La 97ª edizione dei Premi Oscar, che si è svolta nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2025, ha regalato una serie di momenti indimenticabili che hanno riscritto la storia della cerimonia. Malgrado l’ottima conduzione di Conan O’Brien e la magnifica esibizione di Ariana Grande e Cynthia Erivo, sulle note di Defying Gravity, colonna sonora di Wicked, l’andamento è stato piuttosto monocorde e l’atmosfera si è scaldata solo in virtù di alcuni punti di svolta inaspettati, i quali hanno suscitato lo stupore degli attori candidati e quello del pubblico. Tra record eguagliati e battuti, scopriamo quali sono stati gli eventi memorabili dell’ultima edizione del premio più agognato e prestigioso di Hollywood.
Un Adrien Brody in pole position
Lo stendardo dei record, per quest’anno, è stato fieramente portato da Adrien Brody. Chiamato sul palco a ricevere l’ambita statuetta da Cillian Murphy (e qui, i fan di Peaky Blinders non hanno potuto fare a meno di notare la riappacificazione definitiva tra Thomas Shelby e Luca Changretta), l’attore ha tenuto un discorso che ha superato i 15 minuti, il più lungo nella storia degli Oscar. L’interprete è stato premiato come Miglior Attore Protagonista per il film The Brutalist ed ecco raggiunto un secondo, importante traguardo: è l’unico attore ad aver ricevuto l’Oscar entrambe le volte in cui è stato nominato (la prima, nel 2003, per Il Pianista, di Roman Polański).
All’epoca, Brody aveva esattamente 29 anni e 343 giorni e la vittoria gli permise di essere il più giovane tra i migliori attori protagonisti. Questo record stava per essergli sottratto da Timothée Chalamet, candidato allo stesso premio per il film A Complete Unknown di James Mangold. Nulla di fatto, per il novello Paul Atreides: Brody detiene ancora il primato. Ma non è finita qui: con uno screentime di ben 2 ore, 8 minuti e 30 secondi, l’attore statunitense che ha prestato il volto a László Tóth in The Brutalist ha anche superato un record imbattuto da ben 65 anni, quello della performance più lunga su schermo, scalzando Charlton Heston in Ben-Hur (2 ore, 1 minuto e 23 secondi).
Anora piglia tutto
Una delle performance più straordinarie della serata è stata quella di Sean Baker, che ha vinto ben quattro Oscar per il suo film, Anora. Il regista ha eguagliato il record di Walt Disney per il maggior numero di premi vinti in una sola edizione, ma con un impatto maggiore: mentre il papà di Topolino vinse per diversi film, Baker ha ottenuto tutti e quattro i riconoscimenti per un unico lungometraggio: Miglior Regista, Miglior Montaggio, Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Film.
Anora è detentore di un altro record. Con un budget di appena 6 milioni di dollari (circa 17 volte meno del blasonato Oppenheimer!) è il film con il più basso budget a portarsi a casa così tante statuette (5 su 6 candidature), con Mikey Madison che ottiene il titolo di Miglior Attrice protagonista, lasciando a bocca asciutta la meravigliosa Demi Moore, in una strana realizzazione di quanto raccontato nel film The Substance. Coincidenze? Chissà…
Il debutto internazionale di Flow e Io Sono Ancora Qui
La serata ha visto anche due prime storiche sul fronte internazionale. Il film lettone Flow ha trionfato come Miglior Film d’Animazione, battendo i favoriti Il Robot Selvaggio e Inside Out 2. Questo ha rappresentato non solo la prima vittoria di un film lettone, ma anche un segnale di apertura per il cinema indipendente nel mondo dell’animazione.
Io Sono Ancora Qui, che ha battuto un record ventennale, ha conquistato il primo Oscar per il Brasile, con un trionfo nella categoria Miglior Film Internazionale. Nonostante resti l’amaro in bocca per il mancato riconoscimento della meravigliosa performance di Fernanda Torres, questa vittoria ha un valore simbolico, in quanto segna un importante punto di svolta per il cinema brasiliano, che ha finalmente ricevuto l’attestazione della sua eccellenza.
Diversità e inclusione: un Oscar per Tazewell e Saldaña
La cerimonia ha visto traguardi significativi per la rappresentanza della diversità. Paul Tazewell ha fatto la storia, diventando il primo uomo di colore a vincere l’Oscar per i Migliori Costumi per il suo lavoro in Wicked. Un altro record è stato stabilito da Zoe Saldaña, che ha vinto l’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista per la sua interpretazione in Emilia Pérez, diventando la prima attrice dominicana a essere premiata per la recitazione. Il musical ha battuto anche altri due record, nell’ambito delle candidature, ovvero quello per la prima attrice transgender candidata e quello di primo lungometraggio non in lingua inglese candidato a Miglior Film.
Questi momenti hanno sottolineato l’importanza di una maggiore inclusività nell’industria cinematografica. Nonostante le 13 nomination, non ha trionfato nelle categorie principali, portando a casa solo due statuette, ma ha comunque segnato un importante punto di riflessione, essendo il primo a essere nominato sia come Miglior Film che come Miglior Film Internazionale, senza, però, vincere in nessuna delle due categorie.