Lo strangolatore di Boston, film scritto e diretto da Matt Ruskin e con protagonista Keira Knightley, è basato su una storia vera. La pellicola, che ha debuttato su Disney+ dal 17 marzo, ripercorre la storia di Loretta McLaughlin e della collega e amica Jean Cole, due giornaliste che negli anni sessanta riuscirono a smascherare lo Strangolatore di Boston, un serial killer che tra il 1962 e il 1964 uccise ben tredici donne, di età compresa tra i 19 e i 75 anni.
Sebbene le indagini furono piuttosto difficoltose a causa di mancanze di prove fisiche, il 3 novembre 1964 la polizia arrestò Albert DeSalvo. L’uomo, però, venne arrestato a causa di diverse accuse di stupro e non per gli omicidi. Solo in seguito DeSalvo confessò spontaneamente tutti i tredici omicidi, fornendo dettagli ben precisi sulle vittime, sul modo in cui furono uccise e sulle caratteristiche delle case in cui vivevano.
Nonostante la sua confessione, nel processo che lo vide coinvolto nel 1967 la giuri non credette minimamente ad una sola parola di Albert DeSalvo, perciò fu condannato all’ergastolo solo per le diverse violenze sessuali commesse. Lo psicologo Ames Robey, che lo esaminò in carcere, riscontrò in lui due caratteristiche particolari: un’incredibile memoria per i dettagli e un’importante sindrome narcisistica, che lo portavano ad essere sempre al centro delle attenzioni. Morì il 25 novembre 1973, pugnalato a morte nell’infermeria. L’omicida non venne mai scoperto.
Nel luglio 2013, il DNA prelevato dal liquido seminale trovato sulla scena del crimine dell’omicidio di Mary Sullivan, e il DNA ottenuto dal nipote di DeSalvo, lo collegò all’assassinio della Sullivan escludendo il 99,9% della popolazione rimanente. Le autorità riesumarono i resti di DeSalvo quello stesso mese e il test del DNA confermò la corrispondenza. Ad oggi, quindi, Albert DeSalvo è riconosciuto come lo Strangolatore di Boston. Secondo molti, però, gli omicidi potrebbero essere stati commessi da più di una persona.