Il film Il diritto di contare è ispirato a una storia vera. La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di Margot Lee Shetterly e diretta da Theodore Melfi, racconta infatti le vicende della scienziata e fisica afroamericana Katherine Johnson che, negli anni Sessanta, si oppose ai pregiudizi e alle discriminazioni razziali e di genere per imporre le sue competenze nei progetti spaziali della NASA, fra cui la celebre missione Apollo 11, passata alla storia come il primo allunaggio dell’uomo sul satellite.
Una potentissima storia di emancipazione femminile e razziale, quella della geniale scienziata Katherine Johnson (nel film affidata all’interpretazione di Taraji P. Henson) che, insieme ad alcune colleghe, contribuì in modo sostanziale all’avanzamento dei progressi e dei progetti spaziali durante il periodo della Guerra Fredda. Un momento storico in cui la lotta per l’egemonia geopolitica fra le due maggiori potenze mondiali USA e URSS si combatteva anche attraverso la conquista nello spazio. Dopo che i sovietici avevano guadagnato terreno inviando il primo uomo in assoluto nello spazio, la NASA impiegò tutte le sue risorse nella missione Mercury Atlas, in cui l’astronauta Jonn Glenn, nel 1962, compì tre giri intorno alla Terra.
Un risultato incredibile, conseguito grazie al contributo di Katherine Johnson, così abile nel calcolare le traiettorie della navigazione spaziale che lo stesso Glenn aspettò il placet di Johnson prima di partire. Sfortunatamente, il lavoro “dietro le quinte” della donna venne oscurato per oltre 50 anni. Nonostante questo, la donna continuò, insieme ad altre colleghe anch’esse afroamericane, a lavorare per la NASA, cercando di conquistare per sé e per le altre uno spazio che fino ad allora era sempre stato riservato ai soli uomini, entrando a far parte del progetto Apollo.
Per un riconoscimento ufficiale, Johnson dovette attendere fino al 2015, quando il Presidente Barack Obama le conferì la Medaglia presidenziale della libertà.