Il mondo del cinema horror si prepara ad accogliere un nuovo e intrigante titolo: Opus. Diretto da Mark Anthony Green, al suo debutto alla regia, il film vede la partecipazione di Ayo Edebiri e John Malkovich nei ruoli principali. Opus sarà presentato in anteprima al Sundance Film Festival e uscirà nelle sale il 14 marzo 2025, distribuito da A24.
Secondo quanto riportato da Variety, Green ha voluto sovvertire i cliché dei film horror, scegliendo Malkovich per il ruolo di Alfred Moretti, una leggendaria pop star, e scrivendo il personaggio di Ariel, interpretato da Edebiri, come una protagonista che non compie azioni stupide. La scelta di questi due attori è stata determinante per il regista, che ha voluto creare un contrasto tra il carismatico e stravagante Moretti e la riflessiva e attenta Ariel.
John Malkovich, noto per la sua versatilità e capacità di trasformarsi in personaggi diversi, ha affrontato una nuova sfida interpretando Moretti. Green ha raccontato di aver fatto indossare a Malkovich degli stivali con tacchi alti per aiutarlo a entrare nel personaggio. “Gli ho fatto indossare questi stivali con tacchi alti e l’ho fatto entrare in studio per davvero diventare quel personaggio.”, ha detto Green. “E lui ha centrato l’obiettivo. È stato così coraggioso.” Malkovich ha registrato le canzoni del film insieme a Nile Rodgers e The-Dream, portando la sua voce in studio e dimostrando ancora una volta la sua straordinaria versatilità.

Ayo Edebiri, che interpreta Ariel, è una giovane giornalista invitata a unirsi a un gruppo di giornalisti e influencer per ascoltare in anteprima il nuovo album di Moretti nel suo misterioso complesso. Tuttavia, Ariel inizia presto a sospettare che i servitori e i seguaci di Moretti si comportino più come membri di una setta che come fan. Green ha voluto evitare i soliti stereotipi dei film horror, creando un personaggio femminile intelligente e capace di prendere decisioni sensate. “Era molto importante per me che Ariel fosse una giovane donna nera che non facesse nulla di stupido.”, ha spiegato Green.
Il film esplora anche il tema del trauma, ma in modo innovativo. Green ha voluto raccontare la storia di una protagonista che non ha abbastanza traumi, un paradosso che riflette la realtà di molti artisti. “Il problema di Ariel è che non ha abbastanza traumi.”, ha detto Green. Ha spiegato che è il paradosso dell’essere un artista, poiché la cosa che stai cercando di superare è quella che rende interessante il testo o visivamente accattivante il dipinto. Questo approccio unico alla narrazione promette di offrire una prospettiva fresca e coinvolgente nel genere horror.
Nonostante le difficoltà incontrate durante la realizzazione del suo primo lungometraggio, Green è entusiasta di continuare a lavorare su nuovi progetti. Infatti la sua più grande speranza dopo Opus è di poter fare un altro film. Infatti ha ammesso: “Mi sento ispirato dal processo, per quanto difficile sia. Non c’è stato un secondo in cui non desiderassi fare il prossimo film.” Con Opus, Green dimostra di essere un regista da tenere d’occhio, capace di portare una nuova visione nel panorama del cinema horror.
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