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    Home » Cinema » Ultime news cinema » Bardo, Alejandro Gonzalez Inarritu contro la “sottocorrente razzista” della critica

    Bardo, Alejandro Gonzalez Inarritu contro la “sottocorrente razzista” della critica

    Alejandro Gonzalez Inarritu ha attaccato il modo razzista in cui la critica si è espressa su Bardo a Venezia 2022: ‘Mi danno del pretenzioso perché sono messicano’.
    Matteo MarescalcoDi Matteo Marescalco6 Settembre 2022
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    Alejandro Gonzalez Inarritu a Venezia 2022
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    Alejandro Gonzalez Inarritu è reduce dall’anteprima mondiale di Bardo a Venezia 2022. Il celebre regista si è scagliato contro l’approccio razzista con cui una certa “sottocorrente della critica” ha accolto il suo film e ha dichiarato che, a suo dire, lo hanno accusato di aver dato vita a un progetto pretenzioso e autocelebrativo solo perché messicano.

    Nel corso di un’intervista con il Los Angeles Times, Alejandro Gonzalez Inarritu ha raccontato a proposito del suo Bardo: “Si può comprendere o meno, senza dubbio. Però, il fatto che questo film risulti pretenzioso soltanto perché io sono messicano è un po’ un concetto razzista. Se non capite qualcosa, non dovete dare la colpa a nessuno. Ragazzi, prendetevi un po’ di tempo per analizzare tutti gli strati. Ogni artista ha il diritto di esprimersi come vuole senza essere accusato di essere autoindulgente. Spero che qualcuno possa rifiutare questa narrazione, che è molto riduttiva e un po’ razzista, devo dire”.

    Inarritu spiega il motivo per cui persiste questa corrente sotterranea, ridendo a crepapelle quando si sente accusato di essere “autoindulgente” e “troppo pretenzioso”.

    Bardo segue il giornalista e documentarista messicano Silverio Gama (Daniel Giménez Cacho) mentre torna nel suo paese natale dopo aver vinto un prestigioso premio internazionale. Il viaggio porta Silverio a intraprendere un percorso esistenziale che coinvolge i suoi ricordi, le sue paure, la storia del Messico e i concetti di identità, mortalità e successo.

    “Penso di avere il diritto di esplorare l’identità perché ho vissuto questo senso di spostamento e penso di avere il diritto di parlarne”, dice Inarritu. “Penso di avere il diritto di parlare dell’identità collettiva del mio Paese. Questo film è una lettera d’amore al mio Paese e ho il privilegio di poter usare la mia voce per parlare davvero non solo per i messicani ma per chiunque si senta sfollato”.

    “Se fossi stato danese o svedese, sarei stato un filosofo. Ma siccome l’ho fatto in modo potente visivamente sono pretenzioso perché sono messicano”, aggiunge. “Se sei messicano e fai un film del genere, sei un pretenzioso. Non so se i critici hanno letto Jorge Luis Borges o Jorge Cortázar o Juan Rulfo, ma dovrebbero leggere da dove vengono queste cose e la nostra tradizione immaginaria di combinare tempo e spazio nella letteratura dell’America Latina. Questa, per me, è la base del film”.

    Inarritu dice di non aver ancora letto una recensione completa di Bardo, anche se il suo team gli ha fornito appunti sulla ricezione della critica. In un’intervista con Vanity Fair, il regista ha dichiarato: “Rispetto l’opinione di chiunque. Penso che tutti abbiano un cuore e una mente e che possano trarre le proprie conclusioni”. Tuttavia, a proposito delle note “autoindulgenti” e “narcisistiche”, Inarritu ha aggiunto: “È un peccato che la gente abbia frainteso questo aspetto, che può rovinare l’intera percezione. Dal punto di vista cinematografico, sento di aver ottenuto ciò che volevo”.

     

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