C’è un aspetto affascinante di alcuni film visti ai festival: non sapere nulla su di loro. Arrivare in sala vergini, senza notizie, trailer ancora negli occhi e pregiudizi. Un lusso che ogni tanto ci concediamo volentieri. È successo anche con una preziosa opera prima inglese, diretta da una regista non ancora trentenne. Si chiama Molly Manning Walker, ed è un nome che in futuro risentiremo molto spesso. Ci sbilanciamo perché il suo esordio è capace di sorprendere anche durante la visione, perché parte in un modo e poi pian piano cambia pelle e si trasforma proprio come fa la sua protagonista.
Vi racconteremo come nella recensione di How to have sex, il film presentato a Cannes 2023 nella sezione Un Certain Regard è armato di un titolo forte e aggressivo, ma capace di nascondere qualcosa di molto diverso dalla semplice provocazione.
How to have sex
Genere: Drammatico
Durata: 98 minuti
Uscita: 19 maggio 2023 (Cannes)
Cast: Mia McKanna-Bruce, Lara Peake, Shaun Thomas, Samuel Bottomley
Bersi la vita…
Urla, alcool e patatine fritte come se non ci fosse un domani. Parte forte How to have sex. Sull’onda dell’entusiasmo contagioso di tre amiche appena arrivate in vacanza. Una fame di vita scoordinata e travolgente, che riporta tutti a quelle estati giovanili in cui tutto poteva e doveva succedere. Senza preoccupazioni, senza troppi pensieri e, magari, senza conseguenze.
Manning Walker non si accontenta di raccontare e mostrare, perché preferisce prenderci per mano. Preferisce farci vivere tutto attraverso le pelle sudata e gli occhi curiosi di Tara (un’eccezionale Mia McKanna-Bruce). Siamo con lei nello sballo, nei risvegli stanchi e nell’eccitazione prima di una notte piena di speranze. Eppure è solo un depistaggio. Perché se la prima mezz’ora di How to have sex sembra un banale film sugli eccessi di un’adolescenza tardiva (alla Spring Breakers), la seconda parte imbocca strade inaspettate. E sono proprio quelle vie a rendere il film speciale.
…e poi digerirla
How to have sex rimane nelle orecchie come un ronzio. Come quando i timpani devono ancora riprendersi dopo una lunga notte in discoteca. Il merito è tutto del tatto con cui Manning Walker cambia rotta in modo graduale, portando in film verso nuove rive. Poco per volta l’isteria superficiale cede il passo al fare i conti con se stessi, al chiedersi se e come ci vogliamo bene per davvero. Pian piano l’entusiasmo iniziale si esaurisce per fare spazio ai pensieri intimi di una ragazza che inizia a farsi delle domande a cui, forse, non sa dare una risposta.
Con lei cambia anche il film, che da caotico slice of life un po’ (volutamente) cafone si trasforma in pacato dramma riflessivo. Succede grazie alla giusta distanza che la regista trova dalla sua splendida protagonista. Mai troppo vicina da sembrare invadente. Mai troppo lontana da non spingere a volerle bene. Il tutto condito dal giusto ritmo narrativo e da un paio di inquadrature talmente significative da non aver bisogno di parole come contorno. E come fa solo il bel cinema, anche How to have sex rimane ci frulla in testa anche dopo che è finito. Perché se il titolo ci promette un manuale e una soluzione, in realtà il film ci lascia in mano soltanto tante domande. Nel dubbio noi applaudiamo un nuovo talento di cui sentiremo parlare.
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La recensione in breve
Parte in un modo e finisce in un altro. Ecco perché How to have sex è un esordio che ci ha colpito. Merito di una regia energica piena di belle idee e di una protagonista che ti sembra di aver quasi conosciuto.
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Voto ScreenWorld