Richard Gere si è espresso sulla possibilità di veder realizzato un sequel di Pretty Woman, spiegando che oggi non avrebbe senso. L’attore statunitense, in Calabria per il Magna Graecia Film Festival insieme alla moglie Alejandra Silva, ha quindi spiegato che all’epoca dell’uscita del cult cinematografico, il regista Garry Marshall propose a lui e a Julia Roberts diverse idee per un eventuale seguito della storia d’amore tra Edward e Vivian, ma che poi non se n’è mai fatto nulla.
Sono trascorsi 32 anni dal debutto di Pretty Woman nelle sale. Nonostante il tempo trascorso, il film con Julia Roberts e Richard Gere rimane nel cuore di milioni di persone e continua a far innamorare anche i più giovani che lo guardano per la prima volta. Non stupisce, quindi, che ancora oggi rimanga vivo il desiderio che venga realizzato un sequel della commedia romantica.
A tal proposito, però, proprio Gere ha dichiarato:
Pretty Woman di quanto tempo fa è? Sono passati tanti anni e fondamentalmente nessuno di noi era così ansioso e desideroso di realizzare un sequel o un remake. Ogni tanto Garry Marshall veniva da me e Julia a dirci ‘vediamo un po’, che ne pensate se a un certo punto il personaggio maschile decidesse di candidarsi per una carica politica ma nel frattempo vi siete sposati’ e cose del genere. Però poi la storia, o comunque la sceneggiatura, non è mai andata oltre questo punto. Quindi la risposta è no.
Insomma, Richard Gere ha stroncato qualsiasi speranza di vedere Pretty Woman 2 in futuro. Ha poi aggiunto: “Bisogna anche capire in realtà come vengono realizzati i film. Il film ebbe successo, ma non pensavamo che sarebbe diventato quello che poi è diventato. Pensavamo fosse un piccolo film e non un film che creasse una forma di identificazione per tutti. È stato qualcosa di magico, come polvere di stelle. È come innamorarsi: non è che uno decide di innamorarsi. Succede e basta. Ed è un po’ quello che succede anche nel cinema. Non ci sono mai state idee di un remake o di un sequel. Capisco che da un certo punto di vista ci sia l’impulso, a livello di business, di realizzare qualcosa che è stato un successo ma artisticamente non aveva senso“.