Siamo ormai nel pieno dell’estate e il caldo torrido si insinua in ogni angolo delle nostre case: per tutti coloro che ancora non sono riusciti a scappare dall’afa cittadina verso qualche spiaggia o baita, vi proponiamo di rifugiarvi con noi in altre dimensioni dello spazio-tempo, sperando di trovare maggiore frescura. Ecco quindi i migliori film sullo spazio della storia del cinema, da recuperare e scoprire.
1. 2001: Odissea nello spazio (1968)
Questo must della storia del cinema ha proprio come tematica centrale lo spazio e le tecnologie che gli uomini hanno sviluppato per conquistarlo. Da molti considerata un capolavoro assoluto, questa pellicola diretta da Stanley Kubrick ha ricevuto negli anni un numero di riconoscimenti davvero impressionante. La vicenda si articola in quattro capitoli che ripercorrono la storia dell’uomo, dalla comparsa dei primi ominidi fino al 2001 del titolo, immaginato dal regista in prospettiva fantascientifica al momento delle riprese. Proprio quell’anno partirà dalla Terra una missione spaziale alla volta di Giove. A bordo due astronauti, David e Frank, e un computer di nuovissima generazione, HAL 9000, in grado di dialogare con i compagni e controllare operativamente l’astronave. A questo punto la narrazione comincia ad assumere tinte fortemente inquietanti, in una lotta di prevaricazione tra uomini e tecnologia che vede dispiegarsi la celebre volontà di potenza nietzschiana, fino a chiudersi in maniera circolare. Un’odissea, per l’appunto, che prevede al contempo un viaggio con conoscenza e un ritorno alle origini. La pellicola sorprende ancora oggi per la lungimiranza delle tematiche trattate, oltre ad essere studiata in tutto il mondo per la cura maniacale evidente in ogni scelta tecnica e artistica. Sarebbe ridondante aggiungere una sola riga al commento di questo film: è disponibile su Now, guardate e giudicate voi stessi.
2. Hikarie XB1 (1963)
Pilastro del genere fantascientifico cecoslovacco, questo film è stato d’ispirazione per lo stesso Kubrick, oltre ad avere un’evidente influenza per tutti i prodotti fantascientifici successivi. Tratta da un romanzo, la vicenda è ambientata nel XXII secolo, quando l’astronave Hikarie XB1 viene guidata alla ricerca di pianeti da colonizzare. A bordo, un equipaggio di scienziati viene raccontato nelle sue occupazioni e nei problemi quotidiani, dai quali sarà distolto quando incontrerà pericoli inimmaginabili nel nostro sistema solare. Punto di forza del film sono sicuramente gli effetti speciali, avanguardistici se si considera che risale agli anni ’60. Anche la scrittura tuttavia risulta brillante e sottile, con alcune scelte che lasciano intravedere il clima di tensione politica della Guerra fredda nella Cecoslovacchia del tempo, alla ricerca di una nuova libertà e, al contempo, ostacolata dalle correnti più conservatrici. Peccato che il finale sia stato arbitrariamente tagliato con un’aggiunta posticcia in fase di distribuzione negli Stati Uniti.
Sicuramente da recuperare per chi si ritenga un amante della fantascienza e l’abbia finora trascurata, la pellicola potrebbe invece annoiare chi è meno avvezzo al genere per via dell’enfasi eccessiva per i gusti contemporanei. Ricontestualizzando, comunque, siamo sicuri che anche i più scettici ne rimarranno affascinati.
3. Viaggio nella luna (1902)
Gioiellino di Georges Méliès, pioniere del linguaggio cinematografico, questo cortometraggio muto è stato citato più volte nei prodotti successivi, recentemente dallo stesso Scorsese all’interno del suo Hugo Cabret. Il quadro poi che prevede un primo piano della luna poco prima che una navicella spaziale le si conficchi nell’occhio è senza dubbio nell’immaginario di tutti noi. Chiaramente non è la vicenda in sé che ci spinge ad inserire il titolo nella lista: piuttosto, la magia che riesce a creare Méliès con i primi, rudimentali esperimenti di montaggio, la sua straordinaria capacità di immaginare storie fantasiose e surreali, superando il realismo degli altrettanto celebri fratelli Lumiere. Personaggi bizzarri, scenografie create ad arte e scoppiettanti apparizioni rendono Viaggio nella Luna uno spettacolo da gustarsi tutto d’un fiato, alla riscoperta del cinema delle origini e della sua capacità di compensare le mancanze tecniche con creatività e immaginazione. Da vedere – e rivedere – gratuitamente su YouTube.
4. Alien (1979)
Ritorniamo al cinema contemporaneo con il primo di una serie di pellicole indubbiamente nell’olimpo del genere fantascientifico. Alien, diretto da Ridley Scott, premiato più volte a livello internazionale e considerato uno dei suoi lavori meglio riusciti, immagina le vicende di una razza aliena, chiamata genericamente xenomorfa, in grado di abitare da parassita il corpo di altri esseri viventi. Proprio la loro intrusione rende gli xenomorfi creature angoscianti, virulente, in quanto costituiscono un male che proviene dall’interno e che è dunque doppiamente complicato sconfiggere: emblema, forse, di un’America che dopo aver espulso i nemici esterni durante la Guerra fredda, comincia a percepire delle minacce all’interno del suo stesso sistema, a scoprirsi incancrenita. La pellicola riesce così a fondere fantascienza e horror, incarnando in maniera magistrale sia le ansie della società del tempo, sia, forse ancora meglio, quelle che assillano la nostra contemporaneità, la nostra paura dell’ignoto e dei condizionamenti delle nostre stesse menti. Iconica e impattante la rappresentazione dell’alieno, tentacolare e aracnide al contempo, che tuttavia non risparmia di giocare con il fuoricampo per accrescerne le potenzialità orrorifiche: un male invisible, come si accennava, che incatena lo spettatore alla sedia grazie ad una progressiva suspense creata dalla colonna sonora di Jerry Goldsmith.
L’intera saga, di cui però il primo rimane emblematico, è recuperabile su Disney+.
5. Star Wars (1977)
Rimaniamo su Disney+ per proporre un’altra saga iconica per gli amanti della fantascienza – e non solo. Trascurando il dibattito sulla corretta collocazione da dare all’opera (fantasy o fantascienza? Non si è ancora raggiunto un accordo tra le parti), sicuramente Star Wars rientra di diritto tra i migliori film che hanno ambientati nello spazio intergalattico. Non si tratta tuttavia qui di una scoperta: tutte le pellicole della saga sono ambientate da subito in una galassia immaginaria, dove mostri e creature fantastiche convivono con gli esseri umani, insieme a robot e droidi. La guerra del titolo è quella interminabile tra bene e male, incarnati negli ordini dei Jedi e dei Sith, capaci di attingere i loro poteri in positivo e in negativo da un campo di energia denominato Forza.
La trilogia originale venne realizzata da George Lucas tra questo 1977 e il 1983, ma sedici anni dopo il regista decise di aggiungere altri tre lavori con la funzione di prequel. Nel 2012 venne infine girata una trilogia sequel, conclusa nel 2019. Da questo corpo centrale il franchise si è poi articolato in serie Anthology, diversi spin-off, serie televisive, videogiochi e fumetti, che hanno reso l’universo creato da Lucas tanto pregnante e diffuso nella cultura pop da marcare una generazione.
6. Balle spaziali (1987)
Subito dopo Star Wars non potevamo evitare di citare la sua parodia più famosa, Balle spaziali, prodotta e diretta da Mel Brooks, commedia fantascientifica che in realtà si prende gioco anche di Alien, Star Trek e altri cult del genere. Come tutte le parodie che si rispettino, l’effetto comico è dato dal rovesciamento burlesco dei principali caratteri della vicenda originale: il pianeta Spaceball soffre di carenza di ossigeno, così che il suo presidente, interpretato dallo stesso Mel Brooks in forma smagliante, decide di inviare in missione Lord Dark Helmet per rapire la principessa di Druidia, Vespa (Daphne Zuniga), e chiedere in riscatto tutta l’aria di quel pianeta. Questo innesca una serie di conflitti dove si alternano le comiche vicende dei protagonisti, fino all’immancabile lieto fine. Per tutti coloro che non volessero perdersi una risata, questa pellicola è disponibile a pagamento su Apple TV+ e Prime Video.
7. Star Trek (1979)
Primo di tredici pellicole, Star Trek venne prodotto a seguito del successo dell’omonima serie televisiva degli anni ’60. Oltre ai tredici lungometraggi, sono poi state realizzate altre nove serie, due delle quali ancora in corso oggi. Come per Star Wars, possiamo quindi parlare di un vero e proprio franchise, questa volta ambientato in un futuro in cui i popoli di tutti i sistemi stellari sono riuniti in un’unica organizzazione, la Federazione dei Pianeti Uniti. Vengono narrate le loro vicende e (dis)avventure attraverso il cosmo, in un’esplorazione alla ricerca di nuove forme di vita.
Per via della sua capillarità il franchise di Star Trek è stato rapidamente assimilato a quello di Star Wars, presentando un grado non inferiore negli intrecci e nella complessità della narrazione, che è andata ulteriormente articolandosi nel corso degli anni. Tale proliferazione di lavori in ciascuno dei due filoni narrativi presenta alcuni vantaggi: in prima battuta, entrambi i pacchetti di prodotti riescono a superare la pura fantascienza, e nello specifico il punto di forza principale di Star Trek risulta proprio la sua capacità di intersecare fantascienza, azione e fiction dando una profondità e una stratificazione ai personaggi che non ha nulla a che vedere con la mera adesione alle convenzioni del genere. Inoltre si riesce ad instaurare tra lo spettatore e il mondo raccontato una vera e propria familiarità, nonché un’affezione ai personaggi e alle loro singole storie. D’altra parte, questi vantaggi sono apprezzabili qualora tutti i prodotti del franchise vengano visionati, quindi chi immagina di fruire il singolo film o una sola stagione della serie rischierà di perdere parte dell’emozione… Ma consigliamo lo stesso un primo approccio, chissà che poi non venga voglia di proseguire? Per i curiosi o gli affezionati, Netflix mette a disposizione alcune delle serie.
8. Wall-E (2008)
Primo film d’animazione della lista, vincitore di un premio Oscar come migliore film d’animazione, assolutamente da recuperare su Disney+. Wall-E immagina un futuro in cui l’umanità è stata costretta ad abbandonare una Terra a causa della mole di rifiuti e scarti, ormai divenuta ingestibile. Mentre quindi la nostra razza si è stabilita da secoli sull’astronave Auxiom, Wall-E, un robottino comprimi rifiuti, è stato dimenticato ancora acceso su questo pianeta, dove continua disciplinato a svolgere il compito per cui è stato progettato. Tuttavia in questi anni il robottino ha rintracciato una cassetta che, guardata a ripetizione, gli ha permesso di sviluppare attitudini e sensibilità del tutto simili a quelle umane, tanto da arrivare a sperare, un giorno, di incontrare la propria anima gemella. L’occasione sembra presentarsi quando arriva sulla Terra un secondo robot, EVE, al quale Wall- E si affeziona a tal punto che quando quest’ultima riparte per l’astronave madre, il protagonista parte con lui. Qui, a capo di tutti i robot malfunzionanti, porterà caos e scompiglio, avviando una vera e propria ribellione contro gli esseri umani.
Ancora una volta il punto di riferimento rimane 2001: Odissea nello spazio, dal quale il film d’animazione riprende tematiche come l’interazione tra uomini e tecnologia e l’estremo sviluppo di quest’ultima, che genera macchine dotate di capacità, sentimenti e valori che superano quelli mostrati dalla nostra società. Nel film, in effetti, ci ritroviamo ad empatizzare con i robot molto più che con i nostri simili, soprattutto grazie alla tenerezza di alcune scene cardine, magistralmente animate dai tecnici Pixar, che al nono lungometraggio riconfermano capacità ammirevoli. Un film letteralmente di poche parole, in cui trionfa la potenza del non detto, delle piccole e grandi azioni, delle emozioni dimostrate con un gesto, non importa che a compierlo sia stato un braccio meccanico.
9. Moon (2009)
Primo lungometraggio di Duncan Jones, realizzato con il limitato budget di 5 milioni di dollari, Moon raggiunge un ottimo livello tanto narrativo quanto tecnico. Anche in Moon, così come in Wall-E, ci troviamo in un futuro dove le risorse del nostro pianeta non sono più sufficienti. In questo caso, l’umanità ha trovato un modo di generare energia pulita sfruttando i materiali rocciosi presenti sul lato oscuro della Luna. Come sovraintendente per i lavori di estrazione viene posto Sam Bell (Sam Rockwell), che incontriamo ormai al termine del suo contratto durato tre anni. Posta questa premessa drammatica, ecco l’incidente che innesca l’azione: vittima di allucinazioni e mal di testa causati da stanchezza e solitudine, Sam commette un errore quasi fatale durante un’operazione, perdendo coscienza. Al suo risveglio, comincerà a rendersi conto di tante piccole incongruenze nelle sue dinamiche di lavoro, sciogliendo a poco a poco una trama di inganni nella quale era rimasto inconsapevolmente impigliato per tre lunghi anni.
Jones riesce a condensare in un film avvincente e scorrevole diversi topoi narrativi che ereditiamo addirittura dall’antichità classica – come il tema del doppio, della ricerca della propria identità – con altre tematiche entrate di diritto ormai nel canone fantascientifico, soprattutto nelle sue declinazioni distopiche – prima fra tutte, l’idea di un complotto macchinato dall’alto ai danni di singoli individui, ignare marionette del sistema. Inoltre, ritroviamo nella pellicola uno spazio desolante davanti al quale l’essere umano si smarrisce; non più teatro di guerre o territorio di conquista, lo spazio assume qui le tinte dei paesaggi sublimi del romanticismo tedesco, capaci di incutere nei cuori un senso di terrore e meraviglia per la loro maestosità. Consigliatissimo per chi fosse alla ricerca di un dramma dalle tinte thriller, che evita accuratamente l’azione emozionante per dare spazio alle inquietudini dell’animo umano.
10. Gravity (2013)
Sandra Bullock e George Clooney strappano l’anima in questo film diretto da Cuarón e presentato alla Mostra del cinema di Venezia in anteprima mondiale. I due interpretano una coppia di astronauti che, durante le riparazioni di un satellite, si troveranno coinvolti in una tempesta di detriti che li scaraventerà erranti nello spazio più profondo, alla disperata ricerca di un modo per ritornare a casa sulla Terra.
Le assonanze con il già citato Moon sono diverse: di nuovo il focus viene spostato dall’azione sensazionalistica all’angoscia dei due protagonisti, dispersi in uno spazio che anche qui si configura come desolazione, apertura verso l’ignoto, silenzio che impone meditazione e presa di consapevolezza di sé. A differenza di Moon, tuttavia, questa pellicola è a tutti gli effetti un blockbuster, dove quindi la necessità di rientrare negli altissimi costi di produzione ha limitato la libertà di sperimentazione. Si aderisce infatti abbastanza dichiaratamente – sempre con grande maestria, come ci si poteva aspettare da Cuarón – alle convenzioni hollywoodiane delle pellicole di avventura, dove l’avventura dell’eroe coincide con una crescita personale e la rielaborazione di un lutto e la tensione è obbligatoria e costante. Il regista cerca comunque toccare le corde dell’animo umano, sostenuto dalla recitazione appassionate ed intensa dei due attori protagonisti, che si muovono in un ambiente interamente realizzato in computer grafica che inevitabilmente sorprende e cattura gli occhi dello spettatore per la sua meticolosa bellezza.
11. Interstellar (2014)
Netflix ci propone questa pellicola diretta da Christopher Nolan, con un cast d’eccezione che include Mattew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine, Matt Damon e Timothée Chalamet tra gli altri. Di nuovo il setting è distopico: in un futuro indefinito la Terra è ormai priva di risorse e la vita umana sembra destinata a scomparire. Alla ricerca di soluzioni per la sopravvivenza della nostra specie, un gruppo di astronauti scoprono un warmhole, un cunicolo spazio-temporale in grado di condurli in altre galassie e altre dimensioni. Sebbene questo cunicolo fosse già stato oggetto di esplorazioni fallimentari nel passato, rimane l’unica speranza, densa di pericoli potenzialmente fatali, per garantire un futuro alla nostra progenie.
Dal regista di Memento e Inception non potevamo che aspettarci una pellicola dall’intreccio estremamente complicato, incentrata su paradossi spazio-temporali dove gli ingranaggi riescono comunque quasi sempre a trovare un incastro convincente. Quasi, perché alcune domande rimangono in realtà vagamente appese, perdendosi in quello che è forse il mistero inaccessibile all’indagine umana, forse un semplice eccesso di virtuosismo registico. Nel complesso comunque il prodotto risulta godibile e comprensibile, soprattutto grazie ad un uso sapiente del montaggio parallelo che permette di non perdersi tra i vari filoni narrativi.
Una chicca per concludere: sebbene la sceneggiatura sembri del tutto paradossale, in linea con la cinematografia di Nolan, in realtà qui gli eventi descritti sarebbero effettivamente realizzabili. Nella scrittura è infatti stato coinvolto Kip Stephen Thorne: uno scienziato premio Nobel per la fisica nel 2017 per il rilevamento delle onde gravitazionali. Ciò che viene realizzato è quindi frutto di precisi calcoli scientifici e rispetta le leggi della fisica finora conosciute… Incuriositi?
12. The Martian (2015)
Diretto dal Ridley Scott di Alien e Blade Runner, The Martian vede Matt Damon nei panni dell’astronauta Mark Watney, abbandonato su Marte perché creduto erroneamente morto. Mentre viene organizzata dalla NASA un’operazione per riportarlo a casa sano e salvo, Watney dovrà sfruttare tutto il suo ingegno e le sue competenze per sopravvivere alle avverse condizioni del pianeta rosso.
La pellicola è un riadattamento di “L’uomo di Marte” di Andy Weir, alla quale è riuscita a mantenersi decisamente fedele. Anche per questo motivo all’uscita ricevette un’ottima reazione da parte di pubblico e critica, tanto da ricevere sette candidature agli Oscar di quell’anno. La vicenda ricorda incredibilmente quella di Robinson Crusoe, presentando anche qui un naufrago che si trova isolato dalla civiltà, a contatto con la natura selvaggia in una lotta per la vita e la morte. Basandosi quindi su dinamiche che ormai abbiamo ben note, il film potrebbe a tratti risultare prevedibile e scontato, oltre a mancare della carica drammatica che avevamo menzionato in Gravity o Alien. Questo non è tuttavia necessariamente un aspetto negativo: si tratta di una pellicola intrattenente, spesso divertente, che non richiede eccessiva attenzione proprio per la prevedibilità delle vicende narrate.
Reperibile su Disney+, forse non sarà tra i più appassionanti di questa lista ma svolge egregiamente il suo lavoro: per due ore e mezza ci porta in un pianeta alieno con splendide inquadrature in campo lungo, coinvolgendoci in una vicenda ben interpretata e brillantemente messa in scena.
13. Apollo 13 (1995)
Disponibile su Now, questa pellicola diretta da Ron Howard racconta prevedibilmente la missione spaziale omonima, dal tragico sviluppo. A causa di un incidente poco dopo la partenza infatti la navicella non solo non riuscì a compiere l’allunaggio previsto, ma rischiò di rimanere in orbita, senza possibilità di tornare a Terra per i tre astronauti a bordo. Fortunatamente, mobilitata con apprensione e ardore, l’intera NASA riuscì a portare a termine l’operazione di salvataggio con successo, tuttavia la vicenda è rimasta nei cuori del mondo in tero, che per tre giorni seguì gli eventi con il fiato sospeso.
Di nuovo un film realizzato con una consulenza tecnica di tutto riguardo fornita dagli stessi ingegneri della NASA, che quindi riesce a ricostruire in maniera abbastanza accurata gli eventi, esclusa la prevedibile necessità di romanzare alcuni passaggi. Il cast si dimostra più che all’altezza dell’impresa anche grazie alla sapiente regia di Howard che evita spettacolarizzazioni o idealizzazioni degli eventi, per dare piuttosto risalto al valore umano dei tre astronauti, mettendo in luce il loro eroismo non privo di fragilità e debolezze. Il film quindi, pur non presentando guizzi o innovazioni stilistiche di alcun tipo, risulta estremamente potente nel coinvolgere ed emozionare lo spettatore, riportandolo con mente e corpo ai nefasti eventi di quel 1970.
14. Armageddon: Giudizio finale (1998)
Candidata a quattro premi Oscar, questa pellicola di Michael Bay dichiarare le proprie intenzioni già a partire dal titolo. In latino infatti il termine Armageddon indica, secondo il Nuovo Testamento, la battaglia finale tra i re della Terra (guidati da Satana) e Dio, oppure, in un’accezione più ampia, l’Apocalisse e il luogo dove avverrebbe lo scontro decisivo tra Bene e Male. Bay decide di declinare questo spunto in maniera decisamente patriottica: un meteorite di dimensioni abnormi si sta avvicinando verso la Terra, minacciando una catastrofe di dimensioni globali. Secondo i calcoli della NASA, l’unica soluzione sembra essere quella di atterrare sul meteorite e farlo esplodere dall’interno. Harry Stamper (Bruce Willis), abilissimo trivellatore, acconsente a partire con un gruppo di esperti alla volta dell’asteroide, nel disperato tentativo di salvare il pianeta.
Blockbuster coinvolgente e intrattenente, il film è dichiaratamente un inno al valore statunitense: paragonando il Bene al team di esperti NASA e il Male ad un misterioso asteroide spaziale, la narrazione trasuda autocompiacimento ed esaltazione patriottica, rischiando a tratti di appesantire notevolmente la pellicola, fino a comprometterne la godibilità. Riteniamo tuttavia che se approcciata con le dovute precauzioni e senza eccessive aspettative circa innovazioni autoriali, la pellicola possa alla fine divertire, e, anzi, far sorridere noi Europei davanti alla metafora che Bay esplicita nel titolo.
15. Independence Day (1996)
Restiamo in territorio statunitense con un film disponibile nel catalogo Disney +: Independence Day incarna uno di quelli che a partire dagli anni ’90 sembrano i principali terrori della società oltreoceano, ovvero l’invasione aliena degli USA, prontamente fronteggiata da un manipolo di uomini particolarmente valorosi. Nel nostro caso, si tratta di un esperto di telecomunicazioni (Jeff Goldblum), il presidente americano (Bill Pullman) e il capitano Steve Hiller (Will Smith), gruppetto quanto mai bizzarro, quasi a voler fare autoironia. Inutile specificare che di nuovo i toni si fanno esaltati e stucchevolmente patriottici fin dal principio, qui arrivando a toccare delle vette di convenzionalismo e paradosso se si considera che gli alieni vanno a minacciare proprio i monumenti più rappresentativi del Paese, e proprio durante il periodo simbolicamente più significativo per gli statunitensi, ovvero i giorni che precedono il 4 luglio.
Come Armageddon, il consiglio è di approcciare la pellicola senza pretese, se si sente il bisogno di puro intrattenimento: al di là della retorica e del semplicismo, gli effetti speciali superlativi, il ritmo brillantemente sostenuto e i toni che rimandano ai grandi kolossal sono sufficienti a garantire un’esperienza travolgente.
16. The Challenge (2023)
Per chi ricercasse un’alternativa al mainstream americano proponiamo questa pellicola russa fresca di distribuzione, primo lungometraggio di finzione filmato nello spazio da filmmakers professionisti e parzialmente girato sulla Stazione Spaziale Internazionale. La vicenda è lineare, ma riesce a portare sullo schermo dinamiche raramente rappresentate in Occidente: l’astronauta Ivanov perde conoscenza a bordo della propria navicella, così che si decide di mandare un cardiochirurgo donna per compiere un’operazione al cuore a gravità zero.
Appena distributa in Russia, la pellicola non è ancora reperibile nelle nostre sale, eppure si è iniziato già a parlare molto del suo intento politico, in quanto in molti sostengono possa trattarsi del tentativo di ribadire la leadership della Russia nel settore spaziale, oltre che per riscattare il mestiere del cosmonauta agli occhi delle giovani generazioni russe – si noti che in tal senso il film da la stessa importanza a uomini e donne, in un reciproco supporto alla volta dello spazio.
A parte le curiosità – si pensi ad esempio che per prepararsi alle riprese, il regista Klim Shipenko si è allenato intensamente, perdendo 15 chilogrammi di peso – è difficile aggiungere qualsiasi cosa sul film, ma attendiamo con ansia le prossime news sulla sua distribuzione internazionale.
17. Lunar City (2019)
Ci spostiamo su Prime Video per un documentario tutto italiano, diretto da Alessandra Bonavina. Il film vuole celebrare i 50 anni dal primo sbarco sulla Luna proiettandosi nel futuro delle missioni spaziali: attraverso una serie di interviste a personaggi emblematici per le prossime operazioni vengono raccontati i mezzi, le tecnologie e l’ingegno umano che ci permetteranno di tornare sulla Luna e spingerci oltre nell’esplorazione dell’universo. Patrocinata dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), la pellicola di Bonavina assume con grande successo il compito di divulgare al largo pubblico conoscenze estremamente specialistiche, generalmente riservate alla nicchia di professionisti. Inevitabilmente i toni rischiano di scadere in un trionfalismo e un ottimismo che potrebbero infastidire alcuni spettatori ma nel complesso questo non danneggia la preziosa qualità delle immagini, per le quali sono stati impiegati documenti sia attuali che d’archivio, ad aggiungere valore al lavoro di scavo e messa in luce della regia e della sceneggiatura.
18. Punto di non ritorno (1997)
Sempre nel catalogo Prime Video segnaliamo questa pellicola diretta da un giovanissimo Paul W. S. Anderson, poi specializzato in lungometraggi di fantascienza e adattamenti di videogiochi. La vicenda interseca sci-fi e horror nel racconto di una missione spaziale di soccorso: da sette anni l’astronave Event Horizon è dispersa nello spazio, insieme ad un motore sperimentale che sarebbe stato in grado di creare buchi neri controllati. L’equipaggio della navicella di salvataggio si troverà tuttavia ad affrontare minacce e incubi imprevisti, in una missione che si trasforma rapidamente in una trappola potenzialmente mortale.
Nonostante la pessima accoglienza della critica, Punto di non ritorno è diventato negli anni un vero e proprio cult per gli appassionati, arrivando a rappresentare un riferimento per numerose citazioni successive, tanto nei prodotti cinematografici quanto videoludici. Questo potrebbe essere dovuto sia alle brillanti trovate visive, che sicuramente non lasciano insoddisfatti, che alla gestione della tensione nello spettatore. Se infatti la prima parte gioca con un orrore latente e solo percepibile, la seconda mostra una deriva decisamente splatter, correndo forse il pericolo di scadere in una spettacolarizzazione della violenza fine a se stessa.
19. Contact (1997)
Dopo il successo di Ritorno al futuro e Chi ha incastrato Roger Rabbit, Zemeckis torna a dirigere un’altra pellicola accolta con calore tanto dal pubblico quanto dalla critica, che forse non riuscì ad ottenere tutti i premi ai quali era candidata solo per la dura concorrenza di quell’anno – si pensi che nello stesso anno uscirono Titanic e Men in Black. Tratto da un romanzo, Contact narra la vicenda di Ellie Arroway (Jodie Foster), appassionata fin da piccola allo studio delle onde radio, al quale decide di dedicare tutta la propia vita dopo aver perso la fede in Dio a causa della morte del padre. A capo di un valido gruppo di ricerca, la scienziata riesce infine a captare un segnale radio anomalo proveniente da un’altra galassia, vicino alla stella Vega. Dopo svariati tentativi il gruppo riesce a decodificare il messaggio ed Ellie decide di partire alla volta dello spazio per entrare a contatto con gli extraterresti.
Un tema emerge con particolare veemenza dalle sequenze di questo film: il rapporto tra religione e scienza, fede e razionalità. Zemeckis sembra infatti interrogarsi sulla possibilità di conciliare questi due poli apparentemente antitetici, e all’interno della pellicola fornisce la sua personale risposta al quesito – non temete, qui non si fanno spoiler! Se il suo precedente Forrest Gump potrebbe essere tacciato di buonismo e sentimentalismo, forse queste critiche sono ancora più adatte per Contact, che effettivamente scivola a tratti in un moralismo esasperatamente americano del quale siamo tendenzialmente stufi. Rimane comunque il merito di approcciare tematiche universali sulle quali l’uomo dibatte da secoli, e di farlo in maniera tecnicamente molto abile, anche grazie all’intensa interpretazione di Jodie Foster che salva il film nei suoi momenti più deboli.
20. Solaris (2002)
L’omonimo romanzo di Stanislaw Lew diede vita a due adattamenti cinematografici. Iniziamo dal più recente, diretto da Soderbergh e con George Clooney nei panni del protagonista, uno psicanalista che viene inviato ad indagare intorno agli strani fenomeni che stanno accadendo sulla piattaforma orbitante intorno al pianeta Solaris. Una volta salito a bordo, l’uomo si renderà conto che il pianeta ha la capacità di accedere all’inconscio degli uomini presenti nella stazione, materializzando i fantasmi del passato di ciascuno di loro, compreso il protagonista.
Una pellicola intensa, tanto per la pregevole regia quanto per la magistrale interpretazione di tutto il cast, tra cui spicca soprattutto Natascha McHelhone. Soderbergh riesce infatti a dirigere un film decisamente concettuale senza scadere nel cerebrale, attingendo tanto dal romanzo quanto dal primo adattamento che ne fece Tarkovskij nel 1972. Il senso di angoscia e inquietudine viene costruito con tanta cura da inchiodare lo spettatore alla poltrona, perchè se molti film precedenti esploravano galassie lontane dal nostro quotidiano, Solaris sembra usare lo spazio come contesto per parlare di tematiche che ci toccano da vicino, come il rapporto tra vita e morte, ragione e inconscio, desiderio e realtà fattuale. In definitiva, un film che non offre facili intrattenimenti ma spinge ad una riflessione attenta, perfetto se avete voglia guardare un po’ di sperimentazione nei prodotti statunitensi.
21. Solaris (1972)
Per chi volesse allontanarsi ulteriormente dal mainstream americano, Prime Video propone questa pellicola diretta da Tarkovskij, primo adattamento dal romanzo omonimo. La vicenda è la stessa del già descritto Solaris di Soderbergh, ma i toni con cui viene proposta sono decisamente più filosofici e radicali nel loro concettualismo. Tarkovskij si riconferma un regista interessato a scendere nei meandri della coscienza umana, dilatando il tempo narrativo con lunghi silenzi per suggerire la tensione verso il trascendente, il superamento della materialità.
Sicuramente un film che richiede attenzione e pazienza, oltre alla capacità di lasciarsi trasportare e immergersi in un racconto dove lo svolgersi delle vicende è funzionale a portarci verso una riflessione più profonda su temi universali, poi ripresi dallo stesso Soderbergh con tinte meno oscure. Una perla da recuperare necessariamente per un pomeriggio alla (ri)scoperta di questo regista cardine della storia del cinema.
22. Terrore nello spazio (1965)
Coproduzione tra Italia e Spagna, questa pellicola diretta da Mario Bava è stata più volte nominata tra i migliori film italiani di fantascienza del periodo e sembra aver ispirato quello stesso Alien di Riedey Scott già trattato nel nostro elenco. Come in Solaris, ritroviamo in Terrore nello spazio un pianeta in grado di entrare in contatto e influenzare la psiche umana attraverso misteriosi campi di forze. Infatti, dopo essere stati attirati dal campo magnetico del pianeta Aura, gli equipaggi di due astronavi vengono colti da una strana furia che li spinge ad uccidersi a vicenda. Il mistero e l’angoscia crescono al susseguirsi di eventi inquietanti, che culminano con la scoperta dell’origine di questa minaccia aliena: creature invisibili in cerca di una nuova patria, capaci di impossessarsi del corpo degli astronauti defunti.
Una chicca sicuramente nota agli appassionati di fantascienza più meticolosi, che non si saranno lasciati sfuggire il film emblema del genere nel nostro paese. Si tratta a tutti gli effetti di un cult che ha catturato l’interesse di registi e studiosi nel corso degli anni, oltre ad aver ispirato a livello registico ed estetico non solo Scott, ma anche De Palma per il suo Mission to Mars. Ad attirare tanto interesse per un film dal budget così risicato è sicuramente la magistrale capacità di Bava di attenersi alle convenzioni estetiche della fantascienza, senza rinunciare al suo tocco autoriale – provate a notare l’uso della zoommata, il gioco tra campo e fuori campo, i piani sequenza e i suoi campi lunghi per capire di cosa parliamo!
23. Ad Astra (2019)
Eccoci di nuovo con una pellicola che ebbe grande successo tra la critica, a fronte di un botteghino che, al contrario, risultò abbastanza deludente. Con Brad Pitt nei panni del protagonista, la vicenda è quella di una nuova minaccia per il pianeta Terra: dallo spazio provengono delle misteriose scariche elettriche, che si scoprirà vengono generate da un’astronave partita ventinove anni prima per ricercare segni di vita su Nettuno. A bordo infatti Clifford McBride (Tommy Lee Jones) sta proseguendo la sua missione, utilizzando tuttavia del materiale capace di danneggiare e distruggere l’intero sistema solare. Per bloccare il processo e riportare a terra l’astronauta viene inviato il suo stesso figlio, Roy, che prevedibilmente si troverà a porsi delle domande le cui risposte potrebbero compromettere il futuro dell’universo.
Tra le uscite più recenti di genere fantascientifico questa è sicuramente tra le più interessanti a livello filosofico, senza che questo vada a sminuire la messa in scena, l’estetica e la spettacolarità delle immagini, tutti aspetti molto valorizzati dal regista James Gray. Evidente, in questo connubio, è l’influenza di Kubrick, e sebbene Gray non riesca a raggiungere le vette del maestro, sentiamo di consigliare questo film per l’atmosfera che riescono a generare degli eccellenti comparti tecnici, in quanto le musiche, la fotografia e le ambientazioni lasciano senza fiato nel ricreare l’immensità nell’universo, guardato attraverso gli occhi di un Brad Pitt in ottima forma.
Una piccola curiosità per chiudere: per girare le scene sulla Terra, su Marte e Nettuno sono state scelte location reali, tutte intorno alla contea di Los Angeles… Al momento la pellicola è ancora disponibile nel catalogo Netflix.
24. Sunshine (2007)
Prima del grande successo di The Millionaire, e dopo il celebre Trainspotting, Danny Boyle dirige questa pellicola che si posiziona a metà strada tra il thriller psicologico e la fantascienza, dove abbondano le citazioni ai classici del genere. Come suggerisce il titolo, al centro della vicenda si colloca il sole, che nel 2057 si sta lentamente spegnendo. In un ultimo, disperato tentativo di riaccendere la stella e invertire il processo, viene inviata la navicella Icarius II con un ordigno nucleare, ma quando l’equipaggio si troverà nello spazio comincerà a ricevere segnali dalla Icarius I, dispersa sette anni prima in una missione analoga.
Spesso accostato a 2001: Odissea nello spazio, Solaris e Alien per le evidenti citazioni, il film non si posiziona sicuramente nell’olimpo della fantascienza, eppure sembra necessario recuperarlo per notare come un regista possa rielaborare del materiale precedente secondo il proprio stile, e mantenendosi coerente alla propria poetica. Inevitabilmente Sunshine non brilla per innovazione o visionarietà, tuttavia Boyle lascia la propria firma indelebile, che forse solo per la scrittura abbastanza debole della parte finale non gli ha permesso di vincere in nessuno dei concorsi per i quali era stato candidato.
25. 2022: La seconda odissea (1972)
Dal titolo originale Silent Running, questo film ha in realtà poco da spartire con il cult di Kubrick. Piuttosto, nelle previsioni sul futuro della razza umana sembra quasi avvicinarsi a Wall-E: anche qui infatti l’umanità è oppressa non tanto da una minaccia esterna, ma dalle estreme conseguenze delle sue dinamiche interne. Se in Wall-E è il sistema consumistico a rendere inevitabile il pianeta, Silent Running propone un 2002 in cui la sovrappopolazione ha reso insufficienti le risorse alimentari naturali, costringendo gli uomini a nutrirsi solo sinteticamente. La pochissima vegetazione rimasta viene conservata e protetta in apposite astronavi, ma quando si deciderà di destinare anche queste ultime piante al commercio, il capitano di una navicella non potrà evitare di ribellarsi.
Una vicenda che sembra confermare come le preoccupazioni intorno alla questione ecologica fossero già nell’aria quasi cinquant’anni fa, e che oggi finisce per detonare in maniera particolarmente intensa nel clima di allarme generale. Inoltre, per dare maggiore rilevanza alla tematica. La regia evita di scadere nel sensazionalismo, mantenendo un tono medio che carica gli eventi rappresentati di un dramma reale e tangibile, mai patetico o confortante, nel chiaro tentativo di far riflettere seriamente sulla direzione che stiamo prendendo.
26. The Black Hole (1979)
Prodotto dalla Disney e spesso considerato la risposta della major a Star Wars, The Black Hole fu accolto in modo tiepido dalla critica, ottenendo tuttavia negli anni largo successo tra gli appassionati. In effetti, il film intreccia sapientemente tutti quegli elementi capaci di catturare e affascinare gli amanti del genere: un viaggio alla scoperta dello spazio inesplorato, un inquietante mistero, un’ancora più inquietante deriva tecnologica e la tensione che precede scelte potenzialmente fatali. Veniamo alla vicenda. L’astronave Palomino si trova nello spazio alla ricerca di altre forma di vita, quando si imbatte nella stazione Cygnus, in pericolosa prossimità di un buco nero. Unico sopravvissuto a bordo della Cygnus sembra essere il dottor Reinhart (Maximilian Schell), determinato ad attraversare il buco nero per svelare i suoi segreti reconditi, in una missione più folle che coraggiosa. Presto, però, cominceranno ad affiorare perturbanti verità sull’equipaggio della Cygnus, e in breve tempo i membri della Palomino si troveranno a lottare per la propria sopravvivenza.
Oltre all’interpretazione decisamente convincente e accattivante dei protagonisti, la pellicola spicca tra le produzioni del tempo per gli effetti speciali e la fotografia, che le valsero due candidature agli Oscar 1980. A livello tematico, poi, da una parte strizza l’occhio agli amanti della fantascienza, dall’altra riesce a riprendere topoi universali, come l’ardore umano per la conoscenza, la passione per lo studio e il superamento dei limiti umani: come non ripensare alla tragica deriva del dottor Faust, o alla superbia di Ulisse, guardando al personaggio del dottor Reinhart?
Come potete immaginare, trovate la pellicola ancora disponibile su Disney+.
27. Una donna nella luna (1929)
Quasi tre ore di pellicola. Fritz Lang. 1929. Bianco e nero, muto.
Per tutti coloro che non fossero già passati al prossimo film per lo scoraggiamento, ecco in due parole di cosa tratta la pellicola. Dopo aver rilevato la presenza del biondo metallo sulla Luna, viene organizzata una spedizione per andare a verificare. A bordo una combinazione potenzialmente esplosiva: uno scienziato, un ingegnere con la sua fidanzata, il capitano della missione, segretamente innamorato della donna, un capitalista determinato a sfruttare la scoperta per il proprio guadagno e un bambino salito clandestinamente.
Elementi di fantascienza si intessono quindi a vicende drammatiche e romantiche, talvolta sfociando in una scrittura eccessivamente melensa e melodrammatica – da attribuire alla stessa moglie del regista, sceneggiatrice e autrice del romanzo dal quale il film è tratto. Sicuramente non una delle migliori produzioni di Lang, troppo ampollosa e moralista, brillante solo nelle ampie sequenze nello spazio e nella vividezza delle immagini. Fuori competizione quindi rispetto al successivo M- Il mostro di Dusseldorf, primo film sonoro del regista, Una donna nella luna rimane una pellicola interessante tanto per chi volesse approfondire la storia del cinema con un focus sulla fantascienza, quanto per gli appassionati di Fritz Lang.
28. Pianeta rosso (2000)
Pellicola dal titolo più che rivelatore: ci troviamo in un futuro nel quale la Terra è ormai inabitabile a causa della sovrappopolazione e dell’inquinamento. L’unica salvezza sembra la colonizzazione di altri pianeti, così che un gruppo di scienziati americani avvia una spedizione alla volta di Marte, appunto, il pianeta rosso. L’ambiente inospitale e la forzata convivenza fanno rapidamente serpeggiare nervosismo e tensioni tra i membri dell’equipaggio, malumori che verranno ulteriormente aggravati da una serie di incidenti spesso fatali, così che i pochi superstiti dovranno mettersi seriamente in gioco e fidarsi l’uno dell’altro per riuscire a sopravvivere e tornare a casa.
A Pianeta Rosso si potrebbe recriminare la mancanza di originalità e innovazione. Di fatto, viene pedissequamente seguito il canovaccio del cinema fantascientifico già in auge cinquant’anni prima, oltre a presentare una trama che ha del visto e rivisto. Eppure nella sua mediocrità senza pretese il film può essere approcciato per un pomeriggio spensierato, oppure per allenarsi in compagnia ad individuare tutti i numerosissimi buchi di trama!
29. Mission to Mars (2000)
Stesso anno, stesso pianeta della pellicola precedente, ma questa volta la regia di De Palma alza notevolmente la qualità del risultato finale. Di nuovo viene immaginata la prima missione con equipaggio umano su Marte, questa volta prevista – oggi possiamo dire fallimentarmente – per il 2020. L’equipaggio atterra senza problemi e vengono avviate le ricerche, fino a quando un gigantesco tornado travolge l’intera compagnia lasciando come unico superstite Luke Graham (Don Cheadle), che invierà una richiesta di aiuto alla stazione spaziale orbitante nelle vicinanze. Così, sarà presto raggiunto da altri astronauti, con i quali cercherà di capire cosa sia successo effettivamente durante l’incidente, e se possano essere coinvolte forme di civiltà aliena.
Vorace esploratore di generi cinematografici, ecco De Palma approdare anche alla fantascienza, con risultati interessanti. Se infatti la pellicola scade a tratti nel didascalico e nel pedissequo, lo stile e i toni rimangono personali e riconoscibili, con un rapido montaggio capace di spiazzare le aspettative e improvvisi passaggi dalla calma al dramma intenso. Non mancano neanche le citazioni e i riferimenti espliciti ai grandi classici del genere, secondo l’abitudine decisamente postmoderna del regista, capace di divertirsi a rielaborare materiale dal passato e mettersi alla prova nel confronto con un genere tanto consolidato. Anche qui non tocchiamo le vette nella sua filmografia, ma la perizia tecnica e la personalità stilistica sono sicuramente innegabili.
30. First Man (2018)
Per gli appassionati di film tratti da storie vere, Prime Video propone questa pellicola, dove Ryan Gosling e Claire Foy mettono in scena la travagliata avventura che portò Neil Armstrong a diventare il primo uomo che abbia mai messo piede sulla Luna. Immersa nelle vicende socio-politiche della seconda metà del secolo scorso, è la storia privata di un ingegnere aerospaziale incredibilmente appassionato e ambizioso, che non esiterà ad affrontare pericoli potenzialmente fatali pur di spingersi oltre i limiti concessi all’uomo. Una vicenda personale, sicuramente, nella quale tuttavia si rispecchiano le ambizioni di un’epoca intera, duramente desinate a scontrarsi con una realtà che concede poco spazio ai sogni troppo grandi.
Ryan Gosling – per la seconda volta dopo La La Land – viene magistralmente diretto da un Damien Chazelle interessato a raccontare un uomo attraverso le tensioni che lo circondano: quella tra lui e la società mondiale, tra la vita private e quella pubblica, tra il sogno e il lutto. Così vengono evitate inquadrature glorificanti o monumentali a vantaggio di un’estetica dimessa, che da spazio a particolari apparentemente insignificanti, movimenti scomposti di macchina a mano e a una fotografia quasi granulosa. In definitiva, una dolorosa ma schietta celebrazione della complessità degli esseri umani.
31. Dune (1984)
Su Prime Video è anche possibile recuperare questa celeberrima pellicola di Lynch. Celeberrima, certo, ma per essere stata un colossale flop di questo amatissimo regista, ripudiata da Lynch stesso in svariate occasioni. Eppure ci sembrava un vero peccato non includerla nella lista, proprio perché, di fatto, ha segnato a suo modo la storia del genere, oltre a dare vita al riadattamento che ha conquistato il pubblico mondiale nel 2021.
La vicenda, tratta dall’omonimo romanzo di Herbert, è ambientata in un futuro remoto e indefinito, dove un unico impero domina l’intero universo, solcato dai Navigatori della Gilda Spaziale; grazie ad una droga, la Spezia, prelevata dal pianeta Dune, questi Navigatori riescono a viaggiare con straordinaria precisione attraverso lo spazio-tempo. Fornito il contesto, il film racconta delle lotte di potere tra le varie casate galattiche, ciascuna interessata ad avere il monopolio dell’estrazione della Spezia per sancire il proprio potere incontrastato.
Quello di Lynch è stato solo uno degli innumerevoli tentativi di trasposizione del romanzo sullo schermo, l’unico che alla fine fu effettivamente portato a termine e distribuito in sala, con esiti fallimentari, come si anticipava. Verboso, didascalico, incoerente, confusionario e piatto, il film ha ricevuto qualsiasi tipo di critica negativa… Noi vi lasciamo giudicare coi vostri occhi!
32. Dune (2021)
Indubbiamente più fortunato del precedente, il riadattamento di Villeneuve con Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson e Zendaya tra gli altri ha conquistato occhi e cuori del grande pubblico. Premiato con sei statuette agli Oscar e innumerevoli riconoscimenti in altri festival internazionali, la pellicola incanta soprattutto per la maestria dei vari comparti tecnici. Montaggio, sonoro ed effetti speciali lasciano infatti senza fiato, insieme alla preziosità della fotografia, all’interpretazione particolarmente coerente di alcuni personaggi del cast e alla sceneggiatura ponderata. In effetti, Villeneuve sceglie di non addentrarsi direttamente nel labirinto di eventi raccontati da Herbert, ma di dare spazio alla costruzione del contesto, al cosiddetto world building. La decisione è spesso stata condannata come mortifera per il ritmo del film, che effettivamente presenta scene d’azione abbastanza limitate rispetto alla durata della pellicola. A noi invece sembra di vedere un Villeneuve attento e consapevole, deciso a non esagerare con gli elementi in scena per poter dedicare sufficiente spazio a ciascuna delle tematiche che verranno affrontate a poco a poco nei sequel: qui vengono poste le basi per lo svolgersi di intrecci estremamente complessi che altrimenti avrebbero rischiato di sembrare caotici o eccessivamente compressi.
Non temete, non si tratta – solo – di un’operazione di marketing: l’estetica, la sceneggiatura e la recitazione estremamente curate donano a questo prequel i toni del kolossal, e siamo assolutamente curiosi di vedere cosa ci regalerà il seguito, in uscita questo novembre nelle sale italiane.
33. Passengers (2016)
Chris Pratt e Jennifer Lawrence ci propongono una storia d’amore che strizza l’occhio a La bella addormentata nel bosco, combinando amore e dramma in una miscela coinvolgente e accattivante. E lo spazio? Anche qui ne abbiamo in abbondanza, considerando che i due si conoscono su una navicella sulla quale sono state incapsulate cinquemila persone in un viaggio interstellare di 120 anni che dalla Terra li porterà verso una nuova colonia, Homestead. Tuttavia a causa di alcune problematiche tecniche, uno dei passeggeri si risveglia, e realizza di essere imprigionato in un futuro di solitudine… A meno che non venga risvegliato anche un altro passeggero.
Di nuovo ritroviamo il tema del rapporto tra uomini e tecnologie, in una pellicola che sembra voler svelare la fallacia delle macchine e la ricchezza che risiede nei rapporti umani. Entrambi attori estremamente abili nel passare dalla commedia al dramma, Lawrence e Pratt si confermano all’altezza delle aspettative, evitando di appesantire un film dal sottofondo decisamente amaro. Romance e leggerezza coprono quindi gli interrogativi morali potenzialmente messi in gioco dalla sceneggiatura, permettendo di trascorrere qualche ora di sano intrattenimento. Lo trovate disponibile su TimVision.
34. Lucy in the sky (2019)
Se con Passengers abbiamo diversi riferimenti a La bella addormentata nel bosco, come non cantare la celeberrima canzone dei Beatles al solo leggere il titolo di questa pellicola? Esordio alla regia di Noah Hawley, già autore delle serie Fargo e Legion, la pellicola è liberamente ispirata alla storia personale e sentimentale dell’astronauta Lisa Novak (Natalie Portman) , di una lunga missione spaziale a cui prende parte e del suo difficile ritorno alla quotidianità sulla Terra. Dopo aver vissuto l’esperienza dello spazio, infatti, la donna si ritrova a mettere in discussione la sua vita di tutti i giorni, che adesso guarda da un’altra prospettiva. Faticando a riallacciare i rapporti con familiari e amici, finirà col rivolgersi all’unica persona in grado di capire la sua condizione di costante alienazione dalla realtà: il collega Mark Goodwin (Jon Hamm), che è con la mente “in the sky” come lei.
La regia sperimentale di Hawley si concentra sul percorso interiore della protagonista, che diventa vero e proprio fulcro dell’azione drammatica. A poco a poco scendiamo nell’intricata psicologia di Lucy, interpretata da una Natalie Portman che riesce molto bene a interpretare tutte le sfaccettature e l’ambiguità del suo personaggio. Sebbene vi siano alcuni momenti in cui la pellicola prende una piega eccessivamente sperimentale e rischia di sfociare in scelte di scarsa efficacia comunicativa, la prima e la seconda parte del film sono estremamente interessanti e promettenti: per chi ama penetrare nel mistero dell’animo umano la visione è caldamente raccomandata.
35. Uomini veri (1983)
Rimaniamo sul filone delle storie vere con una pellicola che vinse quattro Oscar nel 1984. Per la regia di Philip Kaufman, Uomini veri si pone a metà strada tra documentario e fiction per raccontare le vicende del gruppo di piloti di guerra, collaudatori e astronauti che partecipò al primo progetto di esplorazione dello spazio avviato negli USA. Anche in questo caso ad essere centrali sono le vite personali dei membri del gruppo, la loro umanità e complessità, così che viene lasciato davvero poco spazio a spettacolarità e glorificazione a vantaggio di realismo e trasparenza. Un vero e proprio biopic che scorre rapidamente nonostante le tre ore complessive, e che ebbe tanto successo tra critica e pubblico da generare un remake in serie su Disney +, diverse citazioni e un vero e proprio omaggio spirituale con Space Cowboys, per la regia di Eastwood. Come il già nominato First man, anche qui vi è il chiaro intento di rendere omaggio a chi ha segnato la Storia, senza mai scadere nell’idolatria del singolo personaggio ma sottolinenado l’aspetto collettivo di queste imprese, che ci permette non solo di empatizzare con più facilità ma anche di trarre sincera ispirazione da uomini vulnerabili almeno quanto noi tutti.
36. Space cowboys (2000)
Su Now un eastwoodiano omaggio al precedente Uomini veri. In perfetta linea con lo stile del regista, che dopo questa pellicola realizzerà i celebri Million Dollar Baby e Gran Torino, Space Cowboys non è solamente un film di fantascienza, ma riesce ad incorporare anche elementi di avventura e western. I “cowboys” del titolo sono i quattro membri del gruppo Dedalus, che alla fine degli anni Cinquanta aveva iniziato una serie di sperimentazioni per mandare i primi uomini nello spazio. Il progetto venne tuttavia avviato alla NASA, e il gruppo rimpiazzato da altri piloti. Dopo quarant’anni, tuttavia, per i quattro protagonisti ormai in pensione sembrano aprirsi nuove possibilità, questa volta con la stessa NASA: un satellite uscito dalla propria orbita minaccia infatti di schiantarsi sulla Terra e sembra che solo le competenze combinate dell’ex gruppo Dedalus possano scongiurare questa minaccia.
Un cast di tutto rispetto – Clint Eastwood, Donald Sutherland e Marcia Gay Harden per nominarne alcuni- dona profondità e realismo ai personaggi e alle loro vicende. Sembra, anzi, che il cast sia stato spesso incoraggiato ad improvvisare per accrescere la spontaneità della recitazione, e diremmo che il tentativo è riuscito molto bene. Se non possiamo collocarlo tra i migliori del regista, i toni comici sono indubbiamente ben sostenuti, con un prodotto che, soprattutto nella prima parte, risulta molto godibile, soprattutto per la complicità evidente tra gli attori. Da recuperare, magari dopo aver dato un’occhiata ai lavori precedenti del regista!
37. Il diritto di contare (2016)
Sebbene interamente ambientato sulla Terra, questa perla del catalogo Disney + è tutta rivolta alle stelle, come simbolo di ambizione e desiderio di rivalsa, in questo caso dalla forti tinte femministe. Candidato a tre premi Oscar, il film racconta la storia vera di Katherine Johnson (Taraji P. Johnson), Dorothy Vaughn (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monàe), tre scienziate afro-americane impiegate alla NASA negli annni ’60. Il contesto è quindi quello della segregazione razziale, perciò le tre donne si ritrovano a scontrarsi, oltre che con il fatto di essere donne matematiche e aspiranti ingegnere – materie socialmente percepite come adatte ai soli uomini – anche con il fatto di essere nere. Contro razzismo e sessimo le protagoniste oppongono competenza e caparbietà, riuscendo infine ad imporsi e a contribuire al lancio dell’Apollo 11.
L’intenzione della regia è evidentemente quella di raccontare, documentare e mostrare, prima ancora di prendere posizione. La storia sembra scriversi da sola, coinvolgendo progressivamente lo spettatore, che non può evitare di empatizzare con le donne. Viene anche brillantemente evitata l’idelizzazione delle protagoniste, che oltre ad essere rappresentate in tutte le loro sfaccettature vengono poste in un contesto dove trovano colleghi disposti a dar loro spazio e voce: realisticamente, coraggio, ambizione e preparazione non sarebbero bastati se non si fosse data loro la possibilità di esprimerli. Bando a buonismo e semplicismo dunque, per una pellicola capace di mettere in luce un cantuccio di Storia per anni dimenticato.
38. Life (2017)
Concludiamo questo elenco con un lungometraggio disponibile su TimVision e Prime Video, in cui Daniel Espinosa dirige un cast in splendida forma, con Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson e Ryan Reynolds. Ritorniamo tra le stelle, questa volta a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, dove un team di scienziati entra in possesso di un campione organico in stato dormiente proveniente da Marte. Attraverso una serie di stimolazioni, gli scienziati riescono a riportarlo in vita, ma se inizialmente l’impresa viene celebrata come un grande successo, molto presto diventerà chiaro che sarebbe stato meglio non risvegliare la creatura aliena.
A dare grande valore al film, che si ispira ad Alien in molte sue dinamiche, è la regia consapevole e calibrata di Espinosa: assolutamente senza pretese, ma con il chiaro intento di intrattenere, passa dal serio al faceto, il rispetto delle convenzioni e la loro parodia senza soluzione di continuità e senza cali di tensione. Tantissime le citazioni ad altri classici del genere, in una cinefilia che tuttavia non annienta l’espressione personale, in quanto Espinosa gioca proprio a rovesviare le nostre aspettative. Curiosi?