margini della legge, sono coloro che hanno un contatto costante con i morti nel senso più concreto possibile: vedono la morte quotidianamente, non la temono. Ma saranno capaci di comprenderla davvero?
Rispetto agli altri compagni di scorribande, Arthur ha qualcosa di speciale, una sensibilità particolare: la capacità di percepire dove si trovano i reperti attraverso dei momenti epifanici, le sue chimere. Una specie di connessione, naturale e al tempo stesso ultraterrena, con ciò che naviga nel sottosuolo.
Arthur e gli altri tombaroli si muovono in un universo popolare, fatto di personaggi eccentrici: dall’anziana Flora (Isabella Rossellini) e le sue figlie, all’allieva Italia (Carol Duarte), rappresentanti di un mondo ancestrale, sospeso nel tempo, ma al tempo stesso ancora presente, simbolo di un microcosmo abbandonato ma ancora vitale.
Tra magia e umanità
Il personaggio di Arthur vaga per il film come un’entità irrequieta e solitaria, sempre estranea e anche un po’ ostile al mondo che abita, perennemente indecisa tra rimanere corpo e diventare puro spirito, tra la luce e le tenebre, la superficie e il sottosuolo. Arthur sale e riscende, si lascia andare alla frenesia della vita sotto il cielo aperto per poi tornare a scavare, come preso da una smania febbrile. Si trova più volte di fronte a questo dilemma: alla fine sceglierà quale strada seguire, senza possibilità di guardarsi indietro.
Ma quanto è libera questa scelta in un mondo dominato da visioni, suggestioni e pulsioni nascoste in piena vista, desideri indecifrabili e insondabili e richiami sotterranei? Dove il legame tra fato e azione è indistricabile, e lo spirito è indivisibile dalla realtà delle cose, e il mito è parte della storia.
Ma La chimera va oltre la storia di Arthur: come in ogni film di Rohrwacher, le storie individuali formano un mosaico, sono parte di un territorio con la sua identità. Un’identità che non può essere compresa se non si fa attenzione alla mitologia che l’ha formata, fatta di credenze popolari, di leggende plasmate dal basso, dal rapporto con il passato attraverso la comunicazione con i morti, con l’invisibile. Rohrwacher ci invita proprio a riscoprire il rapporto con il nostro passato, individuale e collettivo, al di là delle ideologie e degli stereotipi: ci sprona ad andare in profondità, ad abbracciare l’inspiegabile, a ritrovare l’anima delle cose.
Perchè guardare La chimera?
La chimera contiene tutta la poetica di Alice Rohrwacher nella sua forma più pura: l’attenzione e l’amore verso un territorio e il suo universo umano e naturale, la tensione verso il sovrannaturale e l’inspiegabile, le credenze popolari e un passato materiale e tangibile.
Il racconto del gruppo di tombaroli allo sbando, all’inseguimento affannato di una qualche forma di riscatto dalla povertà dilagante, è il racconto di una società, passata ma soprattutto presente, fatta di gocce nel mare e di “alienati cronici dal sacro e dal profano” presi dall’ “ansia del profitto” come recitano le canzoni che intervallano l’azione. Attraverso queste crepe, il cinema di Rohrwacher diventa attuale, e l’antichità diventa strumento per scandagliare e capire il presente.
In un mondo che tenta di “stimare l’inestimabile“, Rohrwacher mette davanti alla macchina da presa (e davanti al nostro sguardo) il lato inafferrabile delle cose, il più perturbante: tutto quello che “non è fatto per gli occhi degli uomini“. Ma per quello delle anime. Passate, presenti, e future.
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La recensione in breve
La chimera è un film profondamente umano, intriso di magia. Una riflessione sulla potenza del passato e sul fascino delle cose invisibili. Un'interpretazione magistrale di Josh O'Connor, con la presenza di Isabella Rossellini che impreziosisce il tutto.
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Voto Screenworld