Per gli amanti del true crime (e non) e della storia più oscura dell’Italia, è disponibile su Prime Video Mario Rossi – Di comune solo il nome, il documentario di Lucio Laugelli con Errico Andrea, prodotto da Stan Wood Studio con ICS ETS, in cui si vuole esplorare la vita dell’ex criminale Mario Ubaldo Rossi, fondatore di una delle bande criminali più temute del Nord Italia. Il film si propone di raccontare un periodo del nostro paese, in particolare di Genova dove Rossi era particolarmente attivo durante gli anni ’70, di incertezze e violenza, denominati gli anni di piombo, ripercorrendo una lunga strada che ha portato Mario Rossi da una prigione all’altra.
Il documentario, attraverso un’avvincente e interessante intervista a Mario Rossi, ripercorre la sua vita, le sue gesta criminali, cosa l’ha portato a intraprendere quella strada e la vita nelle diverse prigioni. Una testimonianza unica non solo di una persona che ha scelto il crimine come carriera, ma di un intero momento storico del nostro paese da un punto di vista diverso dal solito. Mario Rossi – Di comune solo il nome indaga sulla capacità di vivere in gabbia senza impazzire, sapendo che non si potrà mai più conquistare la libertà, domandandosi al contempo se esista davvero la redenzione. La sinossi del film recita:
Rapine a mano armata, inseguimenti, sequestri, scontri con gang rivali e fughe rocambolesche.
Il romanzo criminale di Mario Ubaldo Rossi inizia nella Genova degli anni ’70, quando, nell’Italia degli anni di piombo, la sua banda diventa una delle più famigerate del Nord Italia. Poi il primo omicidio, la latitanza e un viaggio all’inferno nelle carceri più dure, con sei anni di isolamento nei “braccetti della morte” e un’audace fuga in elicottero durante una storica rivolta a Porto Azzurro.
Mario Rossi, oggi settantenne, intreccia la sua storia con quella di criminali leggendari come Renato Vallanzasca, Francis Turatello, le Brigate Rosse, Albert Bergamelli del clan dei marsigliesi, il terrorista nero Mario Tuti, oltre a rapinatori meticolosi che sembrano usciti da un poliziesco, come Pancrazio Chiruzzi, soprannominato il “Solista del Kalashnikov”.
Un docufilm che esplora una spirale di privazioni, vendette e silenzio, interrogandosi su cosa significhi sopravvivere senza la libertà e se esista davvero la redenzione. Il film è prodotto da Stan Wood Studio con ICS ETS, il produttore esecutivo è Stefano Careddu e nel documentario appaiono anche, come intervistati in ordine di apparizione (oltre allo stesso Mario Rossi, chiaramente), Pancrazio Chiruzzi, Mario Tuti, Emilio Quadrelli, Raffaella Multedo e Piero Sacchi. Inoltre, il film è dedicato ad Emilio Quadrelli, sociologo scomparso nel 2024.
Alla produzione del documentario hanno lavorato Riccardo Gilardenghi nel ruolo di direttore della fotografia, mentre Lucia Ginocchio Serafini è stata l’addetta alla fotografia di scena nel corso delle riprese. Angelo Gatti come operatore alla macchina è stato affiancato da Giulia Guerci in quanto assistente di produzione. Del suono se n’è occupato Federico Pennazzato, del sound design Luca Grossi, Giada Bellotti si è occupata della collaborazione ai testi, i colorist sono Jordan Bosco e Robert Girdea, mentre al montaggio hanno lavorato gli stessi Errico D’Andrea e Lucio Laugelli. Il film, della durata contenuta di soli 67 minuti, è disponibile sulla piattaforma streaming Prime Video. Un pezzo di storia italiana imprescindibile da scoprire.