Chi ha visto al cinema 28 Anni Dopo sa cosa si provi a trovarsi davanti le sequenze con gli zombie nudi. Un misto di spaesamento e raccapriccio, generato da una messa in scena convulsa e ansiogena. Ma cosa si nasconde dietro questo aspetto così particolare? E qual è stato il motivo che ha portato gli autori a prendere questa scelta azzardata? A prima vista potrebbe sembrare una trovata estrema da horror moderno, ma in realtà hanno una spiegazione precisa e complessa. Durante la première londinese del film, il regista Danny Boyle ha raccontato quello che ha definito “un incubo produttivo”, poiché girare le sequenze con gli infetti spogli non è stato solo difficile, ma ha comportato una serie di implicazioni legali, logistiche e creative a cui nessuno aveva pensato all’inizio delle riprese.

La storia vede protagonista il giovanissimo Alfie Williams, di soli dodici anni al momento delle riprese, in un mondo ambientato 30 anni dopo lo scoppio del virus della rabbia. La sua presenza sul set, però, ha creato un enorme ostacolo imprevisto. Come ha spiegato Danny Boyle a People, nessuno inizialmente si era reso conto delle implicazioni legali derivanti dalla presenza di un minore durante le riprese di scene con nudità. Il Child Sex Offences Act britannico vieta qualsiasi forma di nudità reale sul set quando è presente un attore minorenne. Solo dopo l’arrivo sul set del coordinatore di intimità la produzione è stata informata del divieto assoluto.

Dichiarazione

Non lo sapevamo prima di iniziare: è stato uno shock. Interessante è che, con un dodicenne sul set, nessuno può essere nudo. Non davvero nudo. Devono solo sembrare tali, quindi è tutto realizzato con protesi”. – Danny Boyle

28 anni dopo
Un frame dal film – © Eagle Pictures

Il realismo richiesto dalla scena, in cui gli zombie appaiono completamente spogli dopo decenni di infezione, ha dunque dovuto scontrarsi con le esigenze legali e morali della produzione. La soluzione trovata è stata tanto complessa quanto bizzarra. Ogni zombie visivamente nudo sullo schermo è in realtà coperto da apparati prostetici molto sofisticati, realizzati appositamente per simulare l’anatomia umana senza violare alcuna norma.

In altre parole, ogni dettaglio del corpo è stato ricreato artificialmente, in modo che da lontano sembrasse reale, ma senza mostrare nulla di autentico. Boyle ha ironizzato sull’intera situazione definendola “un incubo”. Nessuno si sarebbe aspettato di dover ordinare un’intera fornitura di genitali prostetici per una scena di zombie. Ma così è stato, per mantenere l’integrità artistica del film e allo stesso tempo rispettare le leggi.

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Nato il 19 Dicembre 1992, ha capito subito che il cinema era la sua strada. Dopo essersi laureato in filosofia all'università di Palermo e aver seguito esami, laboratori e corsi sulla critica, la storia del cinema e la scrittura creativa, si è focalizzato sulle sue più grandi passioni: scrivere e la settima arte. Ha scritto per L'occhio del cineasta ed è stato redattore per Cinesblog fino alla sua chiusura. Ora si occupa di news e articoli per ScreenWorld.it, per CinemaSerieTv.it e CultWeb.it