Il ruolo di Elizabeth Swann nella saga di Pirati dei Caraibi ha cambiato per sempre la carriera di Keira Knightley nel mondo del cinema. Durante una recente intervista rilasciata ad Harper’s Bazaar, l’attrice ha confessato che ricoprire i panni della bella “piratessa” ha avuto anche aspetti negativi, come conoscere la fama a soli 17 anni e sentirsi, ad un certo punto, come “imprigionata“ nel ruolo.
“Ebbi un impatto potente con l’età adulta, un atterraggio di fortuna perché provai cosa significa la fama quando sei molto giovane”, ha esordito Keira Knightley, per poi aggiungere “Fu un bello shock. Mi giudicavano per quello che proiettavo. Lei era l’oggetto del desiderio di tutti. Non che non fosse parecchio combattiva. Ma è stato interessante passare dall’essere davvero un maschiaccio in Sognando Beckham a essere proiettata come esattamente l’opposto. Mi sono sentita molto limitata. Molto bloccata. Quindi i ruoli successivi hanno riguardato il tentativo di uscirne… non avevo idea di come articolarlo. Mi sembrava davvero di essere imprigionata in una cosa che non capivo“.
Ripercorrendo quegli anni, l’attrice ha rivelato di aver sentito molta pressione su di sé: “Sono stata incredibilmente dura con me stessa. Non sono mai stata abbastanza brava. Ero assolutamente risoluta, ambiziosa, motivata. Ho sempre cercato di migliorare sempre di più, il che è un modo estenuante di vivere la vita. Estenuante. Sono in soggezione rispetto alla me stessa a 22 anni, perché mi piacerebbe avere un po’ di più della sua forza. Ed è solo non essendo più così che mi rendo conto di quanto sia stato straordinario. Ma ha avuto un costo: il burnout (stress cronico e persistente in ambito lavorativo, ndr).
Keira Knightley, ve lo ricordiamo, ha interpretato il ruolo della bella e combattiva Elizabeth Swann in La maledizione della prima luna (2003), Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma (2006) e Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo (2007), e poi in un piccolo cameo in Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar (2017).