Dati – e incassi – delle sale cinematografiche, recensioni più che positive dei giornali specializzati, opinioni del pubblico: in questo periodo che va soprattutto da fine 2023 ai primi mesi del 2024, i film provenienti dal mercato asiatico sono sulla cresta dell’onda. E non solo per ciò che riguarda gli incassi.
Il cinema asiatico è sempre stato estremamente ricco e prolifico, molte di queste pellicole sono arrivate a loro modo a fare la storia del cinema mondiale. Basti pensare a nomi di grandi registi come Akira Kurosawa o John Woo e ai loro film più famosi, che li hanno resi celebri in patria così come nel resto del mondo. Ma perché ora tutti amiamo il cinema asiatico? E a cosa è dovuto questo ritrovato interesse?
Una storia del cinema asiatico
Risulta estremamente complesso – e da un certo punto di vista, anche errato – tentare di racchiudere in poche parole la storia del cinema di un’intera area del mondo, soprattutto di una parte estesa quanto l’Asia. Sarebbe anche scorretto, in quanto è difficile tenere in considerazione e riuscire a raggruppare tutte le differenti istanze e correnti presenti al suo interno. Per fare un esempio, risulta quasi impossibile trovare somiglianze tra cinema cinese e giapponese.
In particolare il cinema cinese odierno è necessario sia inscritto all’interno della cornice politica e sociale del paese attuale. Il cinema, come tante altre forme d’arte ed espressione umana, è un ottimo strumento per comunicare anche il dissenso. In un contesto come quello della Cina contemporanea, dove anche Hong Kong è infine caduta al controllo del politbüro del governo comunista cinese, è dunque difficile parlare di cinema, che necessiterebbe di una totale libertà di espressione. Attualmente, invece – come in passato in altri tipi di sistemi politici restrittivi – le modalità di espressione e comunicazione possono diventare utili strumenti nelle mani del potere costituito.
Il successo…
Il fatto che non si possa parlare di cinema asiatico in toto non significa che non ci siano film di provenienza asiatica – di qualsiasi paese – che hanno fatto la storia del cinema del continente e, in qualche modo, anche del resto del mondo. Per citarne uno, Akira Kurosawa, regista giapponese caro a qualsiasi manuale di Storia del cinema. Più recentemente, un nome che svetta sugli altri è quello del sud coreano Bong Joon-ho. Il suo film Parasite del 2019 ha vinto l’Oscar come miglior film e miglior film internazionale – oltre al Leone d’Oro, nello stesso anno.
Tra fine 2023 e inizio 2024 abbiamo addirittura assistito a classifiche di incassi fuori dal comune per il mercato europeo. Cinetel, che si occupa di stilare report sullo stato delle sale e degli incassi, in tempo reale, ha registrato Perfect Days – film di Wim Wenders ma a produzione giapponese – e Il Ragazzo e l’Airone – ultimo film del maestro Miyazaki – in cima alla classifica per diversi giorni e con notevoli incassi, che non ci si aspettava in Italia.
… è una questione di cultura
Anche se non direttamente, si può considerare questo successo legato principalmente a due elementi: il desiderio di tornare nelle sale e di assistere a qualcosa di diverso – soprattutto a causa del periodo di lockdown in pandemia – ma anche l’interesse quasi feticistico nei confronti della cultura orientale, in particolare quella giapponese.
Se prendiamo come esempio l’ultima pellicola targata Studio Ghibli, il collegamento appare palese. Negli ultimi anni, anche i report riguardo alle vendite di manga e i dati relativi agli anime sui servizi streaming sono estremamente positivi. Ciò che potrebbe non essere positivo, secondo alcuni osservatori, è il processo di appropriazione culturale, per quanto si tratti di un fenomeno legato ad un processo inconscio. Con il termine appropriazione culturale, in questo caso, ci si riferisce all’utilizzo inconsapevole di elementi di una cultura specifica da parte della cultura dominante.
Il ruolo degli attori occidentali
Il successo dei film di produzione asiatica degli ultimi anni è però anche imputabile ad attori occidentali, in particolare alle case di distribuzione. Prendiamo il caso dei già citati Perfect Days e Il Ragazzo e l’Airone. Entrambe le pellicole sono state distribuite in Italia da Lucky Red. Anche in questo caso, per quanto sia un segnale positivo in generale per le sale e l’arte cinematografica, sarebbe necessario porsi un quesito: quanto influisce la presenza di un nome occidentale all’interno di una produzione orientale? E quale dovrebbe essere il ruolo degli occidentali che vengono coinvolti nella distribuzione di un film asiatico?
Non esistono risposte semplici o univoche a questa domanda. Ciò nonostante, sarebbe anche sbagliato delegare il successo di questi film ad una tendenza esterofila degli occidentali, degli europei in particolare. Il fatto che questi film siano molto amati e abbiano riportato una gran fetta di pubblico in sala è sintomo anche di un ritrovato desiderio di connessione tra persone che avviene nel momento dell’esperienza in sala. Così come non è da sottovalutare la qualità delle pellicole che sono state citate e la diversità dell’esperienza visiva, che solo un punto di vista lontano da quello occidentale può fornire.
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