Il lupo e il leone, il film di Gilles de Maistre su una sceneggiatura scritta dal regista insieme alla moglie Prune de Maistre, racconta la storia vera di un’amicizia tra un lupo ed un leone che va al di là della finzione cinematografica. Un’amicizia che ha conquistato anche il pubblico italiano.
Nel 2018 Gilles de Maistre ha portato sullo schermo Mia e il leone bianco¸ un film in cui si racconta l’inusuale legame tra un bambino e un leone. Quattro anni dopo il regista francese, noto documentarista, torna nelle sale con Il lupo e il leone, un film che rappresenta una successione ideale della pellicola del 2018.
Per ricreare la magia del film precedente, anche questa volta i de Maistre hanno percorso la strada della realtà, in una scena del film vediamo un leone e un lupo che si dimenano per terra ma i due non stanno lottando sono solo felici di rivedersi. Il leone e il lupo si chiamano Walter e Paddington, nella finzione e nella vita sono cresciuti insieme da quando avevano cinque settimane. Dormivano vicini, giocavano e mangiavano fianco a fianco. Sono cresciuti sotto le telecamere di Gilles de Maistre e durante le riprese di questa incredibile produzione, in Canada,. Il rapporto che vediamo nel film tra i due animali è reale al 100 per cento.
Al regista, l’idea di girare un film su questi due predatori è venuta durante le riprese di Mia e il leone bianco, ascoltando una discussione tra due esperti del settore, ovvero Kevin Richardson e Andrew Simpson. I De Maistre ha scritto la sceneggiatura, quindi sono stati selezionati i cuccioli e sono stati fatti crescere insieme, come fratelli.
Gilles de Maistre vede la relazione che si è stabilita tra i due animali come una metafora del “crescere insieme e conoscerci anche se siamo molto diversi, ci permette di abbattere le barriere di colore, cultura, religione e di arricchirci a vicenda. I due animali hanno imparato molto l’uno dall’altro. Per imitare suo fratello lupo, Walter ha iniziato a scavare tane, cosa che un leone non fa mai. Paddington invece ha iniziato ad alzare la zampa come un gatto per afferrare piccoli rami e giocarci”.