Cannibal Holocaust non è una storia vera, anche se si potrebbe pensare il contrario guardando il film. Il regista Ruggero Deodato girò il film con lo stile del found footage, ovvero quello in cui viene riprodotta una pellicola considerata perduta, dando un realismo eccessivo al racconto di una troupe di cinici giornalisti che vengono brutalmente uccisi da una tribù di cannibali. Fu considerato a lungo come uno snuff movie perché, per accentuare il realismo della vicenda, Deodato obbligò gli attori protagonisti a “scomparire” dalle scene per un certo periodo di tempo. L’ispirazione fu data dal figlio di Deodato, commentando i reportage violenti mostrati nei telegiornali durante gli anni delle Brigate Rosse.
Il film, che fece scalpore per l’eccessiva violenza su schermo, soprattutto nei riguardi di alcuni animali, tanto da venire censurato e bandito in molti Paesi, è stato girato veramente nell’Amazzonia e in Colombia, con una troupe ridotta e a contatto con le tribù indigene. Tutte le riprese, però, nonostante il risultato finale dia un senso di immediatezza e realtà, erano studiate e sceneggiate, in collaborazione con il popolo degli Shamatari, dei Tibuna e degli Anamaru, che si sono prestate a recitare mantenendo però inalterate le loro abitudini quotidiane. Il film, infatti, nasceva da un filone relativamente giovane, quello dei cannibal movie (anche se Ruggero Deodato ha sempre rifiutato l’etichetta di film horror per Cannibal Holocaust, trattandosi più di un film di denuncia sull’uomo civilizzato) e sviluppava il cinema voyeuristico e sensazionalistico del duo Jacopetti/Prosperi, registi che giravano documentari sugli indigeni spesso rimaneggiando il racconto attraverso le immagini per creare scalpore.
Poco dopo la sua uscita nelle sale, il film fu sequestrato e la troupe venne condannata a quattro mesi di reclusione oltre a pagare 400 mila lire di multa. Fortunatamente, Deodato riuscì a dimostrare l’utilizzo degli effetti speciali e si giustificò dalle violenze sugli animali dichiarando fossero state riprese a scopo documentaristico (tutti gli animali uccisi vennero poi mangiati dalle tribù, come erano solite fare).
A distanza di anni, per quanto ormai sia consapevoli a tutti che si tratti di un film di finzione, il fascino di Cannibal Holocaust continua a far presa e a far discutere.