Il fuoco sembra essersi spento. Come se della cara vecchia Pixar fosse rimasta solo cenere. Come se il grande talento dello studio fosse evaporato. Ma è davvero così o è solo fumo negli occhi? Davvero la lampadina si è spenta o sono i nostri occhi a vedere le cose in modo diverso? Questa recensione di Elemental si apre tra tante domande, perché abbiamo un grande dubbio che ci frulla in testa. Dopo tre anni di film Pixar arrivati su Disney+ e dopo il flop del ritorno in sala con il deludente Lightyear, forse il pubblico ha perso fiducia, guadagnato pigrizia e costruito un bel paraocchi a forma di pregiudizio.
Una pigrizia confermata dal pessimo avvio di Elemental al box office americano, dove la nuova fatica dello studio californiano sembra navigare verso un cocente flop. Flop che, lo diciamo subito, questo bellissimo film animato non merita affatto. Perché no, non siamo tornati agli apici di capolavori come Wall-e o Inside Out, ma dalle parti di un’opera immediata, sincera, creativa e ispirata nella sua tenera semplicità. E non è un caso che il regista (Peter Sohn) sia lo stesso del sottovalutato Il viaggio di Arlo, altra perla animata molto genuina.
Ecco, dopo tanti problemi e delusioni, è come se la Pixar fosse ripartita dalle basi con qualcosa di più elementare (oltre che elementale). Lo ha fatto per tornare alle radici, alla ricerca della natura più pura delle storie, per ritrovare la via. Per noi Elemental quella strada l’ha trovata. A noi spetta solo ritrovare la voglia di percorrerla.
Genere: Commedia romantica
Durata: 93 minuti
Uscita: 21 giugno 2023
Cast: Leah Lewis, Mamoudou Athie, Shila Ommi
Giocare col fuoco
È tutta una questione di equilibrio. Per la Pixar nel ritrovare tutti gli elementi di una buona storia e per i protagonisti del film stesso. Siamo nella caotica Element City, grande e affollata metropoli in cui tutti gli elementi convivono nel rispetto reciproco. Aria, Acqua e Terra hanno trovato il loro posto nel mondo, vivendo fianco a fianco, mentre per il Fuoco non è così. Il Fuoco può fare male (bruciando la Terra) e può farsi del male (se bagnato dall’Acqua). E così tutte le creature infuocate vivono nel quartiere di Fire Town, zona ghettizzata in cui l’impulsiva Ember gestisce assieme ai genitori il negozio di famiglia. La ragazza sta per diventare indipendente, ricevendo nelle sue mani l’emporio come ha sempre sognato fin da piccola. Peccato che l’acqua spegnerà ogni entusiasmo. Lo farà sotto forma di Wade, un ispettore comunale che minaccia di chiudere la storica attività. Un imprevisto che ne nasconde un altro, visto che tra Ember e Wade nasce un’attrazione a dir poco contronatura.
Toccare l’intoccabile
Lei proletaria, lui borghese. Lei decisa, lui insicuro. Lei fatta di fuoco, lui composto da acqua. Insomma, la vecchia storia degli opposti che si attraggono. La vecchia storia di chi se ne frega delle regole per riscriverle con l’impeto dei sentimenti. Fin dalle premesse Elemental non potrebbe essere più classico (che non significa per forza essere banali). Nasce così una specie di Romeo e Giulietta rivisitato in salsa pop, che parte da un pretesto piccolo e quotidiano per abbracciare l’amore nella sua forma più universale. Elemental va alla ricerca dello straordinario nell’ordinario senza dimenticarsi mai del contesto in cui muove i suoi personaggi. Ed è qui che la Pixar torna ai fasti di un tempo.
Perché se l’aspetto narrativo non è stratificato e profondo come in altri film dello studio, a livello artistico Elemental sprizza idee da ogni poro. Il world building è curato e ispirato in ogni aspetto: nelle dinamiche della città, nella mitologia degli elementi, nella forma dei palazzi, dei veicoli e dei quartieri. Nonostante l’inevitabile CGI, Elemental riesce comunque a restituire una sensazione tangibile, materica, come se i personaggi si potessero toccare. Sì, perché questa volta l’animazione è così maniacale, che forse piacerebbe anche ad Hayao Miyazaki e all’intero Studio Ghibli. Una fonte d’ispirazione costante per la Pixar (cosa mai nascosta dallo studio anche in tempi recenti col lavoro fatto su Luca), la cui lezione nella messa in scena degli elementi della Natura viene ripresa nel character design, nell’illuminazione, nelle movenze dei personaggi e nella sfida (riuscita) di animare ogni singolo elemento presente sullo schermo.
Il coraggio di scottarsi
Ma cosa c’è davvero nel centro di questa Element City? Cosa batte nel cuore di Elemental?
Semplice: una storia d’amore. Un amore, questo sì, raccontato su più livelli, in ogni sua più sottile sfumatura. In superficie c’è l’amore tra Ember e Wade. Quello che davvero assomiglia a una reazione chimica: dove ci si alimenta, ci si plasma a vicenda e dove ci si tuffa a occhi chiusi, affidandosi ai proprio sentimenti senza troppa paura di scottarsi. Consapevoli che uno dei due, prima o poi potrà evaporare.
Poi c’è un altro strato d’amore: quello verso noi stessi. Elemental racconta anche l’imparare a volersi bene, a vivere liberi dalle aspettative altrui, rispondendo solo e soltanto a quello che sentiamo, sgombri da ricatti e imposizioni. E, infine, nell’ultimo strato c’è l’amore che abbiamo per gli altri, che si traduce spesso nel lasciare andare, nel tacere ogni egoismo trovando il bene più puro solo in quello dell’altra persona. Anche perché per alimentare il fuoco dei sentimenti, spesso, serve anche essere diversi. Non siamo mica gocce d’acqua. La morale semplice di un bel film animato con l’unica pecca di non essere un capolavoro.
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La recensione in breve
Con Elemental la Pixar si riscopre genuina con una storia d'amore a più strati. Narrazione classica e animazione ispiratissima per un'opera semplice, diretta e molto romantica.
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Voto ScreenWorld