I progetti incompiuti portano con sé quel fascino decadente che sa di malinconia, di sogno che si infrange a un passo dalla realizzazione. Forse per questo, a quasi cinquant’anni di distanza, il Napoleon di Kubrick – o meglio quello che avrebbe potuto essere – ancora ci intriga. A maggior ragione oggi con l’arrivo nelle sale del kolossal sul còrso diretto da Ridley Scott. Non stiamo qui a fare paragoni: non avrebbe senso e, soprattutto, sarebbe poco interessante. Cerchiamo piuttosto di rimettere insieme i pezzi principali di un puzzle titanico per provare a immaginare almeno un po’ come sarebbe potuto essere quello che per molti è “greatest film never made”, il più bel film che non è mai stato realizzato.
Nel corpus dei progetti incompiuti di Stanley Kubrick, che rappresentano quasi una filmografia a parte, Napoleon è una sorta di summa della sua concezione di cinema: un trionfo della tecnica e del dominio del dettaglio in cui il regista è il solo demiurgo. Questo spiega l’approccio di Kubrick, noto perfezionista, alla materia, che ed è riscontrabile nella mole di documenti, studi, bozzetti da lui collezionati nella lunga fase di pre-produzione del film. Una quantità di materiale talmente ingente che, ancora oggi, ci fa riflettere non solo sul suo modo di fare cinema e su quanto fosse importante per lui un progetto del genere, ma anche sull’approccio al biopic storico.
Genere che continua a fare capolino, sia al cinema che alla serialità, e che vede nel Generale francese uno dei personaggi più rappresentati di sempre, nel passato così come negli ultimi anni. Sarà anche per questo che a Napoleone Kubrick ci ha pensato per anni, forse senza smettere mai del tutto; come tra l’altro disse Malcolm McDowell ricordando le pause pranzo sul set di Arancia Meccanica in cui il regista aveva fatto suo il modo di mangiare del còrso portando alla bocca bocconi di cibo alternati tra dolce e salato. Ma per raccontare questa storia non partiamo dall’inizio, bensì dalla fine.
Un’epica disfatta
Era il 1994 quando un dipendente della United Artists ritrovò la sceneggiatura del Napoleon di Kubrick. A lungo creduto perso, il copione si trovava in una miniera di sale del Kansas, che sorgeva dove si trovava un edificio adibito all’archiviazione dei materiali di proprietà della MGM. Inviata dal regista il 29 settembre 1969, la sceneggiatura fu respinta il giorno stesso dai vertici della MGM che, solo l’anno precedente, si erano detti interessati al progetto. Ma nel frattempo la dirigenza era cambiata. Robert O’Brien, che era presidente quando Kubrick realizzò 2001 ed era favorevole a investire su Napoleone, aveva lasciato il posto a Louis Polk.
Un imprenditore del mondo dei cereali, probabilmente estraneo ai modelli di business cinematografici e quindi troppo timoroso per prendersi un rischio di un investimento stimato sui 40.000.000$. Una cifra da capogiro per l’epoca, visti anche gli insuccessi di grandi produzioni della stessa MGM come Hello, Dolly (1969). Ovviamente il flop del kolossal russo Waterloo (1970) diede alla trattativa il colpo di grazia. Ma in realtà Kubrick non smise mai di dedicarsi al progetto continuando a raccogliere materiale su materiale tanto che è impossibile dire se a un certo punto ci fosse ancora una concretezza o se il tutto si fosse trasformato nella necessità di rincorrere un sogno.
Nella sua Waterloo personale. Jack Nicholson, che era stato preso in seria considerazione per la parte del protagonista, nel 1975 disse: “Ne abbiamo parlato un po’. Ero molto eccitato all’idea, e lo sarei ancora, ma a questo punto ne parliamo da tanto di quel tempo che la cosa si è quasi spostata nel regno dei sogni a occhi aperti”. A fianco a lui, per il ruolo di Giuseppina, Kubrick avrebbe voluto Audrey Hepburn la quale tuttavia declinò l’offerta. Ma ovviamente non è finita qui.
Le ricerche e Barry Lyndon
Per un film di 180 minuti era stato fatto un accuratissimo scouting tra l’Italia, la Romania, la Francia e la Gran Bretagna scattando oltre 7000 fotografie oltre a uno studio ad hoc sui costumi, con tanto di bozzetti e abiti di prova (come testimoniano alcune fotografie). Tuttavia tra le cose che stupiscono di più c’è sicuramente il fatto che Kubrick avesse ingaggiato lo storico Felix Markham dell’università di Oxford che, insieme ai suoi venti migliori studenti, aveva il compito di catalogare, secondo un metodo inventato dal regista stesso, più di 500 biografie su Napoleone oltre a tutti i documenti storici che potevano essere significativi per il film.
Si dice che Kubrick fosse arrivato a conoscere le condizioni meteo del giorno di una specifica battaglia. Una ricerca che il regista aveva intenzione di mettere in scena con dovizia di particolari e innovazioni tecnologiche che, fortunatamente, trovarono il loro impiego altrove. Come dimenticare, ad esempio, le lenti Zeiss che permettevano di filmare con gli interni illuminati dalla sola luce delle candele e che Kubrick sfruttò in seguito per Barry Lyndon, film nato proprio dalle ceneri del progetto di Napoleone. Basti pensare che entrambi i personaggi non solo vivono la stessa epoca, ma sono caratterizzati da un arco di ascesa e declino piuttosto similare con la sola differenza che Lyndon è un personaggio di finzione.
L’uomo oltre la Storia
L’obiettivo di Kubrick era infatti quello di raccontare una figura storica che ha plasmato la sua epoca e la Storia stessa. Non stupisce quindi che, dovendovi rinunciare, abbia preferito trovare un escamotage conferendo a Lyndon dei tratti di Napoleone piuttosto che rifugiarsi in un biopic di cui fosse poco convinto. Il sogno di Napoleone equivaleva a raccontare una figura umana complessa che, per il regista, si muoveva in un mondo alle soglie della contemporaneità. Per questo motivo il regista voleva raccontare a tutti costi non solo il condottiero ma anche l’uomo come qualcuno che fosse davvero il frutto della sua epoca di riferimento. Lui stesso affermò che “È difficile realizzare un film su un personaggio storico che presenti le informazioni necessarie e allo stesso tempo trasmetta il senso della realtà quotidiana dei personaggi”.
Una dichiarazione d’intenti che ci fa capire che tipo di operazione quasi storiografica avesse intenzione di effettuare Kubrick; un modus operandi che, sì riflette quella che era la sua concezione di fare cinema, ma si pone in netto contrasto con la maggior parte delle produzioni in costume che vediamo oggi aprendo una riflessione piuttosto interessante. Kubrick non voleva che Napoleone apparisse un uomo contemporaneo, fornendo così al pubblico una chiave di lettura per il reale; la sua idea era di raccontare al pubblico chi fosse davvero Napoleone: dalla sua giovinezza, fino all’esilio a Sant’Elena.
Nonostante non lo vedremo mai, e sebbene in molti si chiedano se il nuovo film di Ridley Scott in uscita sia collegato al progetto mai realizzato di Kubrick, almeno non nella forma in cui era stato pensato – come è noto Spielberg è al lavoro su un progetto che prevede l’utilizzo della sceneggiatura – il Napoleon di Kubrick resta un esempio coraggioso di lavoro sulla Storia che, per essere svelata, necessita di essere replicata dal mezzo cinematografico nelle sue luci e ombre senza sovrastrutture aggiuntive. Se volete sapere la nostra opinione sul nuovo kolossal del regista potete leggere la nostra recensione. Grazie alla mole di materiale lasciatoci (tra l’altro raccolto da Taschen in una monografia) un’idea possiamo farcela, il resto possiamo soltanto sognarlo. Magari ascoltando l’Eroica di Beethoven e immaginando un esercito di sessantamila comparse ripreso in Technicolor.
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