Nel film Comandante, Pierfrancesco Favino parla il dialetto veneto perché il suo personaggio Salvatore Todaro era veneto di origini e trascorse tutta la giovinezza a Chioggia, nonostante fosse nato a Messina. Al di là di questo, l’attore ha spiegato che questo dialetto consentiva di incanalare meglio le emozioni del film.
Alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, Pierfrancesco Favino ha spiegato “La scelta di utilizzare il veneto è stato importante perché certe asprezze della cadenza di questo dialetto consentono una strada più tortuosa all’emozione di questo film. Massimiliano Rossi da napoletano si è dovuto impegnare molto per parlare in veneto, io sono abituato ad interpretare diversi accenti.”
Il dialetto veneto (con tanto di bestemmie) e il dialetto napoletano quindi caratterizzano i dialoghi del film di Edoardo De Angelis, che racconta la storia vera di Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Comandante Cappellini, che nell’ottobre del 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale, abbattè a cannonate il Kabalo, un piroscafo mercantile belga. Todaro però, dopo aver abbattuto l’imbarcazione, salvò l’equipaggio della Kebalo, risparmiandoli alla morte. Una scelta che oggi fa riflettere, considerata la reticenza e l’indifferenza riservate a molte vite abbandonate in mare.
Durante la conferenza del film, di cui abbiamo parlato nella recensione di Comandante, Favino ha aggiunto anche: “Ogni volta che avrò l’opportunità di interpretare un ruolo italiano in un film straniero sarò orgoglioso.di farlo, vorrei che tutti la pensassero così. Solo in Italia succede che attori italiani non recitino in film internazionali. Invece ci sono tanti interpreti talentuosi che aspettano di ottenere il ruolo giusto.”