Anche le dive piangono. E chi ce lo doveva dire, se non la strepitosa Sigourney Weaver?! La star di Alien, fresca di Leone d’Oro alla carriera a Venezia81, si commuove ripercorrendo il proprio vissuto ed esprime anche il desiderio di essere diretta da un regista italiano.
In particolare, alla domanda sull’impatto della sua recitazione nell’emancipazione delle donne (soprattutto della sua Ripley in Alien e del suo personaggio in Gorilla nella nebbia), e su come avrebbe potuto aiutare Harris a diventare presidente degli Stati Uniti, la diva ha detto di essere “così entusiasta di Kamala“. Il solo pensiero di essere riuscita, in qualche modo, a influire sull’ascesa della Harris l’ha profondamente toccata:
Pensare anche solo per un momento che il mio lavoro possa avere qualcosa a che fare con la sua ascesa mi rende molto felice, in realtà, perché è vero: ci sono così tante donne che vengono a ringraziarmi!
La sua esperienza come donna a Hollywood è stata il filo conduttore della conferenza. Weaver ha riflettuto anche sull’invecchiamento, nel mondo dello spettacolo:
Mi chiedono sempre perché interpreto donne forti e penso sempre che sia una domanda strana, perché interpreto solo donne, e le donne sono forti e non si arrendono. E sai perché? Non possiamo farlo. Improvvisamente, credo che avessero deciso, in qualche modo, che le donne più anziane potessero effettivamente interpretare personaggi interessanti e hanno iniziato a scriverne un sacco per donne più adulte. Abbiamo, quindi, smesso all’improvviso di essere una zitella o una suocera, per diventare persone vere, quelle di cui gran parte del nostro pubblico è composto.
“I’m always asked why I play strong women and I always think that’s such a weird question because I just play women and women are strong and women don’t give up. You know why? We can’t. We have to do it” pic.twitter.com/hJHBGyv3i7
— Sigourney Weaver fan (@Sigourney49) August 28, 2024
Si è detta, inoltre, fortunata nell’essere riuscita a prendere parte a progetti che suscitassero realmente il suo interesse:
Non ho fatto studi accademici in questo campo. Quando ho iniziato a lavorare con Peter Weir mi sono appassionata e non ho mai smesso di essere innamorata di questo mondo. Sicuramente sono molto fortunata a poter visionare queste storie di cui voglio far parte, di solito cerco film che vadano oltre le persone che fanno parte della crew e del cast. Ho sempre rispettato e amato questo lavoro, ora finalmente l’industria cinematografica pensa che anche le donne più agéé possano interpretare ruoli interessanti.
Potrebbe essere difficile da immaginare, considerando la sua attuale carriera, ma quella di Weaver non è certo stata un’ascesa tutta rosa e fiori. L’attrice ha rivelato che la sua famiglia fosse rimasta spiazzata dal successo che aveva avuto, in particolar modo suo padre che, malgrado un approccio positivo al lavoro, conosceva le insidie dell’industria del cinema. Fortunatamente per lei (e per noi!) il piano b, diventare pasticcera, non si è mai realizzato:
Mio padre era un produttore televisivo ed è stato di grande ispirazione, ogni giorno tornava a casa col sorriso, si divertiva e non ha mai rinunciato nemmeno di fronte alle difficoltà e questo mi ha influenzato ad entrare nello show business. All’inizio non avevo grandi aspettative e questo mi ha resa sempre molto libera. Mia madre e mio padre pensavano che lo show business mi avrebbe distrutta e quando hanno visto il mio successo sono rimasti sconvolti. Avevo un piano B, a un certo punto ero molto scoraggiata, a Yale io dicevo di volere un lavoro in pasticceria o in banca, ma i miei amici continuavano a offrirmi delle parti in spettacoli off Broadway e così ho ottenuto il mio primo lavoro in un teatro serio e da lì ho pensato che potessi farcela.
Weaver si è anche dilungata in elogi sul cinema italiano e sul suo desiderio di lavorare di più nel Paese. Ha suggerito che, accanto al Leone d’Oro, dovrebbe esserci una “piccola clausola che ti consenta di venire in Italia e lavorare con un regista italiano, come parte del pacchetto“. E ha continuato dicendo:
Mi sono innamorata dei film come spettatrice e grazie anche al cinema italiano – Fellini, Antonioni, De sica – sento che si tratta di un universo al quale non sono ancora arrivata. Adoro il cinema italiano e vorrei lavorare con un regista italiano. Il primo film che ho visto con mia figlia è stato Divorzio all’italiana, spero che ci sia ancora modo di produrre film come questo. Il Leone d’Oro alla carriera, per me, ha a che vedere con l’eredità dei film, attori e attrici italiani, quei film di un tempo ci portavano in un mondo diverso, io vorrei poter vivere un’ esperienza di quel tipo.
Insomma, sul red carpet nostrano, Weaver ha dimostrato che si possa restare umani anche dopo essere entrati nell’Olimpo della Settima Arte. Non solo non ha avuto la spocchia di altri suoi colleghi, che hanno denigrato attori che si sono “concessi” ai cinecomic, ma si è dimostrata calorosa anche nei confronti dei propri fan, continuando imperterrita a firmare autografi, anche quando la sicurezza cercava di allontanarla.