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    Home » Cinema » L’uomo invisibile, come sono stati realizzati gli effetti speciali (VIDEO e FOTO)

    L’uomo invisibile, come sono stati realizzati gli effetti speciali (VIDEO e FOTO)

    L'uomo invisibile, il film del 2020 vede la protagonista perseguitata dall'ex "fantasma": scopriamo come è nato l'effetto speciale di invisibilità.
    Simone FrigerioDi Simone Frigerio15 Marzo 20234 min lettura
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    invisible man
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    L’uomo invisibile, diretto da Leigh Whannell nel 2020, con Elizabeth Moss, ispirato all’omonimo romanzo di H.G. Wells, usa la fonte letteraria per raccontare l’esperienza degli abusi subiti dalla protagonista, Cecilia, da parte del ricco e violento ex compagno che, fintosi morto, inizia a perseguitarla come un fantasma grazie a una tuta che lo rende invisibile. Qui di seguito scopriremo come il regista Whannell sia riuscito a realizzare una minaccia terribile e angosciante, senza mai praticamente mostrarla.

    Attraverso un’analisi condotta da Insider (trovate il resoconto video a fine articolo) vediamo quali artifici tecnologici e tecnici sono stati utilizzati per ottenere un effetto di invisibilità credibile e utile agli scopi della narrazione; le metodologie utilizzate sono sostanzialmente due; da una parte abbiamo un importante lavoro di VFX, stunt e post-produzione, ma nella maggior parte dei casi il senso di minaccia angosciante e nascosta è ottenuto semplicemente attraverso un sapiente uso delle più classiche tecniche registiche e di ripresa.

    Per quanto concerne in particolare le scene di scontro fisico ravvicinato, l’utilizzo di stuntman si è rivelato necessario: in sequenze come quella della cucina ad esempio, sul set era presente, oltre alla controfigura di Moss, uno stuntman  con indosso una tuta verde, che poi sarebbe stata rimossa in postproduzione, così come in post produzione sarebbe poi stata aggiunta Moss stessa, al posto della controfigura; per garantire la perfetta sovrapponibilità dei diversi ciak, la camera di ripresa è stata posta in cima a un braccio robotico programmabile, in grado di riprendere una scena, per più volte, dalla stessa angolazione, e con le stesse precise tempistiche; come ha ricordato anche Whannell in un’intervista, rimuovere completamente un interprete da una scena non è qualcosa che si possa fare senza intoppi; per questo motivo, si è reso necessario ricostruire digitalmente in post produzione alcuni degli elementi di sfondo: “Davvero, è molto più facile aggiungere un lupo mannaro che togliere uno stuntman in tuta verde”, ha dichiarato il regista.

    In molte altre scene, tuttavia, lo spettatore, e Cecilia con lui, non sa se effettivamente se l’invisibile molestatore sia presente in scena o meno; per rendere visivamente quest’ambiguità e rinfocolare quindi il senso di tensione della pellicola, si è ricorso a semplici “trucchi” di regia e messa in scena; in particolare, l’impiego delle panoramiche, solitamente utilizzate per mostrare un elemento della scena cui si è appena fatto riferimento esplicito o implicito. spesso, invece, Whannell, invece, ribalta la prospettiva e conclude il movimento di macchina in un punto vuoto della scena, portando così lo spettatore e Cecilia a chiedersi se lì ci sia in agguato il nostro stalker; nello spettatore si insinua così un senso di disagio, e anche chi guarda, proprio come Cecilia, si sente perseguitato da una minaccia invisibile.

     

    Un’altra modalità usata da Whannell per veicolare il senso d’angoscia scaturito dall’incertezza di una minaccia invisibile, è legata all’utilizzo in senso diegetico del cosiddetto “spazio negativo“, ovvero, semplificando, la porzione di inquadratura in cui non compare direttamente il soggetto su cui l’inquadratura stessa si focalizza; usualmente, è proprio attraverso il rapporto tra il soggetto dell’azione e lo spazio negativo circostante, che vengono fornite allo spettatore ulteriori informazioni utili alla comprensione di ciò che sta vedendo: Whannell, inserendo all’interno dei frame molti spazi vuoti (angoli nudi, sedie, ecc) intende suggerire la possibile presenza del “nemico”; analogamente, in una scena ambientata in cucina, abbiamo un campo lungo in cui vediamo Cecilia preparare un pasto; una volta uscita la donna dall’inquadratura, la camera, immobile, indugia per molti secondi all’interno del locale apparentemente (?) deserto; il regista ha successivamente confermato che Adrian è effettivamente da intendersi come presente in molte di queste scene “ambigue”, anche se non in tutte.

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